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META vuole accedere alle foto private sul vostro smartphone

Meta accede alle foto private del rullino per "elaborazione cloud", analizzando volti e contenuti tramite AI con termini che permettono uso futuro dei dati.

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a cura di Andrea Maiellano

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Pubblicato il 29/06/2025 alle 11:00

La notizia in un minuto

 Meta sta testando una nuova funzione che richiede l'accesso diretto al rullino fotografico degli smartphone per analizzare foto private mai condivise sui social. Attraverso popup che chiedono di attivare "l'elaborazione cloud", l'azienda vuole caricare regolarmente le immagini sui propri server per generare suggerimenti creativi automatici come collage e restyling tramite AI. Gli utenti che accettano consentono a Meta di analizzare tratti facciali, date e oggetti presenti nelle foto, con conservazione dei dati senza limiti temporali chiari. Sebbene Meta dichiari di non utilizzare attualmente queste immagini per addestrare l'AI, l'azienda rifiuta di garantire che non lo farà in futuro, rappresentando un'escalation significativa rispetto all'uso di contenuti pubblici già condivisi. 
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

L'appetito di Meta per i dati personali degli utenti non conosce confini, e ora l'azienda di Menlo Park sta mettendo gli occhi su dei contenuti ancor più privati: le foto che gli utenti non hanno mai condiviso sui social. Mentre per anni il colosso tecnologico ha utilizzato i miliardi di immagini pubbliche caricate su Facebook e Instagram per addestrare i suoi algoritmi di intelligenza artificiale, ora sta testando una funzione che potrebbe permettergli di accedere direttamente al rullino fotografico degli smartphone. La nuova strategia rappresenta un salto qualitativo nell'acquisizione di dati privati, superando quella barriera psicologica che separava il privato dal pubblico.

La scoperta è emersa quando diversi utenti Facebook hanno iniziato a ricevere messaggi pop-up mentre tentavano di pubblicare contenuti nelle Storie. Il sistema chiede esplicitamente il permesso per attivare "l'elaborazione cloud", una funzione che consentirebbe a Facebook di "selezionare contenuti multimediali dal rullino fotografico e caricarli regolarmente sui nostri server cloud". L'obiettivo dichiarato è quello di generare suggerimenti creativi automatici come collage, riassunti fotografici, restyling tramite intelligenza artificiale o raccolte tematiche per eventi speciali come compleanni e lauree.

Accettando questa funzione, gli utenti acconsentono automaticamente ai termini d'uso di Meta AI, che garantiscono all'azienda il diritto di analizzare non solo le immagini, ma anche i tratti facciali delle persone ritratte, le date di scatto, la presenza di oggetti e altre persone nelle fotografie. Il contratto prevede inoltre che Meta possa "conservare e utilizzare" tutte queste informazioni personali senza limiti temporali chiari.

La mossa non arriva dal nulla, ma rappresenta l'evoluzione naturale di una strategia già ampiamente documentata. Meta ha recentemente ammesso di aver utilizzato tutti i contenuti pubblicati su Facebook e Instagram dal 2007 in poi per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generativa. Sebbene l'azienda sostenga di aver utilizzato esclusivamente post pubblici di utenti adulti maggiorenni, la definizione di "pubblico" e di "utente adulto" nel 2007 rimane volutamente ambigua.

La nuova funzione rappresenta però un'escalation significativa: non si tratta più di sfruttare contenuti che gli utenti hanno consciamente deciso di condividere, ma di accedere a materiale privato che non era mai stato destinato alla pubblicazione. Ryan Daniels, responsabile delle relazioni pubbliche di Meta, ha dichiarato a The Verge che attualmente l'azienda non sta utilizzando queste foto private per l'addestramento dei modelli AI, specificando che "questo test non utilizza le foto delle persone per migliorare o addestrare i nostri modelli di intelligenza artificiale".

Tuttavia, quando gli è stato chiesto esplicitamente se Meta intenda utilizzare queste immagini private per l'addestramento in futuro, l'azienda ha rifiutato di rispondere. Maria Cubeta, responsabile delle comunicazioni di Meta, ha descritto la funzione come "molto preliminare" e completamente opzionale, sottolineando che i suggerimenti vengono mostrati solo all'utente proprietario delle foto, a meno che questi non decida di condividerli pubblicamente.

Immagine id 41239

Il confronto con Google Photos rivela alcune differenze significative nell'approccio alla privacy. Mentre anche Google offre suggerimenti AI per modificare le immagini attraverso Gemini, Mountain View ha esplicitamente dichiarato di non utilizzare mai i dati personali di Google Photos per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generativa. Meta, al contrario, non fornisce alcuna garanzia simile nei suoi termini d'uso attuali, in vigore dal 23 giugno 2024.

Nonostante le rassicurazioni ufficiali secondo cui la funzione accede solo a 30 giorni di contenuti del rullino fotografico, Meta ha ammesso che alcuni dati vengono conservati per periodi più lunghi. L'azienda specifica infatti che "i suggerimenti basati su temi come animali domestici, matrimoni e lauree potrebbero includere contenuti multimediali più vecchi di 30 giorni". Fortunatamente, gli utenti possono disattivare completamente l'elaborazione cloud del rullino fotografico nelle impostazioni, attivando anche la rimozione automatica delle foto non pubblicate dai server dopo 30 giorni.

La funzione ha già iniziato a produrre i primi effetti collaterali inaspettati. Secondo alcune segnalazioni su Reddit riportate da TechCrunch, Meta sta già offrendo suggerimenti di restyling AI su foto precedentemente caricate, anche senza che gli utenti fossero consapevoli dell'esistenza della funzione. Un caso particolare ha visto Facebook applicare automaticamente uno stile "Studio Ghibli" alle foto di matrimonio di un'utente, senza il suo consenso o la sua conoscenza.

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