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Back 4 Blood è più di una copia di Left 4 Dead | Recensione

Back 4 Blood è il ritorno della formula cooperativa alla Left 4 Dead, ma con alcune sostanziali differenze che lo rendono diverso dal gioco Valve.

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Avatar di Martina Fargnoli

a cura di Martina Fargnoli

Editor

Pubblicato il 12/10/2021 alle 10:00

Per molti, per anni, ritrovarsi a giocare i livelli di Left 4 Dead è stato un appuntamento fisso: un gruppo di quattro amici e una serata che vola via tra colpi agli infetti, salvataggi all’ultimo momento e morti ridicole per le quali prima perdi le staffe, poi ci ridi su ripensandoci. 2021, una sera come tante, anche se il gruppo di amici è cambiato, è come se Back 4 Blood riprendesse il filo esattamente da dove Turtle Rock Studios lo aveva lasciato quasi 13 anni fa con la serie Left 4 Dead. Anche se il nuovo gioco cooperativo non è di per sé una continuazione diretta del titolo che ha fatto le fortune di Valve, è difficile non vedere i punti di contatto tra i due giochi, nonostante, in fondo, Back 4 Blood segua una sua strada per apparire più moderno, strategico e coinvolgente.

La storia non è chiaramente il cuore della produzione, ma le premesse bastano per farci gettare subito nella mischia e sporcarci le mani tra le viscere e il sangue degli Infestati, il risultato più lampante di una violenta epidemia che ha infettato la maggior parte dell’umanità. Questi abomini ormai vagano indisturbati, si aggirano di notte per le strade e sono pronti a scatenarsi con tutta la loro furia al minimo errore degli Sterminatori. Ogni atto ha una longevità superiore rispetto al titolo del 2008 perché si sviluppa attraverso un numero maggiore di scenari, tuttavia il formato delle partite si mantiene sempre piuttosto contenuto per garantire che ci sia un’elevata intensità degli scontri nei momenti chiave.

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Anche in queste fasi il gioco ha retto bene e in linea con le aspettative, con solo qualche micro crollo del frame rate percepibile quando si entra in una nuova area popolata e i dettagli di gioco sono spinti al massimo su schede non appartenenti agli ultimi modelli in commercio, come la RTX 2080 della nostra configurazione di prova. La tecnologia DLSS di Nvidia è comunque provvidenziale nel mantenere i frame al secondo sempre a un buon livello oltre i 60.

In termini di design dei livelli e struttura delle missioni, Back 4 Blood non si discosta molto dalla formula ben rodata che prevede una serie di obiettivi basati sul trasportare risorse necessarie, salvare alcuni sopravvissuti, fortificare aree, far saltare in aria obiettivi sensibili e salvarsi la pelle cercando di non allertare inavvertitamente l’orda. Il modo in cui però i livelli si susseguono è ben orchestrato da far sembrare ogni partita sufficientemente varia, riuscendo anche a regalare qualche sorpresa e riservando momenti divertenti che potrete portare con voi per altri 13 anni.

Ci sono molti elementi e luoghi familiari che potranno ricordarvi moltitudini di giochi a tema “zombie” usciti nel corso degli anni, ma ci sentiamo di fare un plauso a Turtle Rock per essere riuscita a farci calare in un’atmosfera di tensione, sempre in bilico tra l’apparente calma di sparuti gruppi di Infestati e la dirompente forza di schiere di infetti arrabbiati. Qualche effetto atmosferico, giochi di luce e una palette fredda per dare un tocco più spettrale, da soli non bastano ed ecco che inizia a crescere il sonoro allo stesso ritmo del vostro battito cardiaco impazzito.

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Prima il lamento assordante di una Talpa, poi lo scalpitare irrequieto dell’orda che avanza messo a tacere solo dall’incessante scarrellare dell’arma. La fuga si trasforma in una corsa a perdifiato fino a quando il Vigore non si esaurisce e le porte di una fatiscente abitazione non si aprono. La breve tranquillità è subito spezzata dai passi pesanti di un Colosso al piano di sopra che trascina il suo enorme braccio pronto a frantumarci e dal grido stridulo di un’acuminata a caccia di carne fresca.

Momenti come questo possono capitare ovunque e in modi completamente diversi grazie a una buona rigiocabilità basata su tre diversi livelli di difficoltà e sul nuovo sistema di carte e progressione che Turtle Rock ha studiato per dare spessore alle partite e agli otto personaggi giocabili. Dimenticatevi i sopravvissuti intercambiabili, senza abilità o veri ruoli stabiliti come in L4D, perché in Back 4 Blood farete la conoscenza di tipi niente male che danno il meglio di loro quando ben inseriti nelle dinamiche di squadra. Dimenticatevi anche di fare ciò che volete senza preoccuparvi dei vostri compagni perché quella è la via più breve per la disfatta.

