Il sistema giudiziario greco ha dimostrato che la memoria lunga può trasformarsi in una condanna severa, quando un uomo di 59 anni è stato condotto direttamente in carcere dal tribunale di Pireo per aver gestito il sito torrent privato P2Planet oltre un decennio fa. La decisione ha colto di sorpresa tutti i presenti in aula, inclusi probabilmente gli stessi avvocati, quando tre agenti di polizia hanno ammanettato l'imputato e lo hanno scortato fuori dall'aula per iniziare immediatamente a scontare una pena di cinque anni di reclusione. Questo caso rappresenta non solo la prima condanna penale legata a BitTorrent in Grecia, ma anche un esempio estremo di come la giustizia possa colpire con ritardi che sfidano ogni logica deterrente.
La storia di P2Planet affonda le radici nel febbraio 2011, quando il sito iniziò le sue operazioni in un panorama digitale molto diverso da quello attuale. All'epoca, molte piattaforme torrent greche combattevano quotidianamente contro attacchi DDoS e vulnerabilità tecniche, e P2Planet non fece eccezione. Il sito utilizzava PHP BitTorrent tracker insieme al forum TorrentStrike, una combinazione che presentava diverse falle di sicurezza già note alla comunità informatica. Nel corso dei suoi tre anni di attività, la piattaforma riuscì comunque a costruire una base utenti di 44.342 membri registrati e a catalogare circa 14.000 file torrent, principalmente film, serie televisive e contenuti musicali.
L'epilogo di P2Planet arrivò nel giugno 2014, quando un comunicato laconico sui social media annunciò che il sito aveva "sfortunatamente chiuso" per sempre. Dietro questa chiusura apparentemente volontaria si celava in realtà un'operazione coordinata della Direzione per le Indagini sui Crimini Informatici della polizia greca. Il 16 giugno 2014, gli agenti fecero irruzione nell'abitazione dell'operatore a Pireo, alla presenza di un ufficiale giudiziario, sequestrando un hard disk che fu poi sottoposto ad analisi forense. L'uomo, dopo aver confermato la sua capacità di amministrare il sito oggetto dell'indagine, venne arrestato e il dominio P2Planet.net scomparve per sempre dalla rete attiva.
Ciò che rende questo caso particolarmente singolare è l'enorme lasso di tempo trascorso tra l'arresto e la sentenza definitiva. Più di dieci anni per concludere un procedimento penale rappresentano un'anomalia anche per gli standard della giustizia italiana, figuriamoci per quella greca. Durante questo periodo, il panorama tecnologico si è completamente trasformato: i rapporti indicano che gli utenti di P2Planet utilizzavano Azureus, un client torrent che ha ricevuto il suo ultimo aggiornamento nel 2017 e che oggi appare come un fossile dell'era digitale. L'imputato, che oggi ha 59 anni, poteva averne 44 o al massimo 49 quando gestiva attivamente la piattaforma.
La severità della sentenza assume contorni ancora più netti se confrontata con precedenti simili in Grecia. Nel 2019, l'operatore di un altro sito torrent ricevette una condanna di cinque anni, anche se in quel caso i giudici decisero di non aggiungere sanzioni pecuniarie, ritenendo che multare qualcuno già in prigione sarebbe stato "privo di significato" a causa di "fattori attenuanti". Il caso di P2Planet, invece, ha comportato non solo la reclusione immediata, ma anche una multa di 10.000 euro e 1.800 euro di spese processuali.
Il tribunale di Pireo ha quindi scelto un approccio particolarmente rigido, probabilmente per inviare un messaggio chiaro in un momento in cui le autorità greche hanno dichiarato guerra alla pirateria digitale. Tuttavia, l'efficacia deterrente di questa strategia solleva interrogativi significativi quando si considera la tempistica coinvolta.
Un precedente illuminante riguarda l'operatore dei siti greekstars.net e greekstars.co, che tra il 2009 e il 2012 affrontò ben quattro procedimenti giudiziari, continuando tuttavia a violare i diritti d'autore dopo ogni processo. Nel 2014, il tribunale di Salonicco lo condannò a cinque anni per il dominio greekstars.biz, concedendo però la sospensione della pena. Quando l'individuo rilanciò le sue attività con nuovi domini, un secondo processo nel novembre 2014 portò a una condanna a cinque anni con esecuzione immediata, dimostrando che il sistema giudiziario greco può agire rapidamente quando necessario.
Il contrasto temporale tra questi due approcci evidenzia un paradosso fondamentale nell'applicazione della giustizia digitale. Mandare in prigione un uomo quasi sessantenne per attività svolte quando aveva circa quarant'anni dovrebbe, in teoria, fungere da deterrente per altri potenziali trasgressori. Tuttavia, quando la notizia riguarda eventi così lontani nel tempo, l'impatto psicologico sulla community degli utenti si riduce drasticamente. Molte persone non ricorderanno nemmeno P2Planet, altri saranno indifferenti alla sorte di uno sconosciuto, altri ancora archivieranno la notizia senza pensarci due volte.
La lezione che emerge da questo caso greco tocca questioni fondamentali sull'efficacia della giustizia penale nell'era digitale. Se l'obiettivo è scoraggiare comportamenti illegali online, la tempestività delle sanzioni risulta cruciale quanto la loro severità. Un deterrente che arriva con oltre un decennio di ritardo rischia di trasformarsi in una giustizia simbolica piuttosto che in uno strumento concreto di prevenzione del crimine. Nel frattempo, il mondo del file-sharing è evoluto verso tecnologie e piattaforme completamente diverse, rendendo il caso P2Planet più un monito storico che una minaccia attuale per chi opera nel settore della pirateria digitale contemporanea.