Le pianure dell’Africa meridionale custodiscono le tracce di una delle catastrofi più devastanti della storia del pianeta. In tre bacini geologici tra Tanzania e Zambia, un team internazionale di paleontologi ha riportato alla luce fossili che raccontano gli ultimi momenti prima della “Grande Moria”, l’estinzione di massa che 252 milioni di anni fa cancellò il 70% delle specie terrestri. Questi ritrovamenti offrono una rara finestra sul mondo del Permiano, quando il supercontinente Pangea ospitava creature ormai scomparse.
Dal 2007, Christian Sidor (Università di Washington) e Kenneth Angielczyk (Field Museum di Chicago) hanno guidato nove spedizioni nei bacini di Ruhuhu (Tanzania meridionale), Luangwa e Mid-Zambezi (Zambia). Le missioni, spesso svolte in condizioni estreme, hanno permesso di raccogliere dati che hanno rivoluzionato la comprensione del periodo. Dopo oltre 15 anni di lavoro, i risultati sono confluiti in 14 articoli pubblicati sul Journal of Vertebrate Paleontology. “Questi fossili ci offrono una prospettiva globale su un momento senza precedenti della storia naturale”, sottolinea Sidor.
Creature straordinarie in un mondo in bilico
Tra i fossili più significativi compaiono i gorgonopsiani, predatori con zanne a sciabola, i dicinodonti, piccoli erbivori simili a rettili dotati di becchi e zanne usate forse per scavare, e i temnospondili, anfibi grandi quanto salamandre giganti. La qualità eccezionale dei reperti permette confronti dettagliati con altri siti del Permiano, offrendo uno sguardo sugli ecosistemi terrestri in formazione, tra foreste primitive e valli aride.
Il Permiano fu l’epilogo dell’Era Paleozoica, un periodo cruciale in cui la vita stava migrando dagli oceani alla terraferma, creando i primi ecosistemi complessi.
Oltre il primato sudafricano
Per decenni, la ricostruzione di questa fase si è basata quasi esclusivamente sui reperti del bacino del Karoo in Sudafrica. Tanzania e Zambia erano considerate aree promettenti già dagli anni ’30, ma solo oggi il loro potenziale emerge pienamente. “Il numero e la qualità degli esemplari ci consentono confronti di specie con quelli del Karoo”, spiega Sidor.
La Grande Moria segnò l’inizio di una nuova era: la scomparsa di gran parte della vita permise l’evoluzione dei dinosauri, dei primi uccelli, delle piante da fiore e dei mammiferi.
Una collaborazione scientifica globale
Il progetto ha coinvolto istituzioni di tre continenti, tra cui University of Chicago, Museo di Storia Naturale di Berlino e Iziko South African Museum. Sette membri del team provengono dall’Università di Washington, segno del ruolo cruciale della formazione accademica nella ricerca internazionale. Tutti i fossili verranno restituiti a Tanzania e Zambia una volta concluse le analisi.
Sostenuto dalla National Science Foundation e dalla National Geographic Society, questo studio rappresenta la più ampia indagine mai realizzata sui reperti fossili della regione, con l’obiettivo di capire quali specie sopravvissero all’estinzione di massa, quali si estinsero e perché alcune riuscirono a superare una prova tanto estrema.