Una ricerca realizzata dal team della University of Cambridge sta gettando una nuova luce sui casi di diarrea cronica e sulla sindrome dell'intestino irritabile (SII) correlata alla diarrea. Queste condizioni, apparentemente disparate, potrebbero infatti avere un legame comune con l'ormone chiamato Peptide 5 Simile all'Insulina (INSL5). L’ormone, prodotto dalle cellule situate all’estremità distale del colon e del retto, sembrerebbe avere un ruolo essenziale in questi disturbi, che colpiscono una percentuale considerevole della popolazione.
L'INSL5 e la sua correlazione
L'INSL5 viene liberato dalle cellule del tratto intestinale quando queste vengono irritate dagli acidi biliari, sostanze normalmente prodotte dal fegato per poter metabolizzare i grassi durante la digestione. Gli acidi biliari vengono normalmente immessi nella parte superiore dell'intestino tenue e rientrano nel corpo nella parte inferiore. In alcuni casi, tuttavia, si verifica una condizione chiamata diarrea da acidi biliari - o malassorbimento di acidi biliari - per la quale gli acidi biliari non vengono adeguatamente riassorbiti e raggiungono il colon, provocando episodi di diarrea urgente e acquosa.
Un nuovo strumento per diagnosticare e capire la diarrea cronica
Recenti studi condotti su topi con la tecnica del knock-out genetico hanno ipotizzato un coinvolgimento dell'ormone INSL5 nelle dinamiche della diarrea cronica. Un recente studio collaborativo tra la University of Cambridge e la farmaceutica Eli Lilly ha poi permesso di sviluppare un nuovo test per misurare con precisione le quantità di INSL5 nel sangue. In questo modo, è stato possibile indagare se l'INSL5 potrebbe svolgere un ruolo nell'insorgenza della diarrea cronica anche nell'uomo.
Una precedente ricerca condotta dalla University of Adelaide aveva infatti dimostrato che l'assunzione di acido biliare tramite un clistere (una pratica utilizzata per stimolare la produzione dell'ormone GLP-1, collegato al dimagrimento) aveva come conseguenza non prevista l'insorgenza di diarrea. In quella circostanza, il team di Cambridge rimase colpito dal fatto che l'assunzione di clisteri di acido biliare causava un picco nei livelli di INSL5 - più era elevato il livello di INSL5, più rapidamente i volontari dovevano correre in bagno.
Una possibile soluzione in vista per i malati di diarrea cronica?
Analizzando campioni prelevati dai pazienti affetti da diarrea da acidi biliari, il team di ricercatori della University of Cambridge ha scoperto che i livelli di INSL5 erano consistentemente più alti rispetto ai volontari sani, e che la consistenza delle feci era direttamente proporzionale alla quantità di INSL5 nei campioni di sangue. Tali riscontri hanno fatto ipotizzare la possibilità di sviluppare un test diagnostico basato sulla misurazione della concentrazione di INSL5 nel sangue, utilizzando quest'ormone come indicatore di una possibile diarrea da acidi biliari.
Questa scoperta potrebbe portare a un significativo miglioramento della diagnosi e della cura della diarrea cronica. Attualmente, in presenza di diarrea cronica, lo standard diagnostico prevede di verificare la presenza di intolleranze alimentari, escludere un'infezione o cercare eventuali segni di infiammazione. Ma il team di Cambridge ritiene che, attraverso l'esame della concentrazione di INSL5, possa essere possibile individuare più rapidamente e con precisione, i pazienti affetti da diarrea da acido biliare, rendendo così possibile un trattamento più mirato e quindi potenzialmente più efficace.
Un nuovo potenziale target terapeutico
INSL5, oltre a rappresentare un potenziale indicatore diagnostico, potrebbe rappresentare anche un nuovo bersaglio per il trattamento della diarrea da acidi biliari. Ad esempio, l'ondansetron, un farmaco antiemetico noto per bloccare l'azione dell'INSL5 nei topi, ha dimostrato di essere efficace nei pazienti con SII che presentavano livelli elevati di INSL5, nonostante a questi fosse stato escluso il malassorbimento di acidi biliari. Mentre i meccanismi attraverso i quali l'ondansetron agisce rimangono poco chiari, si sa che uno degli effetti collaterali del farmaco è la stitichezza, una condizione potenzialmente benefica per chi soffre di diarrea cronica.
Studi futuri mireranno a indagare ulteriormente questo aspetto, nella speranza che ciò possa portare a ridefinire l'uso dell'ondansetron o a sviluppare trattamenti ancora più efficaci. Attualmente, la diarrea da acidi biliari viene trattata con sequestranti degli acidi biliari, farmaci che però si rivelano efficaci solo nel 66% dei pazienti.