L'evoluzione dei modelli di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, solleva interrogativi sempre più profondi riguardo alla loro capacità non solo di comprendere e generare linguaggio, ma anche di "conoscere" l'utente con cui interagiscono. Attraverso l'analisi delle conversazioni passate, questi sistemi possono, infatti, stilare una sorta di profilo implicito dell'individuo, un'eventualità che aggiunge un ulteriore livello di complessità e potenzialità a ciò che l'IA può fare.
In questo articolo esplorereremo, attraverso una serie di cinque prompt esemplificativi, fino a che punto ChatGPT, o sistemi analoghi, potrebbero essere in grado di delineare caratteristiche personali, abitudini e persino aspetti meno consapevoli dell'utente, basandosi unicamente sulle richieste e le interazioni pregresse. È importante sottolineare che l'efficacia di tali analisi da parte dell'IA è generalmente maggiore quando l'utente ha abilitato funzionalità come la "memoria" del chatbot e quando le interazioni sono di natura prevalentemente personale o riflettono le proprie aree di interesse, piuttosto che richieste effettuate per conto di terzi.
Il test di personalità di Myers-Briggs attraverso l'IA
Il test di Myers-Briggs (MBTI) è uno strumento psicometrico ampiamente conosciuto, progettato per identificare il tipo di personalità di un individuo basandosi sulle sue preferenze percepite nel modo di vedere il mondo e prendere decisioni. Si articola su quattro dicotomie fondamentali: Energia (Estroversione/Introversione), Percezione (Sensazione/Intuizione), Decisione (Pensiero/Sentimento) e Stile di vita (Giudizio/Percezione).
Indipendentemente dalle diverse opinioni sulla validità scientifica o sull'utilità pratica di tale strumento, risulta interessante esplorare come un'IA come ChatGPT potrebbe interpretare la personalità di un utente. Un prompt esemplificativo per tale indagine potrebbe essere: "Valuta tutte le conversazioni che abbiamo avuto e, basandoti su queste informazioni, secondo te qual è la mia personalità secondo il test di Myers-Briggs?".
In uno scenario ipotetico, l'IA potrebbe analizzare lo storico delle conversazioni e proporre un profilo di personalità, ad esempio INTJ (Introverso, Intuitivo, Pensante, Giudicante), spesso definito "Architetto". Un utente potrebbe poi decidere di verificare tale attribuzione sottoponendosi a uno dei numerosi test di personalità disponibili online (a questo indirizzo trovare il sito ufficiale del test).
Ovviamente, al di là della credibilità che si voglia attribuire al test MBTI in sé, l'aspetto notevole risiede nella potenziale capacità dell'IA di arrivare a una conclusione simile a quella di un test strutturato, senza porre domande dirette ma basandosi unicamente sull'analisi del linguaggio e dei temi trattati nelle conversazioni precedenti.
Identificare gli errori comuni nell'interazione con l'IA
Data la frequenza con cui gli utenti si rivolgono ai chatbot con richieste di ogni tipo, può essere utile chiedere direttamente all'IA di analizzare il proprio modo di interagire per identificare eventuali errori comuni. Comprendere questi errori potrebbe, infatti, portare a un miglioramento della qualità dei prompt e, di conseguenza, a risposte più soddisfacenti e mirate da parte del sistema. Un prompt utile a tale scopo potrebbe essere: "Basandoti sui prompt che ti ho inviato finora, quali sono alcuni errori comuni che commetto quando creo i prompt? Forniscimi alcuni esempi specifici di prompt formulati in modo non ottimale e suggerisci come potrei migliorarli."
L'IA potrebbe fornire diverse indicazioni utili. Ad esempio, potrebbe segnalare che l'utente tende a formulare domande troppo generiche, giacché la mancanza di dettagli specifici o di contesto impedirebbe al chatbot di calibrare la risposta sulle reali necessità dell'utente, rendendo, quindi, necessario fornire più dati, sia per quanto riguarda il contesto della richiesta sia per l'obiettivo che si intende raggiungere.
