Amazon entra ufficialmente nel mercato della connettività satellitare con una mossa che promette di ridefinire gli equilibri del settore: l'annuncio di Leo Ultra, un terminale phased-array ad alte prestazioni che rappresenta il primo tassello concreto di quella che fino a poco fa era nota come Project Kuiper e che ora assume ufficialmente il nome di Amazon Leo. Con velocità in download fino a 1 Gbps e un'architettura progettata per integrarsi nativamente con l'infrastruttura AWS, il colosso di Seattle si prepara a sfidare Starlink di SpaceX con un approccio che punta sull'integrazione cloud e su un ecosistema hardware stratificato per diversi segmenti di mercato.
Il terminale Leo Ultra si distingue per dimensioni e prestazioni: con un ingombro di circa 50 per 76 centimetri e uno spessore di appena 4,8 centimetri, il dispositivo è progettato per installazioni fisse su palo e utilizzo esterno permanente. La struttura integra dissipatori termici per la gestione del calore e un design weatherproof che ne consente l'operatività in condizioni climatiche avverse. Al cuore del sistema troviamo silicio proprietario sviluppato dai team hardware di Amazon, una scelta che riflette la strategia verticale dell'azienda già applicata con successo ai processori Graviton per i data center.
La tecnologia phased-array full-duplex implementata nel Leo Ultra consente trasmissione e ricezione simultanea, eliminando i colli di bottiglia tipici dei sistemi half-duplex. Le specifiche dichiarate parlano di download fino a 1 Gbps e upload fino a 400 Mbps, valori che collocano il terminale nel segmento enterprise di fascia alta e lo rendono competitivo con le soluzioni Starlink Business attualmente sul mercato. L'architettura phased-array, già consolidata nel settore militare e aerospaziale, permette inoltre il beam steering elettronico senza parti meccaniche in movimento, aumentando affidabilità e riducendo i requisiti di manutenzione.
Amazon ha presentato contestualmente altri due terminali che completano la gamma: Leo Pro, una soluzione di dimensioni intermedie pensata per installazioni mobili o veicolari, e Leo Nano, un'unità compatta da 7 pollici quadrati con velocità fino a 100 Mbps, orientata chiaramente al segmento consumer e alle piccole imprese. Tutti e tre i dispositivi condividono lo stesso stack protocollare e la medesima forma d'onda, garantendo interoperabilità e semplificando lo sviluppo software lato rete. Questa strategia multi-dispositivo ricorda l'approccio già adottato da Starlink con le versioni Standard, Business e Maritime, ma con un'enfasi maggiore sull'integrazione verticale hardware-software.
Il lancio dei terminali coincide con la fase di accelerazione del deployment della costellazione. A novembre 2025, Amazon ha già collocato in orbita oltre 150 satelliti in orbita terrestre bassa, con lanci multipli completati a partire da aprile. L'obiettivo dichiarato è raggiungere diverse migliaia di satelliti per garantire copertura globale, un traguardo ambizioso ma necessario per competere con le oltre 6.000 unità già operative di Starlink. Jeff Bezos ha inoltre anticipato piani a lungo termine per data center spaziali da realizzare nei prossimi 10-20 anni, una visione che collega direttamente l'infrastruttura satellitare alla strategia cloud di AWS.
Proprio l'integrazione con Amazon Web Services rappresenta il vero elemento differenziante di Leo rispetto ai competitor. L'architettura include il supporto nativo per collegamenti Direct to AWS (D2A), che instradano il traffico satellitare direttamente nei carichi di lavoro cloud senza passare per la rete internet pubblica. Questa funzionalità riduce latenza, aumenta sicurezza e semplifica l'implementazione di applicazioni edge per settori come logistica, energia, agricoltura di precisione e monitoraggio remoto. Per le aziende già immerse nell'ecosistema AWS, la proposta di valore è evidente: un unico fornitore per connettività satellitare, compute, storage e servizi gestiti.
Amazon non ha ancora divulgato dettagli sui prezzi dei terminali né sui piani tariffari del servizio Leo, una lacuna che lascia spazio a speculazioni ma che è coerente con una strategia di lancio controllato. Le prime implementazioni commerciali sono previste per il 2025 con partner enterprise selezionati, mentre la disponibilità generale è fissata per il 2026. Considerando i costi storici delle soluzioni Starlink Business (tra 2.500 e 5.000 dollari per l'hardware e canoni mensili oltre i 500 dollari), è lecito attendersi un posizionamento competitivo che sfrutterà le economie di scala derivanti dall'integrazione verticale di Amazon.