Assassin's Creed Shadows accusato di razzismo in Giappone

Gruppo conservatore Shinsei Nippon attacca Assassin's Creed Shadows con accuse di razzismo, sollevando polemiche nella comunità videoludica giapponese.

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

La cultura giapponese diventa terreno di scontro politico nel mondo dei videogiochi, con un nuovo caso di protesta che coinvolge il prossimo capitolo della celebre saga Assassin's Creed. Il sacerdote shintoista Nagase Takeshi, figura di spicco del movimento ultranazionalista Shinsei Nippon, ha scatenato una controversia attaccando frontalmente Ubisoft per la rappresentazione di elementi sacri della tradizione nipponica nel videogioco Assassin's Creed Shadows. Al centro della polemica ci sono scene che mostrerebbero il protagonista Yasuke mentre profana un santuario shintoista ricreato digitalmente con estrema fedeltà, un'offesa che secondo Nagase rappresenterebbe un "razzismo verso la cultura giapponese" che non può essere tollerato. Qua trovate il video dell'accusa.

Nonostante il gioco sia previsto per il 20 marzo, la diffusione di presunte copie pirata ha fatto emergere contenuti che hanno allarmato i circoli conservatori giapponesi. Nagase, noto per le sue posizioni di revisionismo storico sulle atrocità commesse dal Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, utilizza questa controversia videoludica come strumento per una battaglia culturale più ampia.

"La pazienza non è una virtù. Dobbiamo protestare ad alta voce per questa questione", ha dichiarato con veemenza in un video che sta circolando online. Secondo il leader di Shinsei Nippon, le scene incriminate mostrano il protagonista che attacca un sacerdote shintoista, calpesta con scarpe sporche luoghi sacri e danneggia strutture religiose nel santuario Harimakuni Sohsha Itatehyozu.

La controversia assume contorni ideologici evidenti quando Nagase collega la rappresentazione nel videogioco a problematiche sociali contemporanee. "Queste cose sono oltraggiose. È un folle! Non potevamo credere ai nostri occhi: è un insulto agli dei giapponesi", afferma con toni accesi, allargando rapidamente il discorso dalla critica al videogioco alla questione dell'overtourism occidentale in Giappone.

L'appello del sacerdote si estende alle istituzioni politiche nazionali, invitate a "difendere l'orgoglio nazionale" contro quello che definisce senza mezzi termini "inquinamento turistico". Il messaggio trova sostegno in altri esponenti religiosi shintoisti, che condividono la preoccupazione per la rappresentazione dei luoghi sacri nel medium videoludico.

La mobilitazione orchestrata da Nagase rivela come i prodotti d'intrattenimento diventino sempre più terreno di scontro ideologico e identitario. Il gruppo ultranazionalista Shinsei Nippon (letteralmente "Nuovo Giappone") trova nel videogioco un pretesto per riaffermare posizioni conservatrici che guardano con sospetto all'influenza occidentale sulla società nipponica.

Lo scontro tra modernità e tradizione

Il videogioco, con la sua rappresentazione di un periodo storico complesso, diventa catalizzatore di dibattiti che trascendono l'ambito ludico per toccare questioni di memoria collettiva, rispetto delle tradizioni e convivenza culturale.

Non è la prima volta che la serie Assassin's Creed, nota per le sue ricostruzioni storiche, si trova al centro di polemiche per la rappresentazione di luoghi o pratiche religiose. Tuttavia, l'intensità della reazione di Nagase e l'esplicito tentativo di utilizzare la controversia per finalità politiche più ampie rappresentano un caso emblematico di come i confini tra intrattenimento, politica e identità culturale siano sempre più sfumati nell'era digitale.

Mentre Ubisoft si prepara al lancio ufficiale di Assassin's Creed Shadows (acquistabile su Amazon) il prossimo 20 marzo, la polemica sollevata dal sacerdote ultranazionalista dimostra come il videogioco moderno sia ormai diventato terreno di confronto per questioni che vanno ben oltre il semplice divertimento, toccando corde sensibili dell'identità nazionale e del patrimonio culturale dei popoli rappresentati.

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