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Viaggiamo nello spazio a una velocità inattesa

Nuove osservazioni radio mostrano che il Sistema Solare si muove oltre tre volte più veloce del previsto, mettendo in dubbio il modello cosmologico.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 24/11/2025 alle 08:45

La notizia in un minuto

  • Il sistema solare si muoverebbe a una velocità 3,7 volte superiore rispetto alle previsioni del modello cosmologico standard, secondo uno studio basato sull'analisi delle radiogalassie con il radiotelescopio LOFAR
  • La deviazione superiore a cinque sigma costituisce evidenza statistica significativa di un fenomeno reale, confermata anche da osservazioni precedenti sui quasar in infrarosso
  • L'anomalia mette in discussione assunzioni fondamentali sulla struttura dell'universo: o esistono strutture gravitazionali su larga scala non contemplate, o la distribuzione della materia è meno omogenea di quanto ritenuto

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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La velocità con cui il nostro sistema solare si muove attraverso l'universo rappresenta uno dei parametri fondamentali per verificare la validità del modello cosmologico standard. Un nuovo studio condotto dal team di Lukas Böhme dell'Università di Bielefeld, pubblicato su Physical Review Letters, ha rilevato un'anomalia significativa: il sistema solare si sposterebbe a una velocità oltre tre volte superiore a quanto previsto dalle teorie attuali, sollevando interrogativi profondi sulla nostra comprensione della struttura cosmologica su larga scala.

Il metodo utilizzato dai ricercatori si basa sull'analisi della distribuzione delle radiogalassie, oggetti celesti che emettono intense onde radio. Queste radiazioni elettromagnetiche, caratterizzate da lunghezze d'onda molto maggiori rispetto alla luce visibile, possono attraversare polveri e gas interstellari che normalmente oscurano la visione ottica, permettendo ai radiotelescopi di osservare galassie altrimenti invisibili. Il movimento del sistema solare genera un effetto direzionale sottile ma misurabile: nella direzione del moto dovrebbe apparire un numero leggermente maggiore di radiogalassie, un fenomeno che i cosmologi definiscono "dipolo".

Per quantificare questa asimmetria, il gruppo di ricerca ha utilizzato dati provenienti da LOFAR (Low Frequency Array), una rete di radiotelescopi distribuita su scala europea, integrati con osservazioni di altri due osservatori radio. L'elemento innovativo dello studio risiede nell'applicazione di un nuovo metodo statistico che tiene conto della natura composita di molte radiogalassie, costituite da più componenti distinte. Questo approccio ha prodotto misurazioni con margini di incertezza più ampi ma anche più realistici, aumentando l'affidabilità dei risultati.

Il risultato combinato dei tre radiotelescopi ha rivelato una deviazione superiore a cinque sigma, il livello di significatività statistica che nella comunità scientifica costituisce evidenza di un fenomeno reale

L'analisi ha evidenziato un'anisotropia nella distribuzione delle radiogalassie 3,7 volte più intensa rispetto alle previsioni del modello cosmologico standard. Quest'ultimo, che descrive l'evoluzione dell'universo dal Big Bang fino ad oggi, postula una distribuzione sostanzialmente uniforme della materia su scale cosmologiche. Come spiega il professor Dominik J. Schwarz, cosmologo dell'Università di Bielefeld e coautore dello studio, se il sistema solare si muove effettivamente a questa velocità, dobbiamo rimettere in discussione assunzioni fondamentali sulla struttura dell'universo su larga scala.

L'anomalia rilevata potrebbe avere due spiegazioni principali, entrambe problematiche per la cosmologia contemporanea. La prima ipotesi è che il sistema solare possegga effettivamente una velocità peculiare molto superiore a quanto previsto, il che implicherebbe la presenza di strutture gravitazionali su larga scala non contemplate dal modello standard. L'alternativa è che la distribuzione delle radiogalassie nell'universo sia intrinsecamente meno omogenea di quanto finora ritenuto, contraddicendo uno dei pilastri del principio cosmologico che assume l'isotropia e l'omogenità dell'universo su grandi scale.

Particolarmente significativo è il fatto che questi risultati confermino osservazioni precedenti condotte su quasar, i nuclei estremamente luminosi di galassie distanti dove buchi neri supermassicci accrescono materia emettendo quantità prodigiose di energia. Anche nei dati infrarossi relativi ai quasar era emersa la medesima anomalia direzionale, suggerendo che non si tratti di un errore strumentale o metodologico specifico delle osservazioni radio, ma di una caratteristica reale della distribuzione della materia nell'universo.

La ricerca evidenzia come l'affinamento delle tecniche osservative e l'integrazione di dati provenienti da diverse porzioni dello spettro elettromagnetico possano mettere in crisi modelli consolidati. Le prossime fasi della ricerca richiederanno survey ancora più estese e sensibili, capaci di mappare con precisione crescente la distribuzione tridimensionale delle galassie, per discriminare tra le diverse interpretazioni possibili di questa discrepanza. La questione rimane aperta: stiamo osservando un limite del modello cosmologico standard o una caratteristica finora trascurata della struttura dell'universo?

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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