Vi abbiamo in pugno e sappiamo tutto di voi: parla uno sviluppatore di giochi free-to-play

I videogiochi free-to-play potrebbero essere una delle più grandi piaghe degli ultimi anni. Grazie a questi, le compagnie raccolgono enormi quantità di dati che utilizzano contro il giocatore stesso. Non ci sono freni alle loro azioni, arrivando persino allo stalking.

Avatar di Gabriele Castoro

a cura di Gabriele Castoro

I videogiochi free-to-play si sono diffusi da una manciata di anni soprattutto sulle piattaforme mobile Android ed iOS. Il problema principale di questo tipo di titoli, per altro molto popolari, è che di gratuito hanno ben poco, infatti sono pieni zeppi di acquisti in-app e soprattutto tanta pubblicità, caratteristiche molto odiate dai veri appassionati di videogiochi.

Un esperto del settore ha fatto delle dichiarazioni sconcertanti su una gigantesca rete che sa tutto di voi, le software house di videogiochi free-to-play vi hanno in pugno. Queste aziende conoscono tutto sul videogiocatore come il luogo di residenza, il reddito, la situazione sentimentale, la squadra preferita e persino le preferenze politiche. Tutti dati che ci ritorcono contro nel momento in cui apriamo un'applicazione free-to-play.

I nostri dati personali valgono più di quanto pensiamo

Quando lo sviluppatore in questione ha iniziato la sua carriera, si occupava di videogiochi per console, quelli veri, pensati esclusivamente per divertire il giocatore e fare in modo di vendere grazie alla qualità del prodotto stesso. Successivamente, con l'avvento dell'App Store, iniziò a lavorare su videogiochi da 99 centesimi, i quali erano piuttosto interessanti e comunque conquistavano i videogiocatori e la critica.

Ben presto però arrivò la moda dei free-to-play, a questo punto i grandi capi delle software house non erano più in cerca del videogioco divertente, ma di quello remunerativo. Tutte le regole del game design stravolte in un attimo a causa di quella che potremmo definire la piaga dei videogiochi tradizionali e non solo.

Il primo grande e deludente stravolgimento è dovuto all'appiattimento della difficoltà di gioco. In breve, le regole di mercato dicono che se un gioco è semplice, allora è molto probabile che abbia successo. Cosa hanno pensato gli sviluppatori? Semplice, ogni volta che il giocatore apriva il gioco, l'applicazione andava online in cerca di un file che conteneva diversi parametri utili a bilanciare il livello. La difficoltà di quest'ultimo era decisa giorno per giorno in base al comportamento dei videogiocatori, il quale era tracciato dagli sviluppatori stessi.

I videogiochi hanno così smesso di essere sviluppati all'insegna del divertimento, il tutto invece è diventato molto più simile al gioco d'azzardo, infatti i videogiochi free-to-play hanno molto in comune con questo altro grande problema.

Free to Play non è gratuito

Una volta superato il primo enorme gradino, arrivò il momento di spingere le vendite dei contenuti in-app. Come già detto, le applicazioni free-to-play fanno guadagnare gli sviluppatori grazie alle numerose pubblicità e gli acquisti di contenuti digitali.

A questo punto, le aziende iniziarono a tracciare ben più del semplice comportamento in gioco. Loro volevano sapere tutto di noi, ma proprio tutto.

A correre in aiuto degli sciacalli del free-to-play ci pensò Facebook. Grazie alle API, gli sviluppatori potevano iniziare a capire molto di più dei giocatori che senza alcun timore effettuavano l'accesso tramite Facebook.

A questo punto, la situazione è rapidamente sfuggita di mano, le aziende erano alla costante ricerca di informazioni e dati sul giocatore, il tutto per inquadrarlo meglio e fornire così delle pubblicità o degli acquisti in-app maggiormente mirati.

I videogiocatori che spendono tanto sui titoli free-to-play ricevono una strampalata forma di stalking. Agli spendaccioni queste aziende riservano un trattamento speciale, questi vengono aggiunti su Facebook da account fasulli, in questo modo hanno accesso ad ancora più informazioni. Vi è mai capitato di essere stati aggiunti da qualche ragazza che mostrava ben più del suo sorriso? Ecco, probabilmente quelli sono loro.

Grazie a questa bizzarra tecnica, lo sviluppatore si ritrovò a produrre oggetti di gioco appositamente per uno spendaccione del quale sapevano ormai tutto.

Facebook regala i nostri dati a chiunque

Che la nostra privacy non esista più con l'avvento di Internet e dei social network non è un mistero, di fatto tutti i nostri dati sono immessi in un enorme rete dove sono venduti, comprati e scambiati tra le varie compagnie che si occupano di videogiochi free-to-play.

La soluzione è una sola: smettere di giocare ai videogiochi free-to-play ed iniziare ad acquistare videogiochi che proposti a qualche euro, le famose applicazioni premium. Solo così è possibile sottrarsi alla rete dei free-to-play, e potrebbe trattarsi dell'unico modo per ritornare ad avere videogiochi sviluppati per divertire e non per spillarci fino all'ultima informazione personale. Forse il mondo connesso non è poi quel posto fantastico che ci aspettavamo.

Nexus 9 Nexus 9
Nexus 6 Nexus 6
Nexus 5 Nexus 5