Alla (ri)scoperta di… The Last Guardian!

The Last Guardian è tra le opere più particolari della scorsa generazione, o no? Parliamone insieme, ecco a voi la storia dell'ultimo gioco di Fumito Ueda.

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a cura di Michele Pintaudi

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Bentornati a un nuovo episodio della rubrica dove noi di GameDivision vogliamo provare a raccontarvi di quei titoli che, per un motivo o per l’altro non sono riusciti a entrare del tutto nel cuore dei videogiocatori. Capolavori mancati, occasioni sfruttate solo a metà e piccole perle nascoste: questo tipo di cose insomma.

Dopo avervi parlato di The Wolf Among Us, oggi cambiamo completamente genere con uno dei titoli più discussi dello scorso decennio. Tutti noi abbiamo infatti sentito parlare di The Last Guardian, progetto con cui Fumito Ueda ha continuato a lavorare su quella sperimentazione di linguaggi e comunicazione già portata avanti con ICO e Shadow of the Colossus. Il risultato finale? Qualcosa di cui certamente vale la pena parlare: iniziamo con un salto indietro di più di dieci anni, tornando fino al 2009…

The Last Guardian, sì ma che fatica!

Lo sviluppo travagliato di The Last Guardian è ormai praticamente proverbiale: i numerosi rinvii e i cambi di programma nei piani originali sono noti a tutti, così come le enormi differenze tra il progetto originale e com’è stato concepito alla fine. Come detto facciamo un salto al 2009 dove, dopo il grande successo in termini di pubblico e critica raccolto con il mitico Shadow of the Colossus, Fumito Ueda e il Team ICO pubblicano il primissimo trailer del loro nuovo progetto.

https://www.youtube.com/watch?v=0i0TV5r0CSc

Denominato inizialmente Project Trico, il gioco prometteva davvero molto bene sin dalle prime immagini: già dal filmato si avvertivano infatti le emozioni e le sensazioni che i precedenti titoli dello studio erano stati in grado di evocare. Era l’E3 2009 e, dopo poco, il tutto venne finalmente ufficializzato: The Last Guardian sarebbe uscito a fine 2011 come esclusiva PlayStation 3, e in fan di tutto il mondo già pregustavano il prossimo capolavoro firmato da Ueda.

Come ricordato, non fu però tutto così semplice. Nel dicembre 2011, a seguito di uno dei primi rinvii, Sony e Fumito Ueda annunciano la loro separazione dopo una collaborazione durata quasi un decennio. Il creatore di ICO rimase comunque a capo del progetto, ma i lavori subirono dei rallentamenti non da poco. Tre anni dopo, a seguito di continue indiscrezioni e voci di corridoio, arriva un altro duro colpo: The Last Guardian non è più considerato una priorità da parte di Sony, su stessa ammissione dell’azienda giapponese.

In molti hanno temuto il peggio, con la cancellazione di The Last Guardian data quasi per certa da diverse testate e insider di settore anche alla luce dell’arrivo della nuova generazione di console. Team ICO avrebbe potuto sostenere una spesa come quella di dover ripensare l’intero sviluppo, inizialmente concepito per PlayStation 3?

La carenza di notizie sembrava dar credito all’ipotesi sempre più diffusa della soppressione del progetto, fino all’E3 2015. Durante la conferenza Sony, ecco infatti riapparire il gioco con una graditissima sorpresa per gli appassionati: la conferma dell’uscita, prevista in esclusiva PlayStation 4, per l’ottobre 2016. Dopo un ultimo rinvio a dicembre, il gioco vede finalmente la luce. E, a un certo punto, chi l’avrebbe mai detto?

The Last Guardian… Tutto qui?

Una volta uscito, The Last Guardian raccolse reazioni miste da parte di pubblico e critica, divisi tra chi riteneva ci si potesse aspettare di più e chi invece era semplicemente felice di poter vivere una nuova esperienza targata Team ICO. La verità, come sempre, sta nel mezzo.

Il gioco ci mette nei panni di un bambino che, risvegliatosi in una caverna, si trova davanti a una mastodontica creatura che chiamerà semplicemente “Trico”: se a primo impatto l’animale si rivela scontroso perché impaurito, basterà poco ai due per iniziare a stringere un legame d’amicizia divenuto ormai iconico. Insieme affronteranno un lungo viaggio, dove impareranno a conoscersi e a conoscere il mondo che li circonda.

Il tutto è avvolto da forti sfumature criptiche che lasciano molta interpretazione al giocatore: è questo il tipico linguaggio di Ueda, che riesce così a comunicare messaggi ben precisi attraverso una narrazione costruita in modo molto particolare. L’accompagnamento musicale, ad esempio, è anch’esso un elemento portante della narrazione. I temi che faranno da contorno al viaggio di Trico e del ragazzo si dimostrano infatti in grado di costruire un’atmosfera, evocata in ogni singola nota della colonna sonora.

Alla luce di tutto ciò, cosa non ha dunque convinto del tutto i giocatori? Parlando di The Last Guardian, lo sappiamo, si va a toccare un argomento spesso davvero spinoso: il gioco è infatti concepito come un prodotto avanguardistico, in grado di rivoluzionare e stupire sotto diversi punti di vista. La realtà dei fatti, però, non corrisponde del tutto a questa visione. Già perché il prodotto finito mostra purtroppo qualche lacuna a livello tecnico, figlia di uno sviluppo pensato in prima fase per la generazione di console precedente a quella di PlayStation 4.

Alcuni ritengono The Last Guardian un gioco uscito “già vecchio”, con un gameplay fatto di dinamiche legnose e senza quel tocco raffinato che aveva contraddistinto un’opera come Shadow of the Colossus. C’è addirittura chi è arrivato ad annoverare il gioco tra i più grandi flop della storia videoludica, forse a seguito di troppe aspettative finite in un nulla di fatto.

La verità, come sempre, sta nel mezzo. The Last Guardian non sarà un capolavoro quanto i predecessori e sì, giocando si ha la sensazione che forse era lecito aspettarsi qualcosa di più. Ma lo spirito e le sensazioni che solo Ueda può offrire ci sono, e anzi vengono forse enfatizzate proprio dai limiti tecnici appena citati. Può sembrare un paradosso, ma nel momento in cui l’opera mostra delle mancanze da un lato, ecco sopravvenire una narrazione solida ed emozionante ad accompagnare il giocatore in un viaggio davvero indimenticabile.

Un viaggio che vale la pena vivere almeno una volta e che merita di essere considerato non solo dai fan di capolavori come ICO e Shadow of the Colossus, ma da ogni videogiocatore in cerca di qualcosa di più di un “semplice” intrattenimento. The Last Guardian, infatti, è uno degli esempi e dei motivi per cui non ci vergogneremo mai di considerare arte il medium videoludico.

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