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Osteoartrosi, arriva la terapia che “assorbe” il dolore

Una terapia cellulare usa neuroni ingegnerizzati per neutralizzare l’infiammazione invece di bloccare il segnale del dolore.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 16/12/2025 alle 08:35

La notizia in un minuto

  • SN101 utilizza neuroni ingegnerizzati come "spugne molecolari" che assorbono i mediatori dell'infiammazione anziché bloccare il dolore, offrendo un approccio radicalmente diverso dalle terapie tradizionali
  • La terapia cellulare derivata da cellule staminali pluripotenti indotte agisce su molteplici vie di segnalazione simultaneamente, proteggendo la cartilagine dalla degradazione mentre riduce il dolore cronico
  • Potrebbe diventare il primo farmaco modificante la malattia nell'osteoartrosi, una categoria terapeutica ancora inesplorata che va oltre il semplice controllo sintomatico per influenzare il decorso della patologia

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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La gestione del dolore cronico potrebbe essere alle soglie di un cambiamento radicale grazie a una strategia terapeutica che ribalta l'approccio convenzionale: utilizzare neuroni ingegnerizzati come "spugne molecolari" per assorbire i mediatori dell'infiammazione invece di bloccare semplicemente la trasmissione del segnale doloroso. I risultati presentati dalla società biotecnologica statunitense SereNeuro Therapeutics il 12 dicembre descrivono SN101, una terapia cellulare derivata da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) che promette di affrontare simultaneamente due aspetti dell'osteoartrosi: il dolore debilitante e la progressiva degradazione della cartilagine articolare. Si tratta di un approccio che si distingue nettamente sia dai farmaci oppioidi, gravati dal rischio di dipendenza, sia dalle terapie antinfiammatorie tradizionali che offrono sollievo temporaneo ma possono accelerare il deterioramento articolare.

La metodologia alla base di SN101 rappresenta un'innovazione nel campo della medicina rigenerativa applicata al dolore. Il professor Gabsang Lee, neuroscienziato della Johns Hopkins University e cofondatore scientifico di SereNeuro, spiega che il trattamento si basa su nocicettori periferici ad alta purezza differenziati da cellule staminali pluripotenti indotte. Questi neuroni sensoriali specializzati nella percezione del dolore vengono somministrati tramite iniezione diretta nell'articolazione colpita da osteoartrosi, dove svolgono una funzione controintuitiva: invece di trasmettere segnali nocicettivi al sistema nervoso centrale, agiscono catturando e neutralizzando le molecole infiammatorie responsabili della sensazione dolorosa. Parallelamente, gli studi meccanicistici condotti dal team di ricerca hanno confermato che queste cellule rilasciano fattori rigenerativi capaci di proteggere il tessuto cartilagineo dalla degradazione progressiva.

Il confronto con le terapie emergenti evidenzia la portata innovativa di questo approccio cellulare. Mentre farmaci come gli inibitori del canale Nav 1.8 mirano a bloccare un singolo bersaglio molecolare coinvolto nella trasmissione del dolore, i nocicettori derivati da iPSC che costituiscono SN101 esprimono naturalmente l'intero repertorio di recettori del dolore e canali ionici caratteristici di questi neuroni sensoriali. Questa complessità biologica intrinseca consente alla terapia di influenzare simultaneamente molteplici vie di segnalazione coinvolte sia nella nocicezione che nell'infiammazione articolare, un'architettura terapeutica che nessun farmaco a molecola singola può replicare. La strategia multi-target rappresenta un vantaggio particolare nell'osteoartrosi, una patologia caratterizzata da meccanismi fisiopatologici complessi e interconnessi.

"I trattamenti standard attuali, in particolare i corticosteroidi, forniscono sollievo temporaneo ma accelerano nel tempo la degradazione della cartilagine, peggiorando alla fine la malattia"

Le limitazioni delle opzioni terapeutiche correnti rappresentano lo scenario clinico che SN101 intende affrontare. Il dottor Daniël Saris, membro del comitato consultivo clinico di SereNeuro e professore di ortopedia e medicina rigenerativa presso la Mayo Clinic, sottolinea come i corticosteroidi, pilastro della gestione sintomatica dell'osteoartrosi da decenni, offrano benefici transitori a fronte di un effetto collaterale significativo: l'accelerazione della degenerazione cartilaginea che caratterizza la progressione della malattia. Questa contraddizione terapeutica ha spinto la comunità scientifica a cercare alternative che possano fornire analgesia duratura senza compromettere l'integrità strutturale dell'articolazione. I dati preclinici presentati da SereNeuro suggeriscono che SN101 soddisfa entrambi questi requisiti, preservando il tessuto articolare mentre riduce il dolore cronico, e lo fa senza il rischio di dipendenza associato agli analgesici oppioidi.

Il potenziale di SN101 come farmaco modificante la malattia nell'osteoartrosi (DMOAD, nella nomenclatura farmacologica) rappresenta forse l'aspetto più rilevante di questa ricerca. Attualmente non esistono terapie approvate capaci di rallentare o invertire la progressione dell'osteoartrosi, una condizione degenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo e rappresenta una delle principali cause di disabilità nell'invecchiamento. La capacità documentata di questa terapia cellulare di proteggere la cartilagine articolare potrebbe posizionare SN101 in una categoria terapeutica ancora inesplorata, andando oltre il semplice controllo sintomatico per influenzare il decorso naturale della patologia. La società biotecnologica si trova attualmente nella fase preclinica dello sviluppo, e sarà necessario dimostrare sicurezza ed efficacia attraverso trial clinici rigorosamente controllati prima che questa promettente tecnologia possa raggiungere i pazienti. Le prossime tappe includeranno la valutazione della durata dell'effetto terapeutico, il profilo di sicurezza a lungo termine e l'identificazione dei parametri ottimali di dosaggio e somministrazione in modelli animali più complessi, propedeutici agli studi nell'uomo.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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