L’asso nella manica di Back 4 Blood

All’aumentare della difficoltà si restringe anche la finestra per gli errori, e se una partita a livello recluta può essere portata a compimento senza troppi problemi anche con i bot che si bloccano, sono poco reattivi e le uniche qualità che hanno è l’essere più propensi alle cure e generosi in fatto di munizioni rispetto alla loro controparte umana, i livelli successivi richiedono più attenzione e strategia da parte di tutti. Come fa Back 4 Blood a stimolare ulteriormente il gioco di squadra? Attraverso la creazione di un mazzo di carte in grado di fornire bonus per tutta la durata della partita. Più a lungo giocate, più carte potrete utilizzare, fino a moltiplicarne anche gli effetti grazie all’uso congiunto di carte dello stesso tipo.

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La progressione di gioco è ben inserita in modo da spingervi a fare una partita dopo l’altra: più partite completate, più punti da spendere per nuove carte e cosmetici otterrete e potrete metterli subito alla prova nel prossimo livello. Le carte possono alterare molti elementi di gioco, dalla resistenza alle munizioni, passando per la salute e la velocità di ricarica o movimento. Possono essere abbinate per supportare uno specifico stile di gioco - offensivo o difensivo, che predilige le armi da mischia o più orientato ai fucili - o possono facilitare l’adozione di un ruolo per la propria squadra, come il medico con migliori effetti di cura. Alcune carte hanno un costo negativo che può influenzare tutti, quindi creare un buon mazzo è un processo che richiede attente riflessioni. Se desiderate solo sparare a un mucchio di zombi, allora potreste trovare Back 4 Blood un po’ più lento e macchinoso rispetto a come siete stati abituati in passato.

Se tutto fosse prevedibile, però, non ci sarebbe gusto a giocare lo stesso mazzo. Per ovviare al problema della ripetibilità, Turtle Rock ha dotato il suo Game Director – l’intelligenza artificiale che decide l’andamento delle vostre partite – di un mazzo di carte corruzione da giocare prima dell’inizio di una missione. Queste carte determinano sfide e condizioni aggiuntive da completare, modifiche allo scenario, o rappresentano pericoli aggiuntivi nella forma di nemici con nuove mutazioni, più dannosi o con punti deboli più difficili da colpire. Qui si innesta un’altra componente strategica che ci vede impegnati nel tentativo di contrastare il mazzo nemico e gli scherzi del fato.

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Le carte rappresentano l’asso nella manica dei team più affiatati, ma non sono l’unico modo per volgere la partita a proprio favore. Back 4 Blood recupera un’altra delle meccaniche molto in voga degli sparatutto moderni: la personalizzazione dell’equipaggiamento e delle bocche da fuoco con elementi casuali trovati sul campo o acquistati prima di uscire da una safe house. Introduce anche un comodo sistema di ping per dare indicazioni ai compagni in assenza di un microfono o per marcare gli oggetti di interesse che potrebbero servire a un alleato. Il pubblico che arriva da Call of Duty e Apex Legends noterà alcune similitudini con questi giochi.

Back 4 Blood è in tutto e per tutto un gioco pensato per essere giocato in modalità cooperativa e rimarrete delusi se intendete giocarlo da soli, soprattutto perché non potrete far progredire il vostro personaggio e sarete limitati nell’uso delle carte. Il cross-play con le altre piattaforme e l’arrivo al lancio il 12 ottobre su Xbox Game Pass, potrebbero essere fattori positivi da considerare se avete bisogno di un incentivo per convincervi a giocare Back 4 Blood online – lo schermo condiviso non è supportato.

Mostri contro Umani

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Back 4 Blood si completa di una modalità competitiva chiamata Sciame che non ci ha convinti del tutto, in particolare a causa di un bilanciamento delle unità e del costo potenziamenti rivedibile. Se poi qualcuno abbandona il match si è praticamente già condannati alla sconfitta. Sappiamo che i giocatori di L4D2 sono molto affezionati alla modalità Versus, ma in Sciame le cose sono un bel po’ diverse, anche se le due modalità mantengono la struttura che vede Sterminatori Vs. Infestati scontrarsi su più round. Le partite sono molto compresse: l’obiettivo è sopravvivere il più a lungo possibile e gli scontri si concentrano in aree diverse dalla campagna sempre più ristrette – con modalità simili al cerchio dei battle royale che si restringe - e un round, con una squadra poco organizzata, può terminare anche dopo appena un minuto.

La prima volta che si gioca nei panni degli Infestati è un po’ disorientante, non è subito chiaro come controllarli al meglio né che effetto avranno i potenziamenti che si possono sbloccare. Bisogna prenderci la mano all’inizio prima di riuscire a padroneggiarli rispetto agli Sterminatori che, bene o male, impariamo a utilizzare durante la campagna. Anche se gli Infestati sono diversi per tipologie, in questi primi giorni di gioco abbiamo notato una tendenza a utilizzare soprattutto i nemici più robusti e in grado di attaccare a distanza. Back 4 Blood è sulla carta un gioco concepito per durare a lungo, quindi ci aspettiamo interventi da parte di Turtle Rock per rendere più interessante e varia questa modalità PvP.

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