Alla (ri)scoperta di... What Remains of Edith Finch!

Ricordate What Remains of Edith Finch? Stiamo parlando forse di uno dei più grandi capolavori indie di sempre... (ri)scopriamolo insieme!

Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Ci sono titoli capaci, grazie a una narrazione unica, di rivoluzionare anche in piccola parte il fantastico mondo dei videogiochi. Capolavori in grado di lasciare un segno nel cuore dei giocatori, talvolta scrivendo pagine importanti e modificando la concezione che tutti noi abbiamo di questo medium così particolare. Un processo che, spesso e volentieri, avviene a seguito di una buona dose di sperimen
tazione: da questo punto di vista gli studi indipendenti ci hanno regalato, soprattutto negli ultimi anni, tanto materiale e tantissime fonti di ispirazione.

Ed è proprio una piccola perla indie degli ultimi anni il titolo protagonista di questo episodio della nostra rubrica: stiamo parlando di What Remains of Edith Finch, singolare avventura in prima persona datata 2017. Se avete già avuto il piacere di giocarci questo sarà un breve viaggio per ricordare un racconto davvero eccezionale, ma se non l’avete fatto credeteci: sarà una bella occasione per scoprire una delle migliori esperienze degli ultimi anni. Buona lettura!

Le mille storie della famiglia Finch

Siamo nella seconda metà degli anni 2010: un decennio che, ne siamo certi, molti di voi ricorderanno come una sorta di età dell’oro per quanto riguarda il videogioco indipendente. È proprio in questo periodo che troviamo infatti alcune delle più sorprendenti, interessanti e spettacolari produzioni del genere: Gone Home, Journey, Undertale, Celeste e chi ne ha più ne metta… Sono davvero tantissimi gli esempi, e un paragrafo intero non basterebbe a comprenderli tutti.

Tra questi spicca senza ombra di dubbio What Remains of Edith Finch, sviluppato da Giant Sparrow e pubblicato da Annapurna Pictures. Si tratta di un titolo che rientra nella categoria dei cosiddetti “walking simulator”: giochi dove l’utente si trova in sostanza a muoversi all’interno di una mappa con poche (o addirittura assenti) occasioni per interagire, in un contesto basato totalmente sulla narrazione.

Il titolo ci mette nei panni di Edith Finch Jr, ultima sopravvissuta di una famiglia con un’infinità di storie da raccontare: molti membri della stessa hanno infatti salutato questo mondo in età molto giovane, o in circostanze strane sulle quali si trovano ancora molti interrogativi. Il viaggio della nostra protagonista la porta nella vecchia casa di famiglia dove, un ramo alla volta, si troverà a (ri)vivere tutto il suo albero genealogico. Un’esperienza insomma che la porterà a ripercorrere i passi dei suoi antenati, indagando e cercando di comprendere i mille misteri dietro questa famiglia totalmente fuori dall’ordinario.

In What Remains of Edith Finch il giocatore si troverà a esplorare ogni stanza della casa di famiglia della nostra protagonista, venendo così a conoscenza di tutte le piccole sfumature che rendono così colorata la storia di questa dinastia. Il risultato finale? Un capolavoro, senza se e senza ma. A livello narrativo siamo di fronte a qualcosa di unico: ci troveremo infatti a vestire, a rotazione, i panni di tutti i Finch presenti nell’albero genealogico… Vivendo così in prima persona i momenti più importanti della loro vita, fino alla fine della stessa. Può suonare molto drammatico e in effetti lo è, ma il racconto che si va a creare risulta capace di intrattenere ma soprattutto di emozionare. Sotto ogni punto di vista.

Ci troveremo a vedere il mondo dagli occhi di Walter Finch, deceduto all’età di 11 anni a seguito di un misterioso incidente sull’altalena. Vestiremo i panni del piccolo Gregory, scomparso ad appena un anno forse vittima di un’esagerata immaginazione. Vivremo un viaggio epocale nella mente di Lewis, in una sezione che rappresenta una fortissima critica all’alienazione derivante dai ritmi della società moderna (a parere di chi vi scrive, uno degli apici narrativi dell’intera storia di questo medium).

Il tutto impreziosito da un ottimo utilizzo del motore Unreal Engine 4 e, soprattutto, dalla stupenda colonna sonora a opera di Jeff Russo. What Remains of Edith Finch è, in poche parole, un capolavoro capace di riscrivere una pagina molto importante di ciò che significa raccontare. E no, non soltanto parlando di videogiochi.

What Remains of Edith Finch!: un nuovo standard narrativo?

Premiato con il Best Narrative Award ai BAGA 2018, il gioco ha ricevuto sin da subito il plauso congiunto da parte di critica e pubblico: un riconoscimento inevitabile al netto della potenza, della sensibilità e della cura nel trattare temi talvolta anche molto complessi. L’avventura di Giant Sparrow parla di argomenti capaci di offrire al giocatore non pochi spunti di riflessione, come ad esempio l’analizzare e comprendere la morte in tutte le sue sfaccettature. La concezione stessa del fine vita viene qui narrata tramite tante percezioni diverse, che vanno dal melodramma più estremo a un senso di pace e serenità interiore… Mica male per un “semplice” videogioco, no?

Molto importante è anche il tema della famiglia, che va ovviamente a ricoprire un ruolo centrale nelle vicende narrate, così come quello del superamento di un lutto o di una situazione capace di segnare per sempre la vita di una persona. What Remains of Edith Finch riesce a fare tutto questo, e la cosa sorprendente è che riesce a compiere questa sua missione in appena un paio d’ore. Esatto, il gioco dura davvero così poco.

La natura indie del titolo l’ha inevitabilmente posto, a livello commerciale, sullo stesso piano di tante altre produzioni uscite nello stesso periodo: un fattore questo che potrebbe aver penalizzato quella che è stata una prima percezione del gioco da parte del pubblico, non sempre ben disposto ad abbracciare qualcosa di nuovo senza prima averlo conosciuto. Magari con una campagna marketing di mesi e mesi, che lo accompagni un passo alla volta verso l’uscita del prodotto.

Si tratta un po’ del bello e del brutto dei videogiochi indipendenti, che non potendo contare su grosse risorse fanno sempre fatica a emergere nel modo e nel momento giusto. Fortunatamente, anche se ci è voluto qualche tempo, l’avventura di Edith Finch è riuscita a ottenere tante meritatissime lodi da parte di tutti: a conti fatti, siamo del resto di fronte a uno dei migliori titoli che siano mai stati concepiti nel suo genere. E forse in assoluto.

Al momento Giant Sparrow è al lavoro su un nuovo progetto, del quale per ora non sappiamo ancora molto: al netto di quello che è stato il titolo di cui vi abbiamo raccontato oggi, non vediamo davvero l’ora di saperne di più. Nel frattempo non possiamo fare altro che invitarvi a scoprire - o (ri)scoprire) - questa piccola perla certi del fatto che sì, non mancherà di emozionarvi ancora e ancora come poche opere sono in grado di fare. È questo il confine che distingue un gioco da ciò che possiamo chiamare arte, nella sua forma più pura e semplice.