Colloquio di lavoro in Google: curriculum e titoli valgono davvero poco

Laszlo Bock, direttore delle People Operations di Google, spiega che la selezione del personale avviene badando all'abilità cognitiva e non al curriculum.

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a cura di Dario D'Elia

Google, per assumere, non bada al curriculum e neanche all'università che hai frequentato. Cerca menti aperte, flessibili, capaci di individuare percorsi alternativi là dove un altro vedrebbe solo muri. Federico Rampini de La Repubblica ha intervistato Laszlo Bock, direttore delle People Operations di Google, nonché autore del manuale sulle relazioni umane "Work Rules!".

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Gli stagisti in Google

Per entrare al Googleplex – il quartier generale di Google esaltato dal film "Gli stagisti" – bisogna passare attraverso una serie di selezioni gestite internamente. Non c'è cacciatore di teste o Monster.com che tenga: per scandagliare i candidati meglio affidarsi ai dipendenti e ai responsabili di area. Magari a rotazione perché qualcuno potrebbe non essere obiettivo.

Si procede per simulazioni e si vede come si comporta il candidato. La selezione statisticamente è ancora più rigida di quanto possa avvenire nelle grandi università come Harvard o Stanford, dove in verità di solito passa non più del 5% dei candidati. Se si guarda all'Italia, secondo Francesco de Mojana, fondatore di Arethusa, società di consulenza del lavoro, le cose si complicano ulteriormente. "In Italia curriculum e colloqui sono necessari perché le selezioni universitarie sono molto meno efficaci", spiega lo specialista.

The Internship

Quindi, curriculum nel cestino? "Abbastanza, ma non del tutto. Spesso, dopo la valutazione dei curriculum, si organizzano degli assessment (trad. valutazioni) di gruppo: si mettono in una stanza 10 candidati e si sottopongono a prove teoricamente estreme. Gli si chiede, ad esempio, come si comporterebbero in un naufragio".

"Dalle risposte si capisce subito chi ha le potenzialità del futuro leader. A quel punto per i tre candidati più interessanti si passa al colloquio vero e proprio".

E se uno è un genio ma si vende malissimo, non c'è problema, perché in alcuni settori non c'è rapporto con il pubblico quindi l'importante è che ci sappia fare. Il mantra è "assumi solo chi è più bravo di te", e basterebbe questo a far venire l'orticaria a migliaia di candidati italiani che spesso si ritrovano responsabili del personale un po' "miopi".

Google premia l'abilità cognitiva e va a scovare giovani che magari neanche si sono candidati a un posto, come imprenditori o startupper. Dopodiché al termine del giro infernale c'è un comitato che decide e in alcuni casi persino l'incontro con Larry Page, il grande boss. Quello sì, un colloquio da brividi.