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Alone in the Dark, la macabra solitudine | Recensione

La nostra recensione di Alone in the Dark, una nuova versione del gioco survival horror di THQ Nordic uscito originariamente nel 1992.

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a cura di Giulia Serena

Editor

L'originale Alone in the Dark, uscito nell'ormai lontano 1992, si può tranquillamente definire come rivoluzionario per la sua epoca, avendo praticamente gettato le basi per il genere survival horror. È facile, dunque, capire perché THQ Nordic ne sia così affezionata, tanto da riprenderlo in mano nuovamente dopo un tentativo nel 2008 che, seppur ambizioso, non è andato in porto come sperato.

Il titolo in uscita il 20 marzo per PC, PS5 e Xbox Series X|S non è, però, un semplice reboot o un remake, bensì è qualcosa di differente creata partendo dagli elementi che avevano funzionato tre decenni fa. Una cosa è certa: questa volta THQ Nordic ha fatto centro, dando vita a una storia che unisce alla perfezione thriller e horror psicologico. Immergiamoci, quindi, nella misteriosa mansione di Derceto in questa recensione di Alone in the Dark. 

Benvenuti a Derceto

A differenza del gioco originale, dove eravamo chiamati a Derceto per investigare sulla morte di Jeremy Hartwood, in questo caso l'uomo è semplicemente scomparso ed è, ovviamente, compito della nipote Emily e dell'investigatore privato Edward Carnby riuscire a trovarlo. Ciò che i due non si immaginano, però, è che nell'enorme mansione - in questo titolo trasformata in un ospedale psichiatrico - si nascondono segreti ben più grandi della scomparsa di un uomo, e che dovranno fare i conti anche con il proprio passato per riuscire a uscirne vivi.

"Una storia che unisce alla perfezione thriller e horror psicologico"

Dopo aver scelto quale dei due personaggi interpretare ed essere entrati nell'enorme mansione inizia, dunque, il nostro viaggio in Alone in the Dark, il quale alterna essenzialmente due stili di gioco: mentre da una parte dovremo esplorare le varie stanze della casa, cercando indizi che possano ricondurci a Jeremy e risolvendo enigmi per aprire porte o cassaforti, dall'altra verremo letteralmente catapultati in una specie di mondo parallelo pullulante di mostri ma con delle risposte che possono farci avanzare nella nostra caccia all'uomo.

Come sono collegate le due ambientazioni? Tramite la malattia mentale di Jeremy: considerato da tutti - e dal suo medico in primis - come un pazzo, egli nei suoi appunti afferma di aver siglato un contratto con l'Uomo Nero e di dover morire per portarlo a termine. Il nostro compito sarà, dunque, quello di inseguirlo all'interno del suo oscuro mondo tramite un Talismano da lui lasciato nella sua stanza, il quale funge anche da elemento principale per gli enigmi. 

Questi non sono troppo complessi da risolvere, giacché sarà sufficiente leggere con attenzione i vari enigmi disseminati nel gioco per capire quali numeri o combinazioni inserire. E, a proposito di lettura, uno degli elementi che più ho apprezzato di Alone in the Dark è l'estrema cura posta in ogni testo: lo ammetto, solitamente non sono uno di quei giocatori che legge ogni appunto che trova, anzi, mi riduco a leggere il minimo indispensabile; in questo caso, però, spinta anche dal fatto che oggi testo è doppiato dal personaggio che lo ha scritto, ho letto tutto ciò che trovavo, trovandolo estremamente interessante. 

Non siamo più soli

Il tema della malattia mentale è, ovviamente, preponderante nella narrazione, ma più andrete avanti nella trama più capirete che c'è molto di più che si nasconde tra i muri di Derceto. A farvelo intuire saranno anche gli altri abitanti della mansione, i quali appariranno tramite cut-scene all'ingresso di certe stanze specifiche e vi daranno ognuno una loro visione della situazione.

"Entrambi gli attori si sono calati perfettamente nel loro personaggio"

Sebbene in questa nuova versione non sarete più "da soli nel buio" dovrete comunque risolvere per conto vostro il mistero che aleggia nell'aria, incontrando l'altro personaggio principale solo nei filmati alla fine di ogni capitolo. La trama, a prescindere da quale dei due scegliate, è chiaramente la stessa, con solamente le cut-scene che cambiano leggermente e una breve parte personale che è completamente diversa per Emily ed Edward

In ogni caso, Alone in the Dark è pensato per essere completato due volte in modo da scoprire il punto di vista di ciascuno dei protagonisti, per una durata totale che - almeno nel mio caso - si è attestata sulle 7 ore circa per la prima run e poco meno di 4 per la seconda. Solo così potrete apprezzare pienamente la storia del gioco, oltre che l'eccellente lavoro svolto da Jodie Comer e David Harbour: entrambi gli attori si sono calati perfettamente nel loro personaggio, dando vita a dei filmati che mi hanno quasi fatto dimenticare di essere all'interno di un videogioco e dato la sensazione di trovarmi in un film giallo noir. 

