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Core i7-3770K Ivy Bridge: i limiti dell'overclock ad aria

Test - Overclock del Core i7-3770K Ivy Bridge ad aria, per capirne i limiti.

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Avatar di Patrick Schmid e Achim Roos

a cura di Patrick Schmid e Achim Roos

Pubblicato il 11/06/2012 alle 08:00 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:41
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Introduzione

La nuova architettura Ivy Bridge di Intel offre consumi minori, un die più piccolo e presumibilmente anche minori costi di produzione. Ci siamo domandati se queste CPU offrano anche meno spazio per l'overclock ad aria, come è sembrato fino ad ora.

Nella recensione del Core i7-3770K, abbiamo visto dopotutto che overcloccare il nuovo processore non era in alcun modo più soddisfacente di un processore Sandy Bridge a 32 nanometri come il Core i7-2700K. Il problema, confermato anche da Intel, è che i nuovi processori si scaldano rapidamente in overclock non appena si applicano le tensioni necessarie per raggiungere i 5 GHz ad aria.

Come vedremo più avanti, pare che il problema si possa attenuare cambiando la pasta termica, ma abbiamo fatto le nostre prove con quella di fabbrica.

Clicca per ingrandire

Cosa serve per l'overclock

La trasmissione di un segnale elettrico non è mai istantanea, e c'è sempre un certo ritardo. In un transistor questo dipende dalle dimensioni dello stesso, dalla tecnologia di fabbricazione, dal layout, dalla temperatura e dalla tensione operativa. Tale ritardo a sua volta determina la massima frequenza possibile, legata direttamente anche dal numero di livelli logici che un segnale deve attraversare in un singolo periodo di clock. Quest'ultimo valore è fissato dall'architettura del processore.

L'overclock in altre parole riduce il ritardo nel segnale e il tempo necessario per fare i calcoli. Per l'overclock ci concentriamo quindi sulla latenza del transistor e sul legame tra questa e la tensione applicata. Aumentare la tensione può ridurre il ritardo, ma aumenta il consumo energetico, e quindi il calore. Alzare la frequenza invece incrementa il consumo dinamico per unità di tempo, il consumo del circuito, e quindi il calore prodotto

Quanto esposto spiega perché alzare la tensione per overcloccare aumenti il consumo e il calore prodotto, e anche perché raffreddare una CPU overcloccata possa diventare una vera sfida.

I produttori di CPU hanno messo in atto alcune misure per salvaguardare i loro prodotti dall'overclock da parte di utenti inesperti; da alcuni anni tanto AMD quanto Intel hanno iniziato a distribuire modelli con moltiplicatore sbloccato, e modelli avanzati pensati per l'overclock. Gli appassionati sanno di poter modificare il moltiplicatore attraverso il BIOS o una software su Windows.

Nel caso dei modelli Ivy Bridge della serie K sbloccati, il moltiplicatore più alto della CPU è stato portato a 63x (dal tetto massimo di 57x di Sandy Bridge), che si traduce in un limite teorico di 6.3 GHz. Andare oltre richiede la modifica del base clock (predefinito a 100 MHz), che è piuttosto difficile, e sopra la soglia di 110 MHz pochissimi sistemi sono stabili. Comunque sia, per arrivare a quella soglia serve ben altro tipo di raffreddamento rispetto a quello tradizionale.

In passato ridurre la lunghezza del gate ha permesso di aumentare il margine di overclock; transistor più piccoli infatti si accontentano di tensioni minori e consumano meno, quindi si può spingere un po' di più in overclock. Grazie a tali miglioramenti i modelli Sandy Bridge della serie K raggiungono facilmente dai 4.3 ai 4.6 GHz con dissipatori ad aria, a volte persino di più.

Tutti ci aspettavamo di arrivare vicini a 5 GHz con Ivy Bridge, naturalmente, ma nonostante diversi test in laboratorio (su molte CPU) non ci siamo riusciti. Secondo alcuni, i recenti processori Intel possono superare i record se raffreddati ad azoto liquido, ma non è certo una situazione comune né quella di cui ci occupiamo oggi. Abbiamo infatti cercato l'overclock più alto possibile con raffreddamento ad aria tradizionale, e di spiegare i limiti di Ivy Bridge strada facendo.

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