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a cura di Dario D'Elia

Il tema della globalizzazione è al centro di ogni dibattito che riguarda l’economia e il sociale. I neo-con hanno più volte dimostrato con i fatti quale sia il loro approccio al fenomeno, così come le multinazionali occidentali. Uno dei pochi effetti collaterali positivi – almeno per i paesi del Terzo Mondo emergenti – è senza dubbio l’incremento dell’outsourcing nel campo della ricerca informatica. L’India è senza dubbio uno degli esempi più positivi, soprattutto grazie al distretto di Bangalore, capitale del Karnataka, Stato al centro della penisola che si estende tra l'Oceano Indiano e il Golfo del Bengala.

Più di 20 anni fa la Texas Instruments decise di aprire uno stabilimento per sviluppare i software necessari per il testing dei processi produttivi dei microchip. Da allora tutte le più importanti aziende statunitensi ed europee si sono scatenate in un’opera di conquista territoriale che ha trasformato una parte dello skyline. General Electric, non a caso, con un investimento di circa 80 milioni di dollari ha costruito il suo più grande centro di ricerca al di fuori dei confini stelle e strisce, per "portare avanti il progetto globale di ricerca della società…" – a detta di Guillermo Wille, amministratore delegato GE locale.

Le menti più brillanti sfornate dalle università indiane ormai vengono assorbite da questo grande Mall della ricerca informatica contribuendo allo sviluppo di tutte le più importanti tecnologie che nei prossimi anni invaderanno il mercato mondiale. Se nella maggior parte dei casi si tratta di studi ed investimenti volti ai consumatori globali, un ristretto numero di imprese sta già pensando alla creazione di nuove soluzioni per il solo paese ospitante. HP, per esempio, sembra decisa a investire in un progetto di sviluppo per l’India. "In paesi come questo le persone più povere non possono sfruttare le tecnologie esistenti, - ha spiegato Ajay Gupta, alto dirigente dell’azienda statunitense - quindi dobbiamo inventarne di nuove per loro". Il suo team, infatti, sta implementando nuovi sistemi per migliorare l’accessibilità al Web per le persone che non parlano l’inglese.

Microsoft è coinvolta in un progetto simile, e la motivazione non può che trovare conforto nella presenza di tanti ingegneri di primissimo livello. La Silicon Valley indiana non sfigura se paragonata a qualsiasi altro distretto di ricerca: gli ingegneri informatici che lavorano alacremente ogni giorno ,sotto i chilometri di neon dei vari laboratori, sono più di 150 mila.

Le prospettive sono molto positive: sia perché l’occupazione sembra risalire vertiginosamente come non mai in passato, sia perché i giovani locali che si erano trasferiti all’estero per "cercare fortuna" stanno seriamente pensando di ritornare portandosi dietro esperienza e competenze.Mouli Raman è un esempio per questi ultimi: specializzatosi all’estero ne ha approfittato poi per fondare a Bangalore la sua "On-mobile", società specializzata nello sviluppo di soluzioni mobili.

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