Negli ultimi tempi, l'energia nucleare è tornata prepotentemente al centro del dibattito globale e nazionale. Con l'urgente necessità di decarbonizzare i nostri sistemi energetici e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, numerosi paesi stanno riconsiderando il proprio approccio a questa fonte. Anche in Italia, dopo decenni di silenzio e un referendum che ne aveva segnato l'uscita, si assiste a una riapertura del dialogo sul nucleare, con vari piani e proposte che mirano a integrare la produzione di energia atomica nel nostro mix energetico futuro.
Ma cosa sta realmente accadendo? Come mai questo rinnovato interesse proprio ora? E quali sono le prospettive concrete per l'Italia in questo scenario in rapida evoluzione? Per esplorare queste domande e fare chiarezza su un tema così complesso e spesso controverso, ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con l'Ingegnere Stefano Monti. L'Ingegnere Monti è una figura di spicco nel settore: è ingegnere nucleare, presidente dell'Associazione Italiana Nucleare e ha ricoperto nel tempo numerosi ruoli di rilievo all'interno dell'industria. Con la sua vasta esperienza e competenza, ci guiderà attraverso le sfaccettature di questa rinascita nucleare, dai motivi che la sottendono alle nuove tecnologie, come gli Small Modular Reactors (SMR), fino alle implicazioni economiche e sociali.
Come ci torneremo al nucleare? Si parla di SMR, una sigla che sta per Small Modular Reactor. Ma prima, vediamo cosa è successo nel mondo fino ad ora.
L'altro aspetto interessante è la possibilità di un approccio per step: se per esempio il nostro Paese avesse bisogno, faccio per dire, di 2 GW elettrici di nucleare in una certa zona d'Italia, e lei ha a disposizione solamente gli impianti grandi, deve aspettare di aver realizzato tutti e 2 i GW, connetterli in rete e solo allora l'azienda produttrice può cominciare a fare soldi, ad avere i ritorni dalla vendita dell'elettricità. La taglia degli SMR e la loro modularità permettono di avere questo approccio per step. Per esempio, tu realizzi e investi solamente sui primi 300, 400, 500, 600 MW elettrici, li connetti velocemente in rete e, con i guadagni della connessione delle prime unità, puoi investire sulle unità successive. Non devi tirare fuori subito miliardi e miliardi per investire su un programma nucleare che poi prende 10-20 anni; investi gradualmente e nel frattempo hai i vantaggi di ritorno economico, e con quei ritorni investi anche sui moduli successivi. Questo è un approccio sia tecnologico che finanziario reso possibile dagli SMR.
L'Energiewende in Germania, che viene propagandata da tanti sostenitori del "100% rinnovabili", ha provocato prezzi dell'energia molto elevati e molto instabili. Questo anche perché in certi momenti c'è un eccesso di produzione, perché ci sono troppe rinnovabili tutte in una volta, e in altri momenti ci sono prezzi molto alti perché le rinnovabili non producono, non essendoci vento e sole. E poi c'è la questione della decarbonizzazione: la Germania e, purtroppo, parzialmente anche l'Italia, hanno emissioni di CO2 per kWh prodotto tra le più alte d'Europa. Quindi, cosa vuol dire? Che "solo rinnovabili" non va bene, anche sul lato dei costi, della stabilità dei prezzi e così via.