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Un fossile rivela: i caimani giganti cacciavano gli uccelli del terrore

Un osso di gamba di 13 milioni di anni fa di un grande uccello terricolo presenta segni di morsi di coccodrillo, rivelando un antico mondo di predatori

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 23/07/2025 alle 12:48

La notizia in un minuto

  • Un fossile di uccello del terrore alto 2,5 metri, scoperto nel deserto di Tatacoa in Colombia, presenta segni di morsi inflitti da un caimano gigante di 4,5 metri circa 13 milioni di anni fa
  • La scoperta rivela che anche i superpredatori dell'epoca potevano diventare prede quando si avvicinavano alle zone umide del sistema Pebas, dimostrando la complessità delle antiche reti alimentari
  • I segni di morsi sui fossili forniscono istantanee uniche della vita preistorica, mostrando come gli ecosistemi del passato fossero più imprevedibili delle nostre categorie scientifiche ordinate
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Nel cuore dell'attuale Colombia, circa 13 milioni di anni fa, si consumava uno scontro titanico tra due dei predatori più temibili che abbiano mai calcato il suolo sudamericano. Da una parte gli uccelli del terrore, giganteschi volatili incapaci di volare ma dotati di becchi affilati come accette e artigli mortali, dall'altra i caimani giganti che dominavano le vaste zone umide del sistema Pebas. Un fossile scoperto nel deserto di Tatacoa ha ora svelato i dettagli di questo antico duello tra titani, rivelando che persino i predatori più temibili potevano diventare prede.

La scoperta che ha cambiato prospettiva

Tutto è iniziato quando Andrés Link dell'Università delle Ande in Colombia stava esaminando una collezione di fossili di coccodrilli in un museo. Uno degli esemplari non sembrava appartenere alla categoria: si trattava invece dell'osso di una zampa inferiore di un forusracide, meglio conosciuto come "uccello del terrore". Questi predatori dominanti dell'epoca possedevano caratteristiche fisiche impressionanti, con becchi dalla forma di ascia e zampe possenti terminate da artigli acuminati sui piedi.

L'esemplare in questione apparteneva a una specie alta circa 2,5 metri, probabilmente una delle varianti più imponenti di uccello del terrore mai identificate dai paleontologi. Tuttavia, ciò che ha reso davvero eccezionale questa scoperta non erano le dimensioni del fossile, ma i segni che portava con sé.

I marchi di una lotta primordiale

Il fossile, originariamente rinvenuto dal paleontologo locale César Perdomo nella regione desertica di Tatacoa, presentava quattro profonde tacche sulla superficie: inequivocabili segni di morsi. Link e il suo team hanno voluto identificare quale creatura avesse osato affondare le fauci in un predatore così intimidatorio, utilizzando tecnologie avanzate per scannerizzare la superficie del reperto e creare un modello digitale delle impronte dentali.

Il confronto con i denti degli antichi predatori della regione ha escluso i mammiferi come possibili responsabili. "Non ci sono prove di rosicchiamento e i segni sono arrotondati e disposti in linea, più simili a quelli inflitti da coccodrilli e caimani", spiega Link. L'analisi ha portato all'identificazione del colpevole: un caimano gigante chiamato Purussaurus neivensis, lungo circa 4,5 metri.

Un ecosistema di giganti

L'uccello del terrore viveva in un'epoca in cui il nord del Sud America era dominato dal sistema Pebas, una massiccia rete di zone umide intervallate da foreste tropicali e praterie. Questo ecosistema allagato ospitava una straordinaria diversità di coccodrilli, creando le condizioni per scontri epici tra superpredatori.

Gli uccelli del terrore erano indubbiamente al vertice della catena alimentare

"Gli uccelli del terrore erano indubbiamente al vertice della catena alimentare", afferma Link. "Ma questa evidenza ci mostra che potevano anche cadere come prede di grandi caimani quando si avvicinavano a specchi d'acqua di grandi dimensioni. Forse andavano lì per cercare prede o si stavano spostando attraverso questo ecosistema complesso."

Vita o morte nell'antica palude

I ricercatori non possono escludere che l'uccello fosse già morto quando il caimano lo trovò, rendendo i segni dei denti una prova di necrofagia piuttosto che di predazione attiva. L'assenza di segni di guarigione ossea attorno ai morsi conferma che, in ogni caso, l'uccello non sopravvisse all'incontro.

Questo non rappresenta un caso isolato nella documentazione fossile. Carolina Acosta Hospitaleche dell'Università Nazionale di La Plata in Argentina ha descritto in uno studio dell'anno scorso segni di morsi su un fossile di uccello del terrore molto più piccolo e antico, risalente a circa 43 milioni di anni fa. Le marcature suggeriscono che un antico marsupiale carnivoro si nutrì di quell'uccello, e curiosamente anche quei segni si trovavano sulla zampa inferiore.

Finestre sul passato remoto

Stephanie Drumheller dell'Università del Tennessee sottolinea l'importanza di queste scoperte: "I segni di morsi ci forniscono queste incredibili piccole istantanee della vita nel passato". Quando si studiano gli ambienti antichi, c'è la tendenza a tentare di categorizzare precisamente gli organismi estinti all'interno di ruoli ecologici particolari, ma le reti alimentari possono essere complesse.

La natura, come sempre, si rivela più caotica e imprevedibile delle nostre categorie ordinate. Questo antico scontro tra giganti ci ricorda che anche i predatori più formidabili non erano invincibili, e che negli ecosistemi del passato, come in quelli attuali, la sopravvivenza dipendeva spesso dall'essere nel posto giusto al momento giusto.

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

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