Il mondo scientifico è di fronte a una svolta che potrebbe cambiare radicalmente la comprensione e il trattamento dell’obesità. Un team internazionale di ricercatori ha individuato undici varianti distinte della condizione, ciascuna con caratteristiche genetiche e cliniche proprie. Questa scoperta ribalta l’idea che l’obesità sia un’unica patologia, rivelandola invece come un insieme eterogeneo di disturbi che richiedono strategie di intervento personalizzate.
La mappatura genetica dell’obesità
Lo studio, basato su un’analisi genomica di oltre due milioni di individui, ha preso in considerazione quattro parametri chiave: indice di massa corporea, circonferenza della vita, rapporto vita-fianchi e circonferenza dei fianchi. In questo modo, sono state identificate 743 regioni del genoma associate all’obesità, 86 delle quali mai documentate prima.
L’impiego di algoritmi di machine learning ha permesso di raggruppare i dati in undici cluster distinti, ognuno legato a biomarcatori e tratti fisiologici specifici. Questo rappresenta un passo avanti decisivo rispetto alla classificazione tradizionale basata esclusivamente su un indice di massa corporea superiore a 30.
Metabolismo e sistema immunitario come fattori chiave
Le tipologie individuate mostrano legami diversi con i processi metabolici fondamentali. Alcuni sottotipi sono associati al metabolismo dell’insulina, altri alla regolazione del sistema immunitario, altri ancora alla gestione dei lipidi. Questo spiega perché persone con lo stesso indice di massa corporea possano manifestare complicanze del tutto differenti.
Laura Gray, dell’Università di Sheffield, evidenzia come questa nuova visione apra la strada a cure mirate e preventive, più efficaci rispetto agli approcci standardizzati.
I limiti dello studio e le prossime sfide
Nonostante il potenziale della scoperta, lo studio - pubblicato su medRxiv e non ancora sottoposto a revisione paritaria - presenta limiti rilevanti. Il campione, pur includendo individui di origini diverse, è dominato da persone di discendenza europea, riducendo la validità dei risultati per altre popolazioni.
Gli autori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per confermare il ruolo dei geni individuati e approfondirne l’impatto sui meccanismi metabolici.
Se confermati, i risultati potrebbero aprire la strada a terapie su misura basate sul profilo genetico del paziente, ottimizzando l’efficacia dei trattamenti e riducendo gli effetti collaterali. Un approccio che trasformerebbe la gestione dell’obesità, avvicinando la medicina alla vera precisione terapeutica.