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Una roccia su Marte potrebbe svelare tracce di vita

Analizzata con una tecnica laser avanzata, la roccia mostra caratteristiche chimiche che potrebbero collegarsi a molecole organiche.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 20/08/2025 alle 11:53

La notizia in un minuto

  • Una roccia trovata casualmente durante un'escursione in Arizona si è rivelata fondamentale per testare una nuova tecnologia di analisi destinata ai campioni marziani raccolti dal rover Perseverance
  • La spettroscopia O-PTIR utilizza due laser coordinati per creare "impronte digitali chimiche" dei materiali, offrendo risoluzione superiore e analisi rapide in pochi minuti
  • La tecnologia ha già trovato applicazioni oltre Marte, dalla pulizia della sonda Europa Clipper all'analisi di microfossili algali, aprendo nuove frontiere per l'esplorazione del sistema solare

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Durante un’escursione tra i paesaggi rossi di Sedona, in Arizona, il ricercatore Nicholas Heinz si è imbattuto in una roccia apparentemente fuori posto. Quel campione geologico, raccolto quasi per caso, si è rivelato prezioso per lo studio dei materiali extraterrestri, diventando un tassello fondamentale nello sviluppo di nuove tecniche destinate ad analizzare i campioni raccolti su Marte. Un episodio che mostra come anche un dettaglio casuale possa aprire nuove prospettive per l’esplorazione spaziale.

Il campione marziano dalle macchie leopardate

Nel 2024 il rover Perseverance ha prelevato su Marte un campione straordinario, soprannominato Sapphire Canyon, caratterizzato da peculiari macchie bianche con bordi neri immerse in arenaria rossa. Questa formazione insolita potrebbe custodire indizi cruciali sui meccanismi di formazione delle molecole organiche nel suolo marziano. Per interpretarne la natura, i ricercatori hanno cercato sulla Terra rocce simili da utilizzare come analoghi e testare una tecnologia innovativa: la spettroscopia infrarossa fototermica ottica (O-PTIR).

O-PTIR utilizza due fasci laser combinati per creare una sorta di “impronta digitale chimica” dei materiali analizzati. Il primo laser scalda la superficie generando vibrazioni microscopiche, mentre il secondo ne misura le variazioni con estrema precisione, consentendo di identificare la composizione chimica del campione. Ogni spettro può essere ottenuto in pochi minuti, con una risoluzione superiore ai metodi convenzionali e tempi di analisi notevolmente ridotti.

Dal caso alla scoperta scientifica

La roccia raccolta da Heinz a Sedona si è rivelata un perfetto analogo terrestre di Sapphire Canyon, presentando inclusioni scure simili a quelle osservate sul campione marziano. I test hanno dimostrato che O-PTIR è in grado di distinguere con precisione tra matrice e inclusioni, capacità fondamentale per individuare possibili tracce organiche nei materiali provenienti da Marte.

Questa tecnologia non si limita al Pianeta Rosso, ma è già stata impiegata, ad esempio, per verificare la pulizia della sonda Europa Clipper prima del suo lancio verso una delle lune di Giove. Le potenzialità di O-PTIR si estendono a qualsiasi missione che preveda il ritorno di campioni extraterrestri, compresi asteroidi e altre superfici planetarie.

Il lavoro di Heinz dimostra come osservazione, curiosità e innovazione possano intrecciarsi in modo inatteso, trasformando una semplice escursione in un passo avanti verso nuove frontiere della ricerca spaziale.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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