Per la prima volta nella storia della conservazione globale, il mondo invisibile dei microrganismi entra ufficialmente nelle strategie di protezione della biodiversità. Nel luglio 2025, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha istituito il Microbial Conservation Specialist Group (MCSG) all'interno della sua Species Survival Commission, segnando un cambio di paradigma che riconosce finalmente il ruolo fondamentale di batteri, archei, funghi e altri microbi negli equilibri planetari. Questo organismo rappresenta oltre il 99% della vita sulla Terra, eppure è rimasto finora ai margini delle politiche di conservazione, nonostante governi processi cruciali come la fertilità del suolo, i cicli del carbonio, la produttività degli oceani e la salute di piante e animali.
La creazione del gruppo specializzato è guidata dal Professor Jack Gilbert, Presidente di Applied Microbiology International, e da Raquel Peixoto dell'Università King Abdullah di Scienza e Tecnologia (KAUST) e della International Society for Microbial Ecology (ISME). Il lavoro del team, pubblicato sulla rivista Sustainable Microbiology il 20 novembre, presenta la prima roadmap completa per la conservazione della biodiversità microbica, sviluppata attraverso una collaborazione internazionale che ha coinvolto microbiologi, ecologi, esperti legali e custodi di conoscenze indigene provenienti da oltre 30 paesi.
L'iniziativa affonda le radici in un workshop tenutosi nel maggio 2025, organizzato da Gilbert per esplorare come gli obiettivi tradizionali della conservazione possano essere applicati a un mondo i cui processi fondamentali sono guidati da organismi microscopici. Come spiega Gilbert, questa prospettiva rivoluziona l'approccio conservazionistico: "Questo riconfigura la conservazione dal salvare singole specie al preservare le reti di vita invisibile che rendono possibile la vita visibile - un cambio di paradigma verso la salute planetaria". L'obiettivo non è solo riconoscere i microbi come essenziali, ma utilizzare gli strumenti della microbiologia per affrontare le sfide globali più urgenti.
Il framework elaborato dal MCSG si articola in cinque componenti fondamentali del Ciclo di Conservazione delle Specie IUCN, adattati alla specificità del mondo microbico. La fase di valutazione prevede lo sviluppo di metriche compatibili con i criteri della Lista Rossa per le comunità microbiche e le biobanche. La pianificazione include la creazione di quadri etici ed economici per gli interventi microbici. Le azioni concrete comprendono progetti pilota di restauro che utilizzano soluzioni microbiche, come probiotici per i coralli, microbiomi del suolo per lo stoccaggio del carbonio e strategie per rendere la fauna selvatica resistente ai patogeni.
Le sfide scientifiche e concettuali sono considerevoli. Determinare cosa costituisce una "specie microbica" secondo i criteri della Lista Rossa, integrare informazioni genomiche ed ecologiche in sistemi originariamente concepiti per piante e animali, superare la convinzione che i microbi siano troppo resilienti o troppo complessi per necessitare protezione: questi sono solo alcuni degli ostacoli. Gilbert sottolinea che l'instabilità tassonomica, la mancanza di dati di riferimento a lungo termine e la gestione etica dei campioni microbici - inclusi quelli associati a popolazioni indigene o esseri umani - richiedono nuove definizioni di "perdita", "restauro" e persino "diritti dei microbi".
Il lavoro è sostenuto finanziariamente dalla Gordon & Betty Moore Foundation, con contributi in natura da Applied Microbiology International e ISME. Questa prima fase si concentra sulla mappatura degli hotspot microbici, sulla costruzione di indici di conservazione e sul collegamento delle biobanche microbiche esistenti in un archivio globale coordinato. Il gruppo sta sviluppando reti che connettono scienziati, collezioni di culture microbiche e custodi indigeni in tutto il mondo, riconoscendo che la conoscenza tradizionale può offrire intuizioni preziose sulla gestione della biodiversità invisibile.
Gli obiettivi per i prossimi anni sono ambiziosi ma ben definiti. Entro il 2027, il MCSG intende sviluppare il primo framework della Lista Rossa Microbica. Parallelamente, verranno create mappe globali degli hotspot microbici attraverso sistemi terrestri, marini e associati a organismi ospiti. Entro il 2030, l'obiettivo è garantire che gli indicatori microbici siano incorporati accanto a piante e animali negli obiettivi di biodiversità dell'IUCN e delle Nazioni Unite, incluse le strategie "30 by 30" che mirano a proteggere il 30% degli ecosistemi terrestri e marini entro la fine del decennio.
L'integrazione dei microbi nelle strategie nazionali sulla biodiversità e il clima rappresenta una priorità essenziale, insieme allo sviluppo di quella che Gilbert definisce "alfabetizzazione microbica pubblica" - il riconoscimento dei microbi come fondamento della salute degli ecosistemi e umana. La roadmap evidenzia anche l'importanza di strumenti digitali avanzati, come modelli di gemelli digitali e intelligenza artificiale, per anticipare come le comunità microbiche risponderanno ai cambiamenti ambientali. Questi strumenti potrebbero rivelarsi cruciali per prevedere gli effetti del cambiamento climatico sulla fertilità del suolo, sulla resilienza degli oceani e sulla salute degli organismi ospiti.