Internet, anno dopo anno, è sempre meno libera. L'inventore del World Wide Web, Tim Berners-Lee, parlava di libertà, apertura e accesso universale: concetti che oggi non sono più così validi e che lo saranno sempre meno in futuro. Ma è giusto che Internet sia così libera, o la volontà di bloccare l'accesso a vari servizi ai minori di una certa età è qualcosa di giusto? È qualcosa che dobbiamo fare? Vediamo che cosa sta succedendo e come cambierà Internet già a partire dai prossimi mesi.
L'idea di fondo è semplice: così come nel mondo reale non puoi entrare in un locale vietato ai minori o acquistare alcolici senza dimostrare la tua età, allo stesso modo il web dovrebbe funzionare con controlli chiari e affidabili. Nella pratica, però, trasformare questo principio in una regola universale e funzionante è molto complicato.
La situazione attuale
In Europa non c'è una legge unica, ma il tema è regolamentato dal Digital Services Act (DSA), in vigore dal 2024. Il DSA non impone esplicitamente a tutti i siti web di verificare l'età dei navigatori, ma richiede che le piattaforme online, soprattutto quelle di grandi dimensioni, mettano in atto misure efficaci per proteggere i minori. Quindi, se un sito contiene o può contenere contenuti pornografici, legati ad alcol, azzardo, promozione di droghe, contenuti discriminatori o violenti — insomma, tutte cose che non sono adatte ai minori — quel sito deve assicurarsi che gli utenti che accedono alla sua piattaforma abbiano una certa età, e quindi deve controllare quanti anni hanno.
Attenzione però, perché la questione è più complessa e va ben oltre il semplice "per accedere a un sito porno devi avere 18 anni". Tante piattaforme come Facebook, Reddit, X, TikTok e via discorrendo possono, infatti, tranquillamente avere al loro interno questa tipologia di contenuti, identificati come non adatti a persone sotto una certa età. Di conseguenza, è richiesto un lavoro certosino per regolare i contenuti e restringere gli accessi.
Arriviamo, quindi, al presente: la Commissione Europea ha rilasciato il 25 luglio 2025 le linee guida e gli standard tecnici comuni per implementare questi sistemi di "age verification" interoperabili in tutti i paesi membri. L'idea è di sfruttare strumenti come il portafoglio di identità digitale europeo o, per noi in Italia, l'IT Wallet, per dimostrare requisiti come l'età senza rivelare altri dati personali. Questo significa che nel prossimo futuro, anche qui in Italia, questa legge dovrà essere recepita e dovranno essere applicati i sistemi di verifica dell'età, probabilmente collegati alla nuova identità digitale europea.
Il caso del Regno Unito
Alcuni paesi sono già partiti. In Francia, ad esempio, alcuni siti per adulti richiedono già dal 2024 la verifica dell'età e, siccome questi sistemi non sono stati implementati, quei siti sono stati addirittura bloccati. Negli Stati Uniti, ad oggi, in almeno 19 stati sono state introdotte leggi che obbligano al controllo dell'età, spesso richiedendo addirittura la scansione di un documento d'identità.
Ma il caso più recente del fallimento di questo approccio è rappresentato da quello che è accaduto in Inghilterra, che proprio il mese scorso ha attivato la verifica dell'identità su tutti i siti che la richiedono, seguendo le direttive dell'Online Safety Act, una legge locale che ha lo stesso scopo del DSA: rendere Internet più sicura per i minori.
Le modalità di verifica usate sono state la stima dell'età tramite sistemi di intelligenza artificiale che utilizzano selfie o video, l'uso di documenti ufficiali come il passaporto o la carta d'identità, e il controllo tramite dati bancari, operatori telefonici o digital wallet.
Il problema? molti di questi sistemi non funzionano. Addirittura, alcuni hanno ingannato questi meccanismi usando uno screenshot del videogioco "Death Stranding", perché le immagini venivano viste come foto reali. Per molti, inoltre, è bastato utilizzare una VPN, collegandosi a quei siti tramite server situati fuori dall'Inghilterra.
Tutti i servizi sono stati colpiti, da Spotify a YouTube a Reddit, che cercano di utilizzare l'IA per interpretare i segnali che definiscono l'età, con una precisione chiaramente molto dubbia. Inoltre, c'è da considerare che l'uso di sistemi come questi, ancora in via di sperimentazione, che prevedono di farsi un selfie o di inviare delle foto, rappresenta non solo un potenziale problema di privacy, ma anche di sicurezza. Si tratta di inviare informazioni su dati biometrici che potrebbero essere trafugati e potrebbero rappresentare un'opportunità per i criminali informatici di bypassare ulteriori sistemi di sicurezza.
Cosa succederà in Italia
L'Italia è tra i primi cinque paesi che svilupperanno l'integrazione di questi sistemi di verifica dell'età; tuttavia, non è ancora ben chiaro quale sarà la strada, e il fatto che sia ancora tutto un po' in dubbio non è proprio un buon segno. L'Europa sta sviluppando un'applicazione che potrà poi essere data ai vari paesi, per essere adottata e personalizzata e quindi integrata nel sistema nazionale. L'idea di base è, comunque, quella del "doppio anonimato": creare un tool che permetta al sistema di verifica dell'età di ricevere una richiesta dal sito, ma senza sapere da quale sito arriva, e di restituire una risposta che è semplicemente un "sì" o un "no" sull'età richiesta.
Questo principio è fondamentale per la protezione della privacy, un punto saldo della legge europea sulla tutela dei cittadini. Molto probabilmente, qui in Italia potrà essere usato l'IT Wallet, anche se ci sono dubbi a riguardo giacché ad oggi può essere attivato solo da maggiorenni. È possibile, inoltre, che ci siano altri limiti di età richiesti, non solamente la maggiore età, per usare determinati servizi; potranno esserci limiti a 13, 14 o 16 anni.
Quali siti dovranno verificare l’età
Come dicevamo in apertura, non si tratta solamente di bloccare la visita ai siti porno, bensì le realtà che dovranno adottare questo sistema di "age verification" sono molto più estese: tutti quelli che gestiscono il gioco d'azzardo, come Sisal e Lottomatica, e non solamente i vari casinò online; inoltre, tutte quelle piattaforme su cui possono circolare contenuti sessuali, violenti o disturbanti, il che significa i vari forum, Reddit, Telegram, Discord, Twitter, sono tutti sono interessati da questo problema.
In molti casi potrebbero non essere chiusi completamente i siti, ma solamente alcune sezioni. Immagino, ad esempio, sezioni di Reddit o solamente un certo numero di account su X. E ovviamente anche i motori di ricerca: Google stessa permette di visualizzare contenuti non idonei con una semplice ricerca, e questa cosa dovrà essere vietata.
Anche i vari shop online, tra cui Amazon, potrebbero essere interessati in base al prodotto: se è un articolo destinato a un pubblico adulto, come alcol o tabacco, dovrà essere bloccato. C'è da dire che molti di questi siti già oggi non dovrebbero permettere l'accesso a chi è minorenne o ha meno di una certa età (ad esempio, per creare un account Amazon bisogna essere maggiorenni, ma sappiamo che la realtà è ben diversa). In ogni caso, chi userà un account non proprio per accedere a questi servizi dovrà poi verificare costantemente l'età del proprietario per proseguire su determinate pagine o effettuare determinati acquisti.
È giusto verificare l’età?
L'idea di verificare l'età degli utenti per accedere a determinati contenuti su Internet parte da un presupposto apparentemente ineccepibile: proteggere i minori da ciò che potrebbe danneggiarli. Alla fine, si tratta di un principio di buon senso; probabilmente nessuno vuole che un bambino di 8, 9 o 10 anni finisca su siti pornografici, si imbatta in scene di violenza estrema o venga spinto verso comportamenti autolesionistici.
Quindi, personalmente, credo che sì, sia giusto verificare l'età, ma solo in casi estremi, cioè dove il contenuto è realmente pericoloso o totalmente inadatto a un minore. Il problema è che, prima di questa misura, o quantomeno di pari passo, bisogna accompagnarla con una vera educazione digitale che oggi non esiste, perché altrimenti rischiamo di ottenere l'effetto opposto a quello desiderato. Insomma, i genitori sono i primi a dover capire che devono educare e non vietare.
C'è un fenomeno ben noto in psicologia chiamato "reattanza psicologica", di cui ho già parlato in alcuni video anche con il supporto di alcuni psicologi: quando un individuo percepisce che la propria libertà di scelta viene limitata, tende a desiderare proprio ciò che gli viene proibito. È un meccanismo che si manifesta già nei bambini piccoli ("non toccare" e loro toccano), ma resta presente anche nelle persone più grandi.
Applicato a Internet, significa che un adolescente che vede un contenuto vietato ai minori sarà spinto più di prima a volerlo vedere. La rete è un ambiente in cui le barriere possono essere aggirate con relativa facilità: VPN, mirror site, account falsi. Se il controllo diventa puramente repressivo, senza educazione e senza spiegazione, succede quanto è già successo nel Regno Unito, ovvero ci si inventa modi per rompere le regole. Un controllo dell'età esteso a troppi ambiti porta, dunque, con sé troppi rischi.
E poi, perché a 14, 16 o 18 anni deve cambiare tutto? Fino a 17 anni e 364 giorni non posso guardare certi contenuti, e il giorno dopo posso fare una full immersion H24? È come dire che il giorno del mio diciottesimo compleanno posso ammazzarmi di alcol perché fino al giorno prima era vietato. Non funziona in questo modo, l'equilibrio sta sempre nel mezzo. Insomma, bisogna proteggere i bambini, ma non bisogna aspettare che le persone diventino adulte per poter accedere a determinati contenuti. Non bisogna vietarli per così tanto tempo, soprattutto oggi che si diventa adolescenti molto prima rispetto a diversi anni fa. Quindi sì, proteggiamo i bambini, ma tutti gli altri devono essere lasciati liberi di agire, educati a capire bene quello che stanno guardando o facendo.
Funzionerà?
I sistemi verranno implementati, anche in modo capillare, perché la legge lo imporrà e le piattaforme non avranno scelta. Ma il risultato pratico sarà ben diverso da quello che si può immaginare.
Per la maggior parte delle persone, la verifica dell'età sarà una fastidiosa interruzione. Immaginiamo di navigare normalmente: all'improvviso, prima di entrare in una pagina o acquistare un prodotto, dovrete autenticarvi con l'IT Wallet o un sistema simile. Certo, magari ci sarà un'opzione "ricordati di me per un mese", ma sarà qualcosa che ogni tanto scadrà. Per chi non è nato con Internet in tasca, queste procedure non saranno solo una scocciatura, ma un vero ostacolo.
Molti anziani non hanno familiarità con questi sistemi, faticano a capire come usare l'autenticazione a più fattori, i QR code o le app di identità digitale; alcuni non hanno nemmeno uno smartphone compatibile. Questo rischia di trasformare un sistema pensato per proteggere in un meccanismo di esclusione digitale, dove una parte della popolazione viene tagliata fuori da intere sezioni della rete, non per ragioni di età, ma per incompetenza tecnologica.
E poi ci sono i ragazzi, che cercheranno modi per aggirare questi divieti. Non servirà nemmeno troppa creatività: basterà usare l'account di un genitore o di un fratello maggiore, farsi prestare le credenziali o trovare versioni alternative dei contenuti su siti non ancora bloccati. Se per "funzionare" intendiamo ridurre a zero l'accesso dei minori ai contenuti vietati, la risposta è no: sarà impossibile.
In ogni caso, credo che questo sistema finirà per essere percepito da tutti come un'incombenza burocratica più che una vera misura di sicurezza, un po' come quando ci si deve loggare più volte per leggere un articolo o completare un acquisto. La sensazione è di fatica, non di protezione del proprio account.