Nel complesso universo della lotta contro il cancro, le cellule T rappresentano uno degli strumenti più efficaci del nostro sistema immunitario. Eppure, fino a oggi, non era chiaro in che modo trasformassero il glucosio in un’arma capace di colpire i tumori. Una ricerca del Van Andel Institute ha finalmente svelato il meccanismo, mostrando che il glucosio non è solo carburante, ma anche un materiale essenziale per potenziare l’attività delle cellule T. La scoperta, pubblicata su Cell Metabolism, potrebbe rivoluzionare l’immunoterapia e aprire nuove strade per trattare il cancro e altre patologie.
Il glucosio come architetto delle difese
Il team guidato da Russell Jones ha dimostrato che le cellule T usano il glucosio per costruire molecole complesse chiamate glicosfingolipidi (GSL), composti formati da zuccheri e grassi. Questi elementi non servono solo alla crescita, ma sono cruciali per la produzione delle proteine che consentono alle cellule immunitarie di attivarsi contro i tumori. «Sapevamo che il glucosio fosse indispensabile – spiega Joseph Longo, primo autore dello studio – ma pensavamo fosse solo una fonte di energia. Ora sappiamo che è anche un mattone strutturale per le funzioni anti-cancro».
I glicosfingolipidi sono fondamentali per la formazione delle cosiddette “lipid rafts”, piccole zattere molecolari sulla superficie delle cellule T che funzionano come centri di comando. Qui si concentrano le proteine che coordinano l’attacco alle cellule maligne. Senza una quantità sufficiente di GSL, i segnali si indeboliscono e le cellule T diventano meno efficaci, come soldati senza strumenti di precisione.
Una nuova strategia metabolica
Lo studio evidenzia come cellule T e cellule tumorali competano per le stesse risorse. Comprendere questi meccanismi metabolici significa poter rafforzare l’efficacia delle prime e, al tempo stesso, rendere più vulnerabili le seconde. La manipolazione del metabolismo del glucosio potrebbe quindi diventare un’arma chiave per potenziare l’immunoterapia.
Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Université de Montréal e finanziato dai National Institutes of Health, segna un passo decisivo per il futuro della medicina. L’idea di regolare la nutrizione delle cellule T per amplificarne la risposta apre scenari che vanno oltre il cancro, includendo infezioni e malattie autoimmuni. Una scoperta che, secondo i ricercatori, potrebbe presto tradursi in protocolli clinici innovativi, capaci di trasformare il modo in cui sosteniamo le difese naturali del nostro organismo.