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Automobili a guida autonoma, questione di pochi anni

Le automobili a guida autonoma non sono così lontane, entro il 2021 i primi risultati concreti.

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Avatar di Andrea Ferrario

a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 17/08/2016 alle 18:47
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Intel è attiva nel campo dell’Autonomus Driving, cioè le tecnologie che permetteranno alle automobili di muoversi autonomamente nel traffico. Sono stati identificati 5 livelli di avanzamento, definiti "transizione delle responsabilità", e prevedono:

  • Livello 0: guida manuale
  • Livello 1: mani sul volante e occhi rivolti al traffico, il veicolo gestisce autonomamente la direzione di marcia gestendo la velocità.
  • Livello 2: il veicolo gestisce la marcia e muove il volante, ma è richiesto un occhio attendo sul traffico così da intervenire alla bisogna.
  • Livello 3: il veicolo guida autonomamente, non è necessario tenere gli occhi sulla strada, ma avvisi potrebbero richiedere l’intervento.
  • Livello 4: non è richiesto alcun tipo di intervento.
  • Livello 5: non è nemmeno previsto il posto di guida, l’auto è completamente automatica.

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Attualmente l’industria ha raggiunto il secondo livello, in alcune condizioni di guida, e chiaramente i futuri livelli richiedono un’integrazione tecnologica ben superiore a quanto visto fino ad ora. La visione di Intel per i veicoli autonomi è spinta dalla convinzione che automobili che guidano da sole permetterebbero di eliminare completamente gli incidenti, che oggi costano la vista a 30mila persone all’anno (in US), dove in nove casi su dieci derivano da errori umani, e causano danni per 870 miliardi di dollari. Veicoli automatizzati diventerebbero una risorsa per tutti, eliminerebbero il traffico per come lo conosciamo oggi, e renderebbero gli spostamenti più comodi, razionalizzando meglio gli spazi dei veicoli e permettendo ai passeggeri di dedicarsi ad altro, evitando la "perdita di tempo" di stare al volante.

Per raggiungere il quinto livello sono necessari dispositivi in grado di fornire un’elevata potenza di calcolo, in quando un veicolo autonomo sarebbe il dispositivo tecnologico più evoluto mai creato e dovrà essere in grado di gestire una mole di dati enorme, e in tempo reale. Al contempo sarà necessaria una connettività veloce (si parla di 5G e oltre), che permetta di inviare dati a data center in grado di collezionare i dati (cloud) e rielaborare soluzioni che i veicoli possano usare durante la guida (come la gestione del traffico, ad esempio). L’interfaccia HMI (interfaccia uomo-macchina) dovrà essere estremamente evoluta e le tecnologie di sicurezza dovranno essere le migliori mai realizzate.

Intel ha già avviato una solida partnership con BMW, ma non solo, ed è convinta di avere tutte le carte in regola per giocare un ruolo fondamentale in questo mercato. 

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Durante l’IDF 2016 abbiamo incontrato Bridget Karlin, con cui abbiamo condiviso alcuni pensieri sull’evoluzione dei veicoli autonomi. Pensando a un’automobile che guida da sola, viene da chiedersi quanto l’auto così immaginata si allontani dal concetto di mezzo di trasporto personale per avvicinarsi a quello di mezzo di trasporto pubblico (come condividerebbe anche la visione del quinto livello di automazione), e se quindi non fosse concettualmente più sensato investire sull’industria dei mezzi pubblici, anziché trasformare le automobili in mezzi di trasporto pubblici.

Bridget ci conferma che auto personale e mezzi si trasporto non si escludono a vicenda, poiché si parla di funzioni autonome, che possono essere applicate a qualsiasi mezzo di trasporto. Anzi, siccome i primi mezzi a diventare autonomi saranno quelli che viaggiano in condizioni favorevoli a questa evoluzione - ad esempio i mezzi che si muovono su corsie riservate - molto probabilmente vedremo autobus senza pilota ben prima di automobili automatiche. 

Abbiamo anche chiesto come si devono evolvere le città per permettere l’evoluzione dei mezzi automatici. Anche se possono esistere auto che guidano da sole nella attuali città, l’efficienza di queste auto del futuro sarà massima solo quando anche le città diventeranno intelligenti. Questo significa implementare sensori che possano dare informazioni sul traffico, sui parcheggi liberi, su possibili pericoli, e tutte queste informazioni verranno usate per gestire i movimenti automatizzati. Si parla di oltre 200 miliardi di sensori dislocati nelle città del mondo entro il 2020.

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Ogni nuova tecnologia trova il suo apice quando vengono riconosciuti degli standard, e ora a parte alcuni standard di comunicazione, non c’è molto altro. Non si parte da zero, ma non è ancora sufficiente. La partnership tra Intel e BMW vuole proprio promuovere la nascita di questi standard. Il lavoro che si sta facendo promuove tecnologie aperte e cerca di spingere nella direzione della collaborazione per appunto definire quelli che saranno degli standard.

Per capire le difficoltà che si devono affrontare, abbiamo chiesto a Bridget quali sono le successive sfide da affrontare. La sicurezza è il problema principale, sia per la guida del veicolo sia per la privacy degli utenti. Ovviamente la sicurezza è il tema più caldo, poiché è un gioco la vita dei passeggeri. Inoltre la stessa mancanza di standard ben definiti è qualcosa da risolvere il prima possibile, e infinte la frammentazione, legata direttamente agli standard, poiché per creare veicoli automatici non basta realizzare un’auto intelligente, ma anche le città, chi fornisce l’infrastruttura di comunicazione, chi crea la tecnologia, tutti devono andare nella stessa direzione.

Abbiamo salutato Bridget Karlin chiedendo quando potremmo vedere i primi veicoli con una vera guida autonoma, e la previsione è più interessante del previsto, poiché un primo traguardo è atteso per il 2021. 

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