La Luna continua a custodire enigmi affascinanti, e uno dei più intriganti riguarda il suo misterioso passato magnetico. Oggi il nostro satellite non possiede un campo magnetico intrinseco, ma le rocce raccolte in superficie raccontano un’altra storia: custodiscono tracce di un magnetismo antico e intenso, capace di mettere in difficoltà le spiegazioni scientifiche per decenni. Già le missioni Apollo avevano confermato che, soprattutto sul lato nascosto, i campioni riportavano segni di un campo residuo molto più forte del previsto.
Il puzzle del magnetismo lunare
Sulla Terra, il campo magnetico nasce grazie al movimento del nucleo fuso, che alimenta un processo di dinamo interna. La Luna, però, ha un nucleo troppo piccolo per giustificare valori così elevati. Per questo un team del MIT guidato da Isaac Narrett ha sviluppato una nuova teoria, pubblicata su Science Advances, che combina due elementi: un antico campo lunare debole e l’impatto devastante di un enorme asteroide capace di generare plasma.
Secondo le simulazioni, un impatto colossale come quello che formò il bacino Imbrium avrebbe generato una nube di plasma ionizzato in grado di avvolgere il satellite. Questo fenomeno, durato appena 40 minuti, avrebbe temporaneamente amplificato il debole campo magnetico lunare – stimato in circa 1 microtesla, cinquanta volte inferiore a quello terrestre – mentre onde d’urto percorrevano la crosta fino al lato opposto della Luna. Proprio lì, vicino al polo sud, sono state rinvenute le rocce più magnetiche, in una coincidenza che appare tutt’altro che casuale.
Il “mazzo di carte” nelle rocce lunari
Il professor Benjamin Weiss del MIT paragona il fenomeno a un mazzo di carte lanciato in aria: ogni “carta” rappresenta un elettrone, che al momento dell’impatto si riorienta secondo il campo magnetico amplificato. Questo spiega perché alcune rocce mostrino un magnetismo così intenso, conciliando finalmente le due teorie finora opposte: quella della dinamo e quella da impatto.
La parte più interessante è che questa ipotesi è verificabile. Le rocce che potrebbero contenere la prova definitiva si trovano proprio sul lato nascosto, vicino al polo sud, area al centro dei prossimi piani di esplorazione delle missioni Artemis. Analizzandole da vicino, gli scienziati potrebbero trovare conferme decisive.
Come sottolinea Narrett, “gran parte dei forti campi magnetici misurati dalle sonde orbitali può essere spiegata da questo processo”. La ricerca, supportata dalla NASA e condotta grazie al MIT SuperCloud, segna un passo fondamentale verso la comprensione del passato magnetico della Luna, mostrando come un singolo impatto catastrofico possa lasciare un’impronta geologica destinata a sopravvivere per miliardi di anni.