La Commissione Europea ha avviato un'indagine antitrust contro Google che potrebbe ridefinire i confini dello sviluppo dell'intelligenza artificiale nel Vecchio Continente. Al centro dell'inchiesta c'è l'accusa di imposizione di termini contrattuali sleali nei confronti di creatori di contenuti e editori web, i cui materiali sarebbero utilizzati per addestrare i modelli di AI generativa senza adeguata compensazione o possibilità di rifiuto. L'indagine si concentra in particolare su YouTube e Google Search, piattaforme attraverso cui Mountain View avrebbe costruito un vantaggio competitivo impossibile da replicare per i concorrenti nel settore dell'intelligenza artificiale.
L'inchiesta della Commissione si articola su due fronti principali. Il primo riguarda l'utilizzo di video caricati su YouTube per l'addestramento di modelli generativi, operazione che avverrebbe senza remunerazione per i creatori e, secondo gli investigatori europei, senza la possibilità di opporsi a tale utilizzo. Il secondo aspetto tocca il presunto vantaggio anticoncorrenziale di cui Google godrebbe rispetto ai rivali nello sviluppo di AI, proprio grazie al controllo capillare di YouTube e del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
La questione si inserisce nel dibattito sempre più acceso tra detentori di diritti d'autore e colossi tecnologici sull'utilizzo di materiale protetto da copyright per l'addestramento dell'AI. La normativa europea attuale prevede un'eccezione per il text and data mining (TDM) che consente l'uso di contenuti protetti, ma con una clausola fondamentale: i titolari dei diritti mantengono la facoltà di opporsi esplicitamente a tale utilizzo, salvo nel caso di ricerca scientifica.
Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per la transizione pulita, giusta e competitiva, ha dichiarato: "L'intelligenza artificiale sta portando innovazione straordinaria e numerosi benefici per persone e imprese in tutta Europa, ma questo progresso non può avvenire a spese dei principi fondamentali delle nostre società". La Commissione intende verificare se Google abbia violato le norme sulla concorrenza dell'UE imponendo condizioni inique e penalizzando gli sviluppatori di modelli AI concorrenti.
L'indagine è stata avviata "in via prioritaria", ma la Commissione non ha fissato una scadenza temporale definita. I precedenti suggeriscono tempi potenzialmente lunghi: il caso relativo ai servizi di comparazione prezzi, che è costato a Google una multa di 2,4 miliardi di euro nel 2024, era stato avviato ben quindici anni prima, nel 2009. Questo potrebbe indicare che la risoluzione della questione AI richiederà anni di analisi approfondite.
Il caso Google si aggiunge a una serie di azioni di enforcement della Commissione contro i giganti tecnologici. Recentemente sono state irrogate sanzioni a Meta e Apple, mentre la piattaforma X di Elon Musk è finita nel mirino per violazioni delle regole europee, suscitando anche le critiche del presidente statunitense Donald Trump che ha definito la Commissione "cattiva". Per Google, questa nuova indagine rappresenta l'ennesimo capitolo di un rapporto complesso con le autorità di regolamentazione europee.
L'esito dell'inchiesta potrebbe avere ripercussioni significative sull'intero settore dell'intelligenza artificiale in Europa, stabilendo precedenti importanti su come i dati degli utenti e i contenuti creati possono essere utilizzati per addestrare sistemi di machine learning. La questione tocca direttamente il modello di business delle grandi piattaforme tecnologiche e potrebbe ridefinire l'equilibrio di potere tra chi crea contenuti, chi li ospita e chi li sfrutta per sviluppare tecnologie di nuova generazione.