Il mercato delle schede grafiche professionali in Cina si arricchisce di un nuovo capitolo paradossale: l'RTX 6000D di NVIDIA, variante dedicata esclusivamente al mercato cinese e progettata per rispettare le restrizioni governative statunitensi sull'esportazione di tecnologie AI, è stata bandita dalle autorità di Pechino pochi mesi dopo il lancio. Nonostante lo status di prodotto ormai fuorilegge, qualcuno è riuscito a testare questa GPU in Geekbench 6.5, rivelando prestazioni sorprendentemente competitive.
I risultati emersi dal benchmark OpenCL di Geekbench 6.5 posizionano l'RTX 6000D in una fascia prestazionale interessante, con un punteggio di 390.656 punti. Questo risultato colloca la scheda leggermente al di sotto dell'RTX Pro 6000 nella configurazione server, che raggiunge 410.605 punti, ma significativamente sopra l'RTX 5090D V2 con i suoi 386.710 punti. La differenza prestazionale con la variante non limitata è sorprendentemente contenuta, considerando le sostanziali riduzioni hardware imposte alla versione D.
Dal punto di vista delle specifiche tecniche, l'RTX 6000D presenta compromessi significativi rispetto alla controparte Pro 6000 standard. La configurazione include 84GB di memoria GDDR7 collegata tramite un'interfaccia da 448 bit, una riduzione del 14% rispetto ai 96GB su bus a 512 bit della versione completa. Più rilevante ancora, il numero di CUDA core scende a 19.968 unità distribuite su 156 SM, il 20% in meno rispetto ai 24.064 core su 188 SM della Pro 6000. Questa architettura ridotta utilizza 28 chip di memoria anziché 32, mantenendo comunque una capacità per chip di 3GB.
È fondamentale contestualizzare questi risultati nel panorama più ampio delle limitazioni imposte alle GPU destinate al mercato cinese. Il benchmark OpenCL rappresenta principalmente carichi di lavoro basati su shader compute, un ambito in cui le GPU "castrate" di NVIDIA per la Cina tendono storicamente a subire penalizzazioni minori. Le prestazioni nell'inferenza e nel training di modelli di intelligenza artificiale, obiettivo primario delle restrizioni americane all'esportazione, subiscono generalmente riduzioni molto più marcate. Le varianti D-series sono infatti progettate specificamente per rispettare i limiti imposti dal governo statunitense sulle capacità di calcolo AI esportabili verso la Cina.
Il destino dell'RTX 6000D evidenzia le tensioni crescenti nel settore tecnologico globale. Dopo il lancio, la Cyberspace Administration of China ha bandito il prodotto, incoraggiando attivamente l'adozione di acceleratori AI sviluppati da produttori nazionali. Questa mossa rientra nella strategia più ampia di Pechino volta a ridurre la dipendenza da tecnologie straniere nel settore dei semiconduttori, settore considerato strategico per la sicurezza nazionale. La competizione da parte di produttori cinesi come Biren Technology, Moore Threads e Innosilicon si sta intensificando, anche se nessuno ha ancora raggiunto parità prestazionale con le soluzioni NVIDIA di fascia alta.
La storia dell'RTX 6000D replica un copione già visto con altri prodotti NVIDIA: come accaduto con le RTX 5090D e 4090D, la casa di Santa Clara aveva creato una variante appositamente modificata per il mercato cinese, solo per vederla ostracizzata dalle autorità locali. Questo approccio a doppio binario rappresenta un vicolo cieco strategico per NVIDIA, che si trova stretta tra le restrizioni americane e il protezionismo tecnologico cinese. Il mercato cinese, tradizionalmente cruciale per i ricavi del settore datacenter di NVIDIA, sta diventando progressivamente inaccessibile.