Il mondo della tecnologia assiste a un nuovo capitolo della lunga saga legale che vede protagonista Elon Musk, questa volta con Apple nel mirino per presunte violazioni antitrust legate alle classifiche dell'App Store. Il magnate sudafricano ha lanciato pesanti accuse contro la società di Cupertino, sostenendo che stia deliberatamente favorendo OpenAI a discapito di altre aziende di intelligenza artificiale, inclusa la sua xAI. La controversia si inserisce in un contesto più ampio di tensioni crescenti tra i giganti tecnologici per il controllo del mercato dell'AI, dove ogni posizione nelle classifiche può tradursi in milioni di utenti e profitti stratosferici.
Le accuse di manipolazione delle classifiche
Attraverso un post sulla piattaforma X, Musk ha definito il comportamento di Apple come "una violazione antitrust inequivocabile", affermando che l'azienda renderebbe impossibile per qualsiasi compagnia di intelligenza artificiale diversa da OpenAI raggiungere la prima posizione nell'App Store. La denuncia si basa su osservazioni relative alle sezioni "Must Have" dell'App Store, dove secondo l'imprenditore né X né Grok, il chatbot di xAI, riceverebbero la visibilità che meriterebbero in base alle loro performance.
Le cifre citate da Musk dipingono un quadro di presunto squilibrio: mentre X viene definita "l'app di notizie numero uno al mondo" e Grok si posiziona al quinto posto tra tutte le applicazioni, entrambe sarebbero escluse dalle sezioni promozionali principali. L'imprenditore ha annunciato che xAI "intraprenderà azioni legali immediate", senza tuttavia fornire prove concrete o dettagli specifici sulle presunte pratiche anticoncorrenziali.
La risposta di Apple e i meccanismi dell'App Store
Apple ha respinto categoricamente le accuse attraverso un portavoce che ha dichiarato a Bloomberg come l'App Store sia "progettato per essere equo e privo di pregiudizi". La società ha spiegato che le sue classifiche si basano su migliaia di app selezionate attraverso grafici, raccomandazioni algoritmiche e liste curate da esperti utilizzando criteri oggettivi. L'obiettivo dichiarato rimane quello di offrire una scoperta sicura per gli utenti e opportunità preziose per gli sviluppatori.
Interessante notare come la stessa dinamica contestata da Musk abbia permesso al chatbot cinese DeepSeek di conquistare la prima posizione tra le app gratuite dell'App Store lo scorso gennaio, superando persino ChatGPT. Questo precedente sembrerebbe contraddire l'idea di una manipolazione sistematica a favore di OpenAI, suggerendo invece che le classifiche possano effettivamente riflettere le preferenze e i comportamenti degli utenti.
Il contrattacco di Sam Altman
Sam Altman, CEO di OpenAI, non ha tardato a rispondere alle accuse con un contropiede altrettanto tagliente. Definendo le dichiarazioni di Musk come "affermazioni notevoli", Altman ha fatto riferimento alle voci secondo cui lo stesso Musk manipolerebbe la piattaforma X per favorire se stesso e le proprie aziende, penalizzando al contempo concorrenti e persone che non gradisce. Questa replica apre un fronte di discussione sulle pratiche di tutti i proprietari di piattaforme digitali e sui potenziali conflitti di interesse.
Il contesto della partnership Apple-OpenAI
Sullo sfondo di questa controversia si staglia la collaborazione strategica tra Apple e OpenAI, che potrebbe fornire una chiave di lettura alternativa alle accuse di Musk. Apple ha infatti integrato ChatGPT nella sua suite Apple Intelligence per gestire le query basate sul cloud, e ha annunciato che utilizzerà le capacità di GPT-5 nelle prossime versioni iOS 26, iPadOS 26 e macOS Tahoe 26, previste per settembre. Questa partnership commerciale potrebbe spiegare una maggiore visibilità di OpenAI senza necessariamente implicare pratiche anticoncorrenziali, ma piuttosto normali accordi di business tra giganti tecnologici.
La battaglia legale annunciata da Musk si preannuncia come l'ennesimo capitolo di una guerra più ampia per il controllo dell'ecosistema dell'intelligenza artificiale, dove ogni alleanza e ogni posizione nelle classifiche digitali può determinare il futuro di intere industrie. Resta da vedere se le autorità competenti daranno seguito a queste accuse e se emergeranno prove concrete delle presunte manipolazioni dell'App Store.