Quando si pensava di aver raggiunto il limite del decoro, Trump Mobile, l'azienda di telefonia lanciata lo scorso giugno dalla Trump Organization (attualmente gestita dai figli del presidente Donald Jr. e Eric Trump), ha aggiunto al proprio catalogo una selezione di smartphone ricondizionati Apple e Samsung con prezzi fino a 225 dollari superiori rispetto ai listini dei principali rivenditori americani. Una strategia commerciale che solleva interrogativi sulle logiche di pricing in un settore già caratterizzato da margini competitivi ridottissimi.
L'offerta attuale comprende iPhone 14, 15 e 16 di Apple e Samsung Galaxy S23 e S24, tutti in versione ricondizionata con 128 GB di storage senza possibilità di upgrade e disponibili esclusivamente in colorazione nera. Secondo quanto riportato da Android Authority e The Verge, un iPhone 15 ricondizionato viene proposto a 629 dollari, mentre Apple stessa lo offre frequentemente a 529 dollari con sconti di 100 dollari sul prezzo di listino. La discrepanza diventa ancora più marcata sui modelli più datati: l'iPhone 14 ricondizionato costa 489 dollari su Trump Mobile, contro i 305 dollari di Amazon e i 327 di Best Buy.
Sul fronte Android la situazione non cambia. Un Galaxy S23 ricondizionato viene listato a 369 dollari, mentre lo stesso dispositivo si trova a 259 dollari su Amazon e addirittura 249 dollari presso Best Buy. Il Galaxy S24 segue la stessa logica: 459 dollari contro i 390 dollari della concorrenza. I dispositivi non presentano branching specifico Trump, ma vengono pubblicizzati come "riportati in vita proprio qui negli USA", una formula di marketing che non chiarisce l'effettivo valore aggiunto rispetto alle alternative di mercato.
Il lancio di questa gamma di ricondizionati arriva mentre resta in sospeso la promessa dello smartphone T1, il device Android da 499 dollari annunciato come "orgogliosamente americano" per cui centinaia di sostenitori hanno versato depositi di 100 dollari.
Il T1 ha dovuto rimuovere la dicitura "MADE IN THE USA" dopo che esperti del settore hanno sottolineato come le infrastrutture manifatturiere necessarie per produrre interamente smartphone sul suolo statunitense semplicemente non esistano. La produzione di smartphone richiede catene di fornitura globali per componentistica specializzata (display OLED, SoC, moduli fotocamera, batterie agli ioni di litio) concentrate principalmente in Asia orientale.
Il materiale promozionale di Trump Mobile, presenta pattern tipici della generazione tramite intelligenza artificiale, descrive l'iPhone 15 ricondizionato come "non solo un altro smartphone, ma un passo audace verso l'indipendenza wireless" che offre "prestazioni di alto livello, design elegante e funzionalità potenti, tutto senza il cartellino del prezzo gonfiato". Un testo quasi identico viene utilizzato per promuovere il T1, nonostante la differenza sostanziale tra i due prodotti.
La giornalista Allison Johnson di The Verge ha testato anche il piano telefonico Trump Mobile con sola SIM, giudicandolo "accettabile", senza particolari vantaggi rispetto alle offerte MVNO (Mobile Virtual Network Operator) già consolidate sul mercato americano. L'azienda sembra puntare su un posizionamento ideologico più che su vantaggi tecnici o economici concreti, rivolgendosi a quella fetta di utenza che il marketing definisce "veri americani".
La strategia di Trump Mobile evidenzia come il mercato degli smartphone ricondizionati, cresciuto significativamente negli ultimi anni per ragioni di sostenibilità e accessibilità economica, possa essere sfruttato con approcci di branding alternativi. Resta da vedere se i consumatori saranno disposti a pagare premium sostanziali per dispositivi tecnicamente identici a quelli disponibili a prezzi inferiori presso retailer tradizionali, e se il T1 vedrà effettivamente la luce nel mercato sempre più competitivo degli smartphone Android di fascia media.