Nelle steppe del Kazakistan nord-orientale, un'area fino a oggi considerata periferica nella narrazione della civiltà dell'Età del Bronzo, emerge un insediamento monumentale che costringe gli archeologi a riscrivere le mappe culturali dell'Eurasia preistorica. Semiyarka, nota anche come "Città dei Sette Burroni", si estende per 140 ettari lungo le rive del fiume Irtysh e risale a circa 3600 anni fa. La scoperta, frutto di indagini sistematiche condotte dal 2016 da un gruppo internazionale coordinato da Miljana Radivojević dell'University College London, sfida l'assunto che le praterie dell'Asia centrale fossero popolate esclusivamente da comunità nomadi organizzate in accampamenti temporanei. Al contrario, questo sito rivela una società stanziale, stratificata e tecnologicamente avanzata, paragonabile per complessità alle civiltà coeve del Mediterraneo e del Vicino Oriente.
La posizione strategica dell'insediamento costituisce la chiave per comprenderne l'importanza. Il fiume Irtysh nasce nei monti Altai in Cina, attraversa le pianure kazake e prosegue fino all'Artico siberiano, formando una delle più importanti arterie fluviali dell'Eurasia. Le analisi composizionali delle scorie metalliche rinvenute nei crogioli di Semiyarka, condotte dal team di Radivojević, hanno rivelato corrispondenze chimiche precise con i giacimenti di stagno situati nella porzione orientale dei monti Altai, a circa 300 chilometri dal sito. Questa connessione suggerisce che l'insediamento fungesse da nodo cruciale nelle reti di produzione e scambio del bronzo, l'innovazione metallurgica che definì quell'epoca storica e che richiedeva la lega controllata di rame e stagno in proporzioni superiori al 2%.
La struttura urbana di Semiyarka contraddice radicalmente l'immagine tradizionale degli abitanti delle steppe. Le prospezioni archeologiche hanno identificato lunghi terrapieni, probabilmente difensivi, almeno 20 complessi abitativi recintati presumibilmente costruiti con mattoni di fango, e un edificio monumentale centrale che potrebbe aver svolto funzioni rituali o amministrative. La ceramica recuperata conferma una datazione attorno al 1600 a.C., contemporanea dunque alle dinastie Shang e Zhou in Cina, ai Babilonesi e Sumeri in Mesopotamia, agli Egizi, Minoici, Micenei e Ittiti nel Mediterraneo orientale. Dan Lawrence dell'Università di Durham, membro del gruppo di ricerca, sottolinea come la disposizione geometrica degli elementi architettonici suggerisca una pianificazione unitaria piuttosto che una stratificazione secolare: "La configurazione è molto chiara, e normalmente questo indicherebbe che tutto è contemporaneo, perché non troveremmo questi elementi in una linea ordinata se fossero stati costruiti uno dopo l'altro".
La produzione metallurgica rappresenta il cuore funzionale dell'insediamento. I crogioli, le scorie e gli artefatti in bronzo attestano un'area dedicata estensivamente alla lavorazione del rame e alla produzione di bronzo stagno. Radivojević avanza l'ipotesi che lo stagno potesse raggiungere Semiyarka attraverso molteplici vie: trasportato da popolazioni che attraversavano le steppe, via fluviale lungo l'Irtysh, o estratto direttamente dalle alluvioni del fiume mediante tecniche di lavaggio. "L'Irtysh è il fiume più importante per il trasporto dello stagno nell'Età del Bronzo dell'Eurasia, e le inondazioni stagionali della sua pianura alluvionale sarebbero state molto utili per la raccolta dello stagno", spiega la ricercatrice.
Le dimensioni monumentali e l'organizzazione planimetrica di Semiyarka implicano livelli di strutturazione sociale finora insospettati per le comunità delle steppe. Barry Molloy dell'University College Dublin, non coinvolto direttamente nella ricerca, enfatizza la portata paradigmatica della scoperta: "Non è proprio un pezzo mancante del puzzle, è metà del puzzle che mancava". La capacità di convogliare risorse minerarie da distanze considerevoli verso un centro di produzione specializzato indica sistemi di coordinamento che trascendono l'organizzazione locale immediata e si inseriscono nelle reti transeurasiatiche di scambio metallurgico che caratterizzarono l'epoca.
La reinterpretazione del ruolo delle steppe kazake nell'Età del Bronzo ha implicazioni profonde per la comprensione della protostoria eurasiatica. Lungi dall'essere zone marginali attraversate da pastori nomadi, queste regioni potrebbero aver costituito centri nevralgici della circolazione tecnologica e culturale. Lawrence colloca Semiyarka nel contesto di una "pre-moderna globalizzazione", precursore delle Vie della Seta che millenni dopo avrebbero formalizzato le connessioni est-ovest. Le rotte metalliche dell'Età del Bronzo rappresenterebbero dunque le fondamenta infrastrutturali e concettuali degli scambi intercontinentali successivi.
Gli scavi dettagliati programmati nei prossimi anni dovranno chiarire questioni cronologiche fondamentali, determinando se le strutture visibili siano effettivamente sincrone o rappresentino fasi successive di occupazione. Resta inoltre da esplorare la natura del potere politico che governava Semiyarka, i meccanismi economici che regolavano la produzione e distribuzione del bronzo, e le relazioni con altri centri coevi.