TSMC sta valutando un significativo potenziamento tecnologico per la seconda fase del suo stabilimento giapponese Fab 23, con l'obiettivo di portare nel Paese del Sol Levante la produzione di chip realizzati con processo produttivo N4, equivalente alla classe dei 4 nanometri. La notizia, riportata da Nikkei, si inserisce in un contesto di rapida evoluzione delle strategie produttive del colosso taiwanese dei semiconduttori, che sembra voler rafforzare la propria presenza tecnologica in Giappone ben oltre quanto inizialmente pianificato. Tuttavia, alcuni dettagli operativi sollevano interrogativi sulle tempistiche effettive di questa espansione.
Il progetto originale per la Fab 23 fase 2, conosciuta anche come JASM fase 2 e situata nei pressi di Kumamoto, prevedeva l'implementazione delle tecnologie produttive N6 e N7, rispettivamente processi a 6 e 7 nanometri. Questa capacità avrebbe integrato l'offerta della prima fase dello stabilimento, già operativa con nodi tecnologici più maturi che spaziano dai 40nm fino ai 12nm, coprendo anche i processi a 28nm, 22nm e 16nm destinati principalmente a componenti per l'automotive e applicazioni industriali.
L'eventuale introduzione dei processi N4 e N5 rappresenterebbe un salto qualitativo notevole per l'ecosistema manifatturiero giapponese, permettendo la produzione locale di chip di fascia alta destinati a smartphone di ultima generazione, processori per data center e componenti per l'intelligenza artificiale. Le tecnologie a 4 e 5 nanometri sono attualmente tra le più avanzate disponibili per la produzione in volumi elevati, utilizzate da clienti come Apple, AMD e NVIDIA per i loro prodotti di punta.
Il quadro si complica però con una decisione apparentemente contraddittoria: secondo quanto emerso, TSMC avrebbe rimosso attrezzature pesanti dal sito produttivo e avrebbe notificato ai propri fornitori di equipaggiamenti che non prevede di acquisire nuovi strumenti per l'intero 2026. Questa mossa suggerisce una possibile ridefinizione dell'architettura dell'impianto, forse per adattarlo alle specifiche più stringenti richieste dai nodi tecnologici più avanzati, oppure potrebbe indicare un rallentamento strategico legato a valutazioni di mercato.
Per un'azienda come TSMC, aggiornare le capacità produttive degli stabilimenti in costruzione non rappresenta una novità assoluta: la fonderia taiwanese ha sempre dimostrato flessibilità nell'adattare i propri piani alle richieste dei clienti e alle dinamiche del mercato globale dei semiconduttori. Tuttavia, la rimozione di equipaggiamenti già installati e la sospensione degli acquisti di nuovi macchinari per un periodo così prolungato potrebbero segnalare una revisione più profonda del progetto.
La presenza di capacità produttive avanzate in Giappone avrebbe implicazioni strategiche rilevanti per l'industria tecnologica nipponica, che da anni cerca di ridurre la dipendenza dalle forniture esterne di chip di fascia alta. Il governo giapponese ha investito massicciamente per attrarre TSMC sul proprio territorio, riconoscendo il valore strategico di una produzione locale di semiconduttori in un contesto geopolitico sempre più complesso.