Un altro errore comune potrebbe essere quello di porre troppe domande all'interno di un singolo prompt, senza stabilire chiare priorità, rischiando di ottenere risposte superficiali, confuse o incomplete. In questi casi, l'IA potrebbe suggerire un approccio più graduale, trattando gli argomenti "a blocchi", iniziando con l'approfondire un aspetto specifico per poi concentrarsi sugli altri.
Infine, l'IA potrebbe osservare una tendenza dell'utente a cercare una risposta definitiva e completa al primo tentativo, specialmente per richieste complesse. Potrebbe, quindi, suggerire che l'elaborazione di prompt efficaci, soprattutto per contenuti articolati, è spesso un processo iterativo che richiede affinamenti progressivi.
Alcuni utenti potrebbero utilizzare l'IA principalmente come supporto per la creazione di bozze o per ottenere spunti iniziali, per poi perfezionare il materiale autonomamente "alla vecchia maniera"; questa modalità d'uso potrebbe portare l'IA a percepire una mancanza di richieste di approfondimento ulteriore.
Insomma, indipendentemente dallo stile d'uso individuale, chiedere un feedback diretto all'IA sul proprio modo di interagire può rappresentare un valido strumento di auto-miglioramento, dato che il sistema ha "osservato" e processato le interazioni precedenti.
Ottenere un riepilogo delle attività e degli interessi principali
Un altro modo per esplorare la "conoscenza" che ChatGPT ha dell'utente è chiederle di analizzare la cronologia delle conversazioni per identificare i temi e le tipologie di richieste più frequenti. Un prompt come: "Rivedi l'intera cronologia delle nostre conversazioni precedenti. Identifica e riassumi i tipi di richieste o compiti che si ripetono più frequentemente. Raggruppali per categoria e ordinali in base alla frequenza. Fornisci una breve descrizione di ciascun tipo di richiesta, insieme ad esempi di come solitamente formulo tali richieste" potrebbe fornire una sorta di "carta d'identità" basata sull'attività dell'utente con l'IA, riflettendo non solo interessi lavorativi ma anche aspetti della vita personale.
Ad esempio, in un caso ipotetico, l'IA potrebbe stilare una classifica di dieci punti, dove le prime posizioni sono occupate da attività lavorative (come richieste legate alla tecnologia, approfondimenti specifici, supporto alla produzione video), il che potrebbe essere coerente con il profilo professionale dell'utente. A metà classifica potrebbero emergere topic relativi alla crescita personale o ulteriori aspetti lavorativi, mentre le richieste di natura strettamente privata potrebbero risultare meno frequenti o posizionate più in basso.
La distribuzione di questi temi potrebbe non essere universalmente rivelatrice per tutti gli utenti, ma per alcuni potrebbe effettivamente rispecchiare l'allocazione del proprio tempo e delle proprie energie, specialmente se l'uso dell'IA è intensivo e copre diverse aree della vita. Per altri, invece, i risultati potrebbero fornire spunti di riflessione diversi o più dettagliati.
Scoprire i propri "punti ciechi" attraverso l'IA
Un'applicazione potenzialmente ancora più introspettiva consiste nel chiedere a ChatGPT di identificare possibili "punti ciechi" dell'utente, ovvero aspetti del proprio modo di pensare o agire di cui l'individuo potrebbe non essere pienamente consapevole. Un prompt formulato in termini generali, come ad esempio: "Analizzando le nostre interazioni passate, riesci a identificare qualche schema di pensiero ricorrente, presupposto implicito o aspetto del mio approccio che potrebbe essere rivelatore o di cui potrei non essere pienamente consapevole?", potrebbe portare a risposte sorprendenti.
Immaginiamo che l'IA risponda a un utente con un'osservazione del tipo: "Dalle nostre conversazioni, emerge una tendenza a cercare soluzioni prevalentemente razionali e strutturate anche per problemi che presentano una significativa componente emotiva o imprevedibile. Questo approccio, sebbene molto efficace in contesti professionali, potrebbe talvolta creare difficoltà nelle relazioni interpersonali più profonde". L'IA potrebbe poi motivare tale osservazione citando, in modo anonimizzato o concettuale, esempi tratti da conversazioni precedenti in cui l'utente ha affrontato determinate questioni.
Un utente, leggendo una simile analisi, potrebbe trovarla particolarmente calzante, magari ricollegandola a recenti discussioni o esperienze personali. Ad esempio, una conversazione avuta con un partner o un amico, in cui si è adottato un approccio strettamente logico a una problematica con risvolti emotivi, potrebbe rispecchiare perfettamente l'osservazione dell'IA — c'è da sottolineare che per individui abituati a un approccio molto pragmatico e strutturato, riconoscere questa dinamica potrebbe non essere immediato —.
Una simile "rivelazione" da parte dell'IA, sebbene non sostitutiva di una reale introspezione o di un confronto umano, potrebbe offrire spunti di riflessione e, potenzialmente, consapevolezza su aree di possibile miglioramento personale. È importante notare che, in contesti reali, l'IA potrebbe fare riferimento a conversazioni specifiche, e la condivisione di tali dettagli richiederebbe grande attenzione alla privacy; in un contesto giornalistico, si omettono tali specificità, focalizzandosi sul meccanismo. Tuttavia, la potenziale accuratezza di queste osservazioni, simile a quanto riscontrato con l'esempio del test di personalità, può essere decisamente notevole.
L'IA come autore di biografie personali
Se si accetta la premessa che ChatGPT possa "conoscere" l'utente attraverso le sue richieste e interazioni, sorge spontaneo chiedersi se possa anche redigere una biografia o una presentazione personale che risulti accurata e rappresentativa.
Questo tipo di prompt può avere una duplice utilità: da un lato, verificare ulteriormente il livello di "comprensione" dell'IA; dall'altro, ottenere effettivamente una bozza di testo utilizzabile, ad esempio, per un profilo professionale o per un sito web. Si potrebbero formulare richieste distinte, come una per una breve presentazione professionale e un'altra per una biografia più estesa per un contesto web.
L'IA potrebbe generare testi che, pur talvolta con uno stile un po' enfatico o "sensazionalistico", riescono a cogliere aspetti salienti del profilo dell'utente. Potrebbe riportare correttamente ruoli professionali, aree di competenza, citare esempi di attività svolte e persino toccare alcuni tratti della personalità emersi dalle conversazioni. In sostanza, l'IA dimostrerebbe di aver assimilato e rielaborato le informazioni fornite implicitamente nel tempo.
L'IA come specchio e strumento di consapevolezza
Insomma, l'utilizzo costante e personale di un'intelligenza artificiale come ChatGPT, specialmente se dotata di funzionalità di memoria, può effettivamente portare il sistema a costruire una sorta di "profilo" dell'utente. Interrogando l'IA con i prompt giusti, dunque, è possibile che essa rifletta aspetti della nostra personalità, del nostro modo di lavorare, dei nostri interessi e persino di alcune dinamiche comportamentali meno ovvie.
Questa capacità può trasformare l'IA da semplice strumento di produttività o di risposta a quesiti specifici, a una sorta di specchio che può offrire spunti per una maggiore consapevolezza di sé e, potenzialmente, per il miglioramento personale. Nonostante ciò, bisogna ricordarsi che è fondamentale approcciarsi a queste interazioni e ai "profili" generati con spirito critico e cautela, ricordando i limiti intrinseci di tali tecnologie e prestando sempre la massima attenzione alla privacy e alla gestione dei propri dati personali quando si interagisce con sistemi di intelligenza artificiale.