Il futuro della navigazione web potrebbe essere completamente diverso da quello che conosciamo oggi. Mentre fino a poco tempo fa utilizzavamo il browser semplicemente per visitare siti web, ora stiamo assistendo a una rivoluzione silenziosa che trasforma questi strumenti in veri e propri assistenti intelligenti capaci di agire per nostro conto. Questa trasformazione non riguarda solo l'aggiunta di funzionalità AI a prodotti esistenti, ma rappresenta un ripensamento fondamentale di come interagiamo con internet.
Aravind Srinivas, CEO di Perplexity, ha una visione molto chiara su questa evoluzione. La sua azienda, nota principalmente per il motore di ricerca conversazionale, ha recentemente lanciato Comet, un browser AI per Mac e Windows ancora in fase beta a inviti. La scommessa è audace: il browser rappresenta l'ambiente ideale per costruire agenti AI davvero utili, molto più di quanto possano fare le tradizionali interfacce chatbot.
L'ecosistema perfetto per l'intelligenza artificiale
La logica dietro questa scelta è sorprendentemente semplice. Un agente AI efficace deve poter accedere ai nostri dati, interagire con le applicazioni che utilizziamo quotidianamente e svolgere compiti complessi senza richiedere continuamente nuove autorizzazioni. "Tutto può rimanere sul lato client, tutto può restare sicuro", spiega Srinivas, "accede solo alle informazioni necessarie per completare il compito nello stesso identico modo in cui accedi tu stesso a quei siti web".
Il browser offre un vantaggio cruciale: la familiarità. Dopo decenni di utilizzo, rappresenta un ambiente naturale per introdurre concetti rivoluzionari come gli agenti AI. Gli utenti possono interrompere l'agente quando ritengono che stia sbagliando direzione e completare personalmente il compito, mantenendo sempre il controllo totale.
Comet si basa su Chromium, la stessa infrastruttura open-source di Chrome, una scelta pragmatica che permette di importare con un semplice clic tutti i dati e le estensioni da Chrome. "Non c'è bisogno di reinventare la ruota", sottolinea il CEO, "Chromium è un ottimo contributo al mondo e rappresenta il browser dominante".
La barra laterale che cambia tutto
La caratteristica distintiva di Comet è la "sidecar", una barra laterale AI che accompagna ogni pagina web. Questa interfaccia permette di porre domande complesse sui contenuti visualizzati, di estrarre informazioni specifiche e di avviare compiti che richiedono l'interazione con più servizi contemporaneamente. Non si tratta più di semplice navigazione, ma di un'interazione dinamica con il web.
Gli esempi d'uso che emergono dalla beta sono sorprendenti: utenti che creano annunci Facebook, gestiscono assistenza clienti FedEx, controllano accessori smart home, programmano riunioni di calendario e si liberano dalle email spam. Tuttavia, l'utilizzo più comune rimane quello apparentemente più banale: invocare l'assistente sulla pagina web attuale per ottenere informazioni o svolgere compiti specifici.
"Non dovremmo mai più guardare un video YouTube da soli a meno che non abbiamo molto tempo a disposizione", afferma Srinivas. L'AI può estrarre automaticamente le parti rilevanti, trovare timestamp specifici e persino utilizzare queste informazioni per altre attività come inviare messaggi ai colleghi.
I limiti attuali e le sfide future
Nonostante le potenzialità, Comet presenta ancora alcune fragilità. I compiti che richiedono più di 15 minuti di elaborazione rimangono problematici. Un esempio complesso come creare un elenco esaustivo di ingegneri laureati a Stanford che hanno lavorato in Anthropic, esportarlo in Google Sheets con i loro URL LinkedIn e redigere email personalizzate per ciascuno, oggi richiede ancora supervisione umana.
Srinivas è ottimista sui tempi di miglioramento: "Scommetto sul progresso dei modelli di ragionamento per arrivarci. Tra sei mesi o un anno, potrà fare tutto quanto". L'azienda punta sui futuri modelli come GPT-5 o Claude 4.5 per superare queste limitazioni.
La sfida non è solo tecnica ma anche educativa. Come per ChatGPT agli inizi, esiste una curva di apprendimento significativa per comprendere le reali potenzialità del prodotto. "Ci vuole tempo per smettere di fare le cose nel modo abituale e iniziare a usare di più l'AI", ammette il CEO.
Il modello di business dell'era AI
L'intensivo utilizzo computazionale di Comet pone sfide economiche interessanti. Srinivas immagina un sistema di pagamento basato sull'utilizzo dove gli utenti potrebbero pagare cifre consistenti per singoli compiti complessi. "Se hai bisogno di un compito che ti aiuta a guadagnare qualche milione, non ha senso spendere 2.000 dollari per quel prompt?", si chiede.
Il modello ricorda l'evoluzione del cloud computing, dove si paga per le risorse effettivamente consumate. In questo caso, tuttavia, le risorse sono cognitive e vengono descritte in linguaggio naturale.
La strategia di crescita iniziale punta sul passaparola, sfruttando la base di 30-40 milioni di utenti di Perplexity. L'obiettivo è ambizioso: conquistare anche solo l'1% degli utenti Chrome rappresenterebbe una vittoria massiccia.
La competizione nel nuovo ecosistema
Perplexity non è sola in questa corsa. OpenAI starebbe lavorando a un proprio browser, mentre startup come Dia (da The Browser Company) seguono percorsi simili. La tempistica dell'annuncio di OpenAI, arrivato due ore dopo il lancio di Comet, non è passata inosservata.
Srinivas distingue chiaramente la sua strategia: "Non puoi costruire un browser senza una ricerca. Non puoi costruire un prodotto come Comet senza costruire Perplexity". La ricerca conversazionale rimane il cuore dell'ecosistema, mentre il browser ne rappresenta l'evoluzione naturale.
Il potenziale interesse di giganti come Apple e Meta conferma l'importanza strategica di questo settore. La guerra per i talenti AI ha raggiunto livelli mai visti, con compensi a nove cifre che ridisegnano completamente il mercato del lavoro tecnologico.
Verso un futuro integrato
La visione di Srinivas per i prossimi tre anni è chiara: Perplexity dovrebbe diventare "l'unico strumento a cui pensi quando vuoi effettivamente portare a termine qualcosa". Un ecosistema profondamente connesso al contesto personale dell'utente, capace di pensare proattivamente e di semplificare realmente la vita quotidiana.
L'azienda punta a raggiungere la redditività prima dell'IPO, prevista tra il 2028 e il 2029, con l'obiettivo di superare il miliardo di dollari di ricavi. "Penso che la pubblicità e il marketing che ottieni da un'IPO e il fatto che le persone possano finalmente investire in un'alternativa di ricerca a Google rappresenti un'opportunità massiccia", conclude Srinivas.
La trasformazione del web è appena iniziata, ma le direzioni sembrano sempre più chiare: da semplici navigatori a veri assistenti intelligenti, i browser del futuro promettono di rivoluzionare il nostro rapporto con internet e, più in generale, con l'informazione digitale.