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Scoperta molecola che trasforma la luce solare in carburante

Un team svizzero ha creato una struttura ispirata alle piante capace di immagazzinare quattro cariche e funzionare anche con poca luce.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 27/08/2025 alle 15:48

La notizia in un minuto

  • Ricercatori dell'Università di Basilea hanno sviluppato una molecola artificiale che imita la fotosintesi delle piante, riuscendo a immagazzinare quattro cariche elettriche simultaneamente quando esposta alla luce solare
  • La molecola funziona con due impulsi luminosi successivi di intensità simile alla luce solare naturale, superando i limiti dei precedenti esperimenti che richiedevano laser estremamente potenti
  • Questa scoperta apre la strada alla produzione di combustibili solari carbon-neutral come idrogeno, metanolo e benzina sintetica, che durante la combustione rilascerebbero la stessa CO2 utilizzata per la loro creazione

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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La natura ha perfezionato in milioni di anni il più efficiente sistema di conversione energetica: la fotosintesi clorofilliana. Le piante trasformano quotidianamente la luce solare in zuccheri ad alta energia grazie a un meccanismo complesso di cattura e immagazzinamento delle cariche elettriche. Oggi gli scienziati cercano di replicare questo processo per creare combustibili sostenibili, e un team dell’Università di Basilea ha compiuto un passo importante sviluppando una molecola artificiale capace di imitare il comportamento delle foglie verdi.

Il segreto delle quattro cariche elettriche

Il gruppo guidato dal professor Oliver Wenger e dal dottorando Mathis Brandlin ha ideato una molecola sintetica che, esposta alla luce, può accumulare quattro cariche elettriche: due positive e due negative. È lo stesso meccanismo fondamentale che permette alle piante di convertire CO2 ed energia solare in composti chimici utili.

La molecola è composta da cinque unità collegate come vagoni di un treno. Agli estremi ci sono quattro componenti incaricati di gestire il trasferimento elettronico: due cedono elettroni diventando positivi, le altre due li catturano caricandosi negativamente.

Due lampi di luce per attivare il meccanismo

Il cuore del sistema è l’elemento centrale, progettato per assorbire la radiazione solare e avviare il processo. A differenza dei tentativi passati che richiedevano laser molto potenti, questa molecola funziona con due impulsi luminosi consecutivi.

Le cariche rimangono stabili abbastanza a lungo per essere sfruttate in reazioni chimiche successive

Il primo lampo genera una coppia di cariche che si separano e si spostano verso gli estremi della molecola. Il secondo lampo ripete l’operazione, raddoppiando il numero di cariche accumulate. «Questo approccio graduale ci permette di usare luce molto più tenue, vicina a quella naturale del sole», spiega Brandlin.

Verso i carburanti carbon-neutral

La possibilità di accumulare più cariche elettriche è essenziale per trasformare la luce in energia chimica. Queste cariche possono alimentare reazioni come la scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno, aprendo la strada a combustibili sintetici sostenibili.

Idrogeno, metanolo e benzina sintetica prodotta con questo sistema rilascerebbero, durante la combustione, la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearli, garantendo un ciclo neutro di emissioni.

Wenger sottolinea che la molecola non è ancora un sistema di fotosintesi artificiale completo, ma rappresenta «un importante pezzo del puzzle». Lo studio contribuisce a chiarire i processi di trasferimento elettronico che stanno alla base della fotosintesi artificiale e apre nuove prospettive per sviluppare carburanti puliti e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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