Hammer & Ravens, studio indie locato in Estonia e già noto su queste pagine per il 4X ibrido Empires in Ruins, è ritornato su Steam con un Early Access molto corposo: Ale Abbey.
Si tratta di un manageriale “storico”, nel quale il giocatore è chiamato a gestire un monastero i cui frati, come ogni frate che si rispetti, sono specializzati nella produzione della birra. Il gioco punta ad offrire un’esperienza a tutto tondo, attraverso una modalità di gestione piuttosto verticale e grazie ad una conoscenza del mondo delle brasserie, fuori dal comune.
Il primo Monastery Brewery Tycoon del videogioco
Emiliano Pastorelli, una delle menti dietro il titolo, alterna infatti alle doti di sviluppatore videoludico anche quelle di mastro birraio. Non è un caso che presenti un livello di dettaglio fuori dal comune, soprattutto in merito alle tipologie di birra, agli ingredienti ed alle modalità di creazione.
Andando più nel dettaglio, l’esperienza che vuole offrire il gioco è un’esperienza indubbiamente già rodata, ma con connotazioni specifiche e distintive. Ritengo che lo sviluppo di Empires in Ruins - titolo che ebbi modo di apprezzare ma che pagava forse il tentativo di offrire un gameplay inusuale - abbia aiutato moltissimo Hammer & Ravens ad approcciare lo sviluppo di Ale Abbey con più concretezza e con delle idee molto chiare e precise.
All’interno di una schermata 2D connotata da una grafica pastellosa e gradevolissima, il gioco consiste nel gestire sia la costruzione ed il mobilio delle stanze del monastero, sia la gestione dei relativi frati - che vengono chiamati a ricercare nuove ricette della birra, brassarla e venderla - il tutto facendo in modo che le operazioni portino profitto al monastero e rendano magari la sua popolazione discretamente felice.
Come ho già accennato, il livello di dettaglio del videogame è molto alto: creare una ricetta equilibrata non è semplice (ed è basato sulla capacità degli ingredienti di cambiare i diversi sentori della bevanda, a seconda dei livelli considerati ottimali per il tipo), gestire i costi lo è forse anche meno, e nel frattempo i bisogni dei monaci sono piuttosto difficili da riuscire a contenere senza che sprofondino molto rapidamente in uno stato di pseudo-depressione.
Un titolo di prospettiva
Ritengo quindi che da un punto di vista squisitamente gestionale, Ale Abbey abbia intrapreso la giusta strada, sebbene sia ancora presto per poter arrivare ad un giudizio definitivo. I gestionali sono videogame delicatissimi e la loro forza (e debolezza) risiede soprattutto nel bilanciamento del metagame e nella capacità di offrire varietà senza diventare troppo casual, nonché solidità di approccio senza diventare monotoni. Il gioco ancora deve esprimere tutto il suo potenziale (basti pensare che solo nell’ultima patch sono state aggiunte nuove ricette, nuove tecnologie e nuovi mobili perle stanze dell’abbazia) ma per ora riesce indubbiamente ad intrattenere e a non risultare sbilanciato.
Il mood inoltre è molto leggero e spiritoso, pur senza scadere nel grottesco: è chiaro che Ale Abbey si voglia presentare come un tycoon divertente e frizzante, sulla falsariga per esempio dei Theme Park, ma senza rinunciare ad un approccio molto più scientifico quando si parla di birra.
Per quanto provato, il videogioco non ha difetti macroscopici, quanto piuttosto elementi da affinare e da migliorare, magari anche a seconda del feedback della comunità e della roadmap di sviluppo del team. La gestione di alcuni tipi di features (come per esempio l’illuminazione tramite candele che si consumano o la pulizia delle stanze) è ancora un po’ troppo “artigianale” - pur tenendo in conto la possibilità di automatizzare nella mid run alcune di queste cose - ed ho notato alcuni elementi di gameplay non perfettamente immediati, neanche a seguito del tutorial (soprattutto per quanto concerne la logistica del trasporto della birra da vendere nei mercati regionali).
Conclusioni su Ale Abbey
Tirando le somme di questo Ale Abbey, non posso che definirmi soddisfatto per un Early Access che già adesso funziona ed intrattiene molto bene. Tra l’altro, nei pochi mesi trascorsi dall’installazione del gioco su Steam ad oggi, il dev team ha rilasciato una quantità di aggiornamenti e di contenuti costante e corposa, segno dell’intenzione di uscire dall’EA il più presto possibile e senza lasciare monco il prodotto. L’invito quindi è quello a dare un’occhiata ad Ale Abbey se siete appassionati di birra, ed a tenere d’occhio il suo sviluppo a prescindere dai vostri gusti gastronomici, perché la strada tracciata è quella di un gestionale solido e profondo.