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Brothers: A Tale Of Two Sons Remake | Recensione di un'opera di restauro piena d'amore

Il remake di Brothers: A Tale Of Two Sons è finalmente arrivato e, come già saggiato durante la nostra prova, si rivela un'opera di restauro ricca d'amore.

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a cura di Andrea Maiellano

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Provo una certa invidia per chi giocherà per la prima volta Brothers: A Tale Of Two Sons attraverso questo remake e il motivo è semplice: non avranno solo modo di sperimentare, per la prima volta, la delicatezza dell’opera che mise sotto ai riflettori Josef Fares, ma potranno farlo attraverso la versione migliore di una delle produzioni più soavi, e allo stesso tempi peculiari, degli ultimi anni.

Per quanto Brothers: A Tale Of Two Sons uscì nell’oramai lontano 2013, attraverso una remastered uscita qualche anno più tardi, sbarcò praticamente su ogni piattaforma di gioco attualmente in commercio (vi basti pensare che la versione per Swtich arrivò nel 2019).

Un dettaglio non di poco conto, considerando quanto poco vengano apprezzati ultimamente i remake di titoli non troppo vecchi. A differenza di altre operazioni simili, però, in questo specifico caso l’operazione di restauro messa in piedi da Avantgarden (il tema di sviluppo dietro a questo remake) ha maggiormente senso, visto che la software house ha deciso di “limitarsi” (le virgolette sono d’obbligo) a rifare da zero il comparto grafico, sfruttando l’Unreal Engine 5, e di arrangiare, e registrare con un orchestra, le sinfonie che compongono la colonna sonora del titolo.

Tutto il resto è rimasto identico al titolo originale e, considerando l’elevata qualità della prima opera di Josef Fares, va benissimo così.

In due è sempre meglio

Brothers: A Tale Of Two Sons, per chi non ne fosse a conoscenza, fu il primo esperimento di titolo cooperativo svolto da Fares. Il giocatore, attraverso i due stick analogici e i due grilletti del controller, può spostare indipendentemente i due fratelli protagonisti della storia.

Il maggiore è più robusto e può compiere operazioni dove è richiesto maggiore forza; il fratello minore, invece, è più agile e minuto, due caratteristiche che gli permettono di gestire quelle situazioni in cui è necessario infilarsi in qualche stretto pertugio.

Ovviamente controllare due personaggi con lo steso controller richiederà una certa indipendenza mentale, simile a quella di un batterista che deve gestire ritmi diversi con braccia e gambe, ma è proprio questo uno dei più grandi punti di forza di Brothers: A Tale Of Two Sons, ovvero la capacità di proporre un gameplay tanto semplice quanto accattivante e che, a distanza di quasi undici anni, riesce appieno a superare la prova del tempo.

Ovviamente si può condividere il viaggio dei due fratelli assieme a un amico in multiplayer locale, seppur venga meno la peculiarità di controllare due personaggi in solitaria, facendo emergere le ottime soluzioni di level design di cui è costellata la breve avventura offerta da Brothers.

Eh si perché Brothers: A Tale Of Two Sons dura tre orette stiracchiate. Niente di più, niente di meno, ma proprio grazie alla sua compattezza, la storia riesce a essere raccontata in maniera pressoché perfetta, senza tempi morti o momenti eccessivamente prolissi.

D’altronde si tratta di una produzione che, seppur sia diventata famosissima negli ultimi undici anni, nasce come titolo indie facente parte del catalogo Xbox Live Arcade.

Un restauro pieno d'amore

Se vi state chiedendo come mai non vi ho ancora accennato nulla in merito alla trama di Brothers: A Tale Of Two Sons, il motivo è molto semplice: vorrei evitare di fare anticipazioni di alcun tipo su quella che si rivela essere una storia molto compatta ma non per questo priva di colpi di scena interessanti e ammantata da una delicatezza figlia d’altri tempi.

Venendo, infine, al comparto tecnico, non c’è quasi nulla da eccepire nei confronti del lavoro svolto da Avantgarden, il quale si manifesta, chiaramente, attraverso l'attenzione posta sul design dei personaggi, che ora sfoggiano un realismo superiore e un tono meno caricaturale rispetto all’iterazione precedente. 

Una parte significativa dell’opera di restauro svolta dagli sviluppