Nel deserto di Atacama, uno dei luoghi più aridi del pianeta, il Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe ha immortalato un evento straordinario: la nascita di un pianeta. Si tratta di WISPIT 2b, un gigante gassoso giovane appena 5 milioni di anni, osservato mentre orbita intorno a una stella simile al nostro Sole. Una scoperta che offre un’occasione unica per capire meglio i processi che, 4,6 miliardi di anni fa, portarono alla formazione del Sistema Solare.
Un laboratorio cosmico per studiare la nascita dei mondi
Il pianeta è stato identificato grazie al lavoro congiunto di un team internazionale che ha utilizzato tecnologie d’avanguardia per analizzare il disco di gas e polveri che lo avvolge. Il dottor Christian Ginski dell’Università di Galway racconta come l’osservazione sia stata quasi casuale: durante uno studio mirato a individuare pianeti appena formati, gli scienziati si sono imbattuti in un disco multi-anello particolarmente esteso e complesso.
Questo disco si allunga fino a 380 unità astronomiche, una distanza 380 volte superiore a quella che separa la Terra dal Sole. Al suo interno, WISPIT 2b sta ancora crescendo, inglobando gas per formare la propria atmosfera. Le immagini ottenute in diverse bande spettrali hanno confermato la presenza di strutture ad anelli e bracci a spirale, segnali chiari di un pianeta in fase di accrescimento.
Una finestra sul passato del nostro sistema solare
WISPIT 2b è solo il secondo pianeta mai osservato in questa fase primordiale attorno a una stella giovane e simile al Sole. Le prime immagini mostrano il corpo celeste ancora incandescente per via del calore della sua formazione, ben visibile nell’infrarosso. Questo risultato si inserisce in un progetto di ricerca quinquennale dedicato a capire se i giganti gassosi in orbite ampie siano più comuni intorno a stelle giovani o più mature.
Lo studio di WISPIT 2b aiuterà a chiarire perché i sistemi planetari finora scoperti risultino così diversi dal nostro, offrendo un confronto diretto con le teorie sulla formazione planetaria.
Il futuro della ricerca sui pianeti extrasolari
La scoperta porta la firma di Richelle van Capelleveen, dottoranda all’Università di Leida, insieme a un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Galway. La posizione del pianeta all’interno del disco multi-anello lo rende un caso di studio ideale per testare i modelli attuali di accrescimento planetario.
Il sistema WISPIT 2 diventerà probabilmente un riferimento per i futuri studi sugli esopianeti: per la prima volta gli astronomi hanno a disposizione l’immagine chiara di un pianeta in crescita all’interno di un disco così strutturato. Un laboratorio naturale che permetterà di osservare in diretta la danza cosmica che porta alla nascita dei mondi.