Il colosso taiwanese dei semiconduttori si prepara a rivoluzionare i propri listini prezzi, con aumenti che potrebbero oscillare tra il 5% e il 10% per i nodi di produzione più avanzati. Una mossa strategica che costringerà giganti tecnologici come NVIDIA e Apple a mettere mano al portafoglio per assicurarsi le forniture di chip di ultima generazione. La decisione arriva in un momento in cui l'azienda sta affrontando crescenti pressioni sui margini di profitto, causate dalle disruzioni della catena di fornitura e dagli investimenti miliardari negli Stati Uniti.
La strategia dei prezzi differenziati
Secondo quanto riportato da DigiTimes, TSMC avrebbe già comunicato ai propri partner i nuovi listini che interesseranno specificamente i processi produttivi da 5nm/4nm, 3nm e 2nm. Si tratta dei nodi tecnologici più richiesti dal mercato, quelli che alimentano i processori di ultima generazione per smartphone, computer e sistemi di intelligenza artificiale. Paradossalmente, mentre i prezzi saliranno per le tecnologie più sofisticate, l'azienda starebbe valutando sconti per i nodi più datati, creando una politica di pricing a due velocità.
L'apprezzamento del dollaro taiwanese delle ultime settimane ha contribuito ad accelerare questa decisione strategica. La valuta locale più forte ha infatti eroso parte dei margini dell'azienda, rendendo necessario un riequilibrio dei prezzi per mantenere la redditività su livelli accettabili.
L'espansione americana e i suoi costi
Dietro questa manovra sui prezzi si nasconde una realtà industriale complessa. TSMC ha incrementato i propri investimenti negli Stati Uniti fino a raggiungere i 300 miliardi di dollari, costruendo nuove linee di produzione nello stabilimento dell'Arizona destinate sia alla manifattura di chip avanzati che al packaging sofisticato. L'obiettivo è ambizioso: creare una catena di fornitura indipendente per l'America che arrivi a supportare anche i processi a 2nm nei prossimi anni.
Questi investimenti massicci rappresentano una risposta diretta alle pressioni geopolitiche e alle tariffe americane che gravano sulle operazioni taiwanesi. Il trasferimento di know-how e capacità produttiva dall'Asia al mercato nordamericano richiede capitali enormi e comporta inevitabilmente un impatto sui costi operativi dell'azienda.
Il monopolio de facto sui chip avanzati
La posizione di TSMC nel mercato globale dei semiconduttori le conferisce un potere contrattuale pressoché unico. Con oltre il 50% della quota di mercato e senza competitor realmente in grado di eguagliare le sue capacità tecnologiche sui nodi più avanzati, l'azienda taiwanese detiene quello che gli esperti definiscono il "controllo del gioco dei prezzi". Tuttavia, fino ad oggi ha mantenuto un approccio relativamente moderato, offrendo processi competitivi che hanno contribuito alla sua popolarità tra i clienti.
La crescente domanda legata al boom dell'intelligenza artificiale ha ulteriormente rafforzato questa posizione dominante. Gli ordini hanno raggiunto livelli di saturazione, con tempi di attesa che si allungano e margini di manovra sempre più ridotti per accogliere nuove richieste. In questo scenario, un aumento dei prezzi appare come una conseguenza quasi naturale delle dinamiche di mercato, dove la domanda supera sistematicamente l'offerta disponibile.