L'intelligenza artificiale sta vivendo una fase di espansione senza precedenti, alimentata da investimenti miliardari delle grandi corporation tecnologiche. Parallelamente cresce la necessità di regolamentazione per garantire uno sviluppo controllato della tecnologia. In questo contesto si inserisce la nascita della Agentic AI Foundation, un'iniziativa che riunisce alcuni dei principali attori del settore con l'obiettivo dichiarato di promuovere standard aperti e interoperabilità tra sistemi di intelligenza artificiale agentici. Tra i membri fondatori figurano nomi di peso come OpenAI, Anthropic, Microsoft, Stripe, Intuit, Block e LangChain, segnalando un approccio collaborativo inedito in un settore storicamente caratterizzato da competizione serrata.
L'aspetto più significativo dell'iniziativa risiede nei contributi tecnologici concreti che le aziende stanno trasferendo alla fondazione. Anthropic, l'azienda dietro Claude AI, ha ceduto la proprietà del suo Model Context Protocol (MCP), un protocollo progettato per standardizzare il modo in cui modelli e agenti si connettono a strumenti e dati. Si tratta di un passaggio rilevante considerando che MCP potrebbe diventare uno standard de facto per l'integrazione tra sistemi AI eterogenei, facilitando l'interoperabilità che oggi rappresenta uno dei maggiori ostacoli all'adozione su larga scala degli agenti intelligenti.
OpenAI ha donato alla fondazione Agents.md, uno strumento destinato a stabilire regole per la codifica di agenti quando interagiscono con programmi e siti web. Block, dal canto suo, ha messo a disposizione Goose, il suo framework per la costruzione di agenti AI. Sebbene queste piattaforme fossero già disponibili gratuitamente, il loro trasferimento a una fondazione indipendente apre la strada a un modello di sviluppo collaborativo dove contributor esterni possono migliorare funzionalità e capacità dei sistemi.
In un'intervista rilasciata a TechCrunch, Cooper ha sottolineato come l'interoperabilità aperta rappresenti la chiave per permettere alle aziende di comunicare attraverso provider e sistemi agentici diversi. La visione è quella di un ecosistema dove non prevale un singolo fornitore, host o azienda, ma dove la cooperazione tra più attori determina il valore finale per gli utenti. Un approccio che contrasta con la tendenza attuale dei "giardini recintati" tecnologici, dove ogni piattaforma funziona in isolamento rispetto alle concorrenti.
Srinivas Narayanan, CTO of B2B apps di OpenAI, ha evidenziato come gli agenti AI siano ormai prossimi a comunicare autonomamente durante operazioni aziendali complesse. In questo scenario, l'adozione di standard comuni da parte dei laboratori di ricerca diventa cruciale per garantire comunicazione efficace e ridurre le inefficienze. L'open source giocherà un ruolo determinante nel plasmare l'adozione dell'AI nel mondo reale, ha aggiunto Narayanan, riconoscendo implicitamente che il modello proprietario puro potrebbe rivelarsi insufficiente per affrontare la complessità dell'integrazione AI enterprise.
L'interrogativo principale riguarda l'impatto concreto sul tasso di adozione degli agenti AI. Nonostante le promesse di maggiore integrazione e facilità d'uso, il successo dipenderà dalla capacità della fondazione di attrarre un ecosistema ampio di sviluppatori e dalla velocità con cui gli standard proposti verranno implementati dalle piattaforme esistenti.