A concorrere in questa atmosfera alla Old Hollywood è anche l'incredibile attenzione alle ambientazioni posta dal team: dai dipinti realizzati con vere opere appese nei musei alle librerie ricolme di vecchi libri, passando per statue, orologi e tappezzeria, ogni elemento a Derceto è perfettamente coerente, il tutto mantenendo un'atmosfera lugubre. Nei momenti in cui ci troviamo fuori dalla mansione, invece, esploreremo luoghi completamente diversi tra di loro, come i Quartieri Francesi di New Orleans, un porto abbandonato e persino ambienti estremi come deserto e lande ghiacciate. 

Pistola, fucile a pompa o ascia?

Il team di Alone in the Dark si è, dunque, spinto ben al di fuori delle quattro mura della mansione, dando vita a un mondo che unisce realtà e sogno - e in nessuno dei due possiamo stare tranquilli -. Ogni stanza, infatti, può trasformarsi in un regno del terrore in qualsiasi momento, per cui dovremo sempre stare pronti a sguainare l'arma per uccidere i mostri deformi che cercano di prenderci. 

"Difficilmente vi troverete davvero in difficoltà"

Purtroppo, sono proprio i combattimenti a essere il punto debole di Alone in the Dark: oltre alla classica pistola durante la partita si sbloccano anche un fucile a pompa e una mitragliatrice, ma tutte e tre le armi hanno dei tempi di ricarica alquanto lunghi, rendendo più comodo in molte situazioni utilizzare una delle tantissime armi bianche disseminate nei livelli - le quali si rompono dopo 5 o 6 colpi -. 

Inoltre, a differenza del titolo originale dove i giocatori lamentavano aver troppe poche munizioni a disposizione, in questo caso ve ne sono fin troppe, togliendo quasi il gusto di star giocando a un survival horror. Ho poi sfruttato ben poche volte l'approccio stealth offerto dal gioco, preferendo gettarmi di petto sui nemici giacché non sono mai più di due o tre contemporaneamente. 

Insomma, difficilmente vi troverete davvero in difficoltà in Alone in the Dark, ma d'altronde non è nemmeno quello l'obiettivo. Il lavoro principale fatto dal team di THQ Nordic è, ovviamente, sulla scrittura e sull'ambientazione, tanto che anche la colonna sonora a opera di Jason Köhnen è eccellente, alternando un sottofondo inquietante con brani jazz che trasportano perfettamente negli anni '20. 

Chiacchiere e difetti

Un altro elemento che ho apprezzato tantissimo e che, purtroppo, molto probabilmente passerà in sordina è la possibilità di attivare nelle impostazioni del gioco il commento dello scrittore Mikael Hedberg e del creatore del titolo originale Frédérick Raynal. Questa modalità, inclusa nella Deluxe Edition, permette di disseminare ogni ambientazione con dei microfoni con cui interagire, i quali attivano il commento delle due menti dietro l'opera, fornendo informazioni sul loro processo creativo, sulle ispirazioni e sulle differenze con il primo Alone in the Dark. 

Avendo scoperto per caso la modalità mentre spulciavo tra le impostazioni mi sono ritrovata ad apprezzare tantissimo i commenti, ascoltandoli tutti con estremo interesse e, di conseguenza, godendomi molto di più l'esperienza complessiva. Insomma, una chicca che, se avete acquistato la Deluxe Edition, vi consiglio assolutamente di non perdere. 

Per quanto riguarda il comparto tecnico, invece, va fatto solo un mezzo plauso al team: nel gioco sono presenti le classiche modalità Quality che promette risoluzione 4K e 30FPS, e Performance con 60FPS a netto di una riduzione nella grafica. A prescindere da quale si seleziona, però, l'opera soffre di svariati cali di frame, i quali non influenzano particolarmente l'esperienza di gioco essendo per lo più incentrata sull'esplorazione, ma comunque possono dare fastidio. Nel corso delle due run ho incontrato anche alcuni bug, alcuni dei quali mi hanno costretto a ricaricare la partita dato che il personaggio si era incastrato in degli oggetti posti a terra; chiaramente nulla che non possa venire risolto con qualche patch, ma che è giusto menzionare. 

Voto Recensione di Alone in the Dark


7.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Narrazione scritta divinamente

  • Ambientazioni varie e ben caratterizzate

  • Interpretazione ottima degli attori

Contro

  • Meccaniche di combattimento non perfette

  • Prestazioni con cali di frame e qualche bug

Commento

Il team di THQ Nordic è riuscito non solo a riportare in vita Alone in the Dark, ma a infondergli talmente tanta nuova linfa vitale da farlo diventare un'opera a sé stante perfettamente in linea con l'epoca moderna e, al contempo, con un fascino noir che solo i giochi di un tempo avevano. A prescindere dal personaggio che decidiate di interpretare, la storia della mansione Derceto vi immergerà completamente, invogliandovi a scoprire sempre di più sui misteri che la circondano fino ad arrivare alla verità. Sia il mondo reale sia quello che potremmo definire quasi onirico sono stati creati con un'enorme cura per i dettagli e, nonostante i combattimenti siano il punto debole dell'esperienza, non si può non lodare il lavoro svolto nella restaurazione di un classico degli anni '90.  

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