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Restare giovani? I fenicotteri hanno trovato la risposta

Gli esemplari migratori invecchiano più lentamente, mentre quelli residenti subiscono un declino precoce dopo vantaggi iniziali.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 09/09/2025 alle 17:41

La notizia in un minuto

  • Una ricerca quarantennale sui fenicotteri della Camargue rivela che i fenicotteri residenti invecchiano il 40% più velocemente rispetto a quelli migratori, dimostrando come diverse strategie di vita influenzino i processi di senescenza
  • I fenicotteri stanziali dominano nei primi anni con tassi di sopravvivenza superiori, ma questo vantaggio si trasforma in invecchiamento accelerato, mentre i migratori pagano costi iniziali più alti ma mantengono capacità riproduttive più a lungo
  • Lo studio, basato su un dataset unico di anellature dal 1977, apre nuove prospettive sulla biologia dell'invecchiamento, dimostrando che anche all'interno della stessa specie gli individui possono invecchiare a velocità diverse per fattori comportamentali

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Il rosa acceso dei fenicotteri che si stagliano contro il cielo della Camargue nasconde un segreto che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’invecchiamento. Una ricerca quarantennale dell’istituto Tour du Valat ha dimostrato che le scelte di vita di questi uccelli influenzano la velocità con cui i loro corpi cedono al tempo. Pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, la scoperta rivela che la migrazione non è solo sopravvivenza stagionale, ma anche un fattore determinante nei processi di senescenza.

La lezione dei fenicotteri: due stili di vita, due destini

In Camargue i fenicotteri rosa si dividono in due categorie: i residenti, che rimangono tutto l’anno nelle stesse lagune, e i migratori, che si spostano annualmente lungo le coste del Mediterraneo verso Italia, Spagna e Nord Africa. Questa divisione ha permesso di osservare come strategie diverse si riflettano sul ritmo dell’invecchiamento.

I residenti dominano i primi anni della vita adulta, mostrando maggiore sopravvivenza e riproduzione rispetto ai migratori. Ma con il passare del tempo pagano un prezzo elevato.

Il prezzo della stabilità

Secondo lo studio, i fenicotteri stanziali invecchiano più in fretta: circa il 40% in più rispetto ai migratori. I primi mostrano segni di declino intorno ai 20,4 anni, mentre i secondi conservano capacità riproduttive e vitalità fino ai 21,9 anni. «È un compromesso tra performance giovanili e salute in età avanzata», spiega Sébastien Roques del CNRS.

I residenti vivono intensamente all’inizio, ma pagano questo ritmo in seguito

I migratori, pur affrontando inizialmente più rischi e tassi riproduttivi più bassi, sembrano godere di un processo di invecchiamento rallentato che garantisce benefici a lungo termine.

Un laboratorio naturale durato quattro decenni

Con una longevità che supera i 50 anni, i fenicotteri sono ideali per studiare l’invecchiamento. Dal 1977, il programma di anellatura e monitoraggio della Tour du Valat ha raccolto dati senza precedenti, seguendo migliaia di individui e tracciandone l’intera biografia. Come ricordano Arnaud Béchet e Jocelyn Champagnon, «possiamo ancora osservare fenicotteri marcati nel primo anno del programma, un patrimonio unico al mondo».

La scoperta evidenzia che le differenze nei tassi di senescenza non avvengono solo tra specie, ma anche all’interno della stessa. «Per lungo tempo si pensava che l’invecchiamento variasse soprattutto tra specie diverse», spiega Hugo Cayuela dell’Università di Oxford. «Oggi sappiamo che anche fattori comportamentali e ambientali incidono profondamente».

Lo studio dei fenicotteri migratori offre quindi una finestra privilegiata sui meccanismi dell’invecchiamento, dimostrando che la migrazione stagionale può rallentare il declino biologico. Il lavoro della Tour du Valat, fondato nel 1954 da Luc Hoffmann, conferma come la ricerca a lungo termine sia essenziale per svelare i segreti della vita animale e aprire nuove prospettive nella biologia dell’invecchiamento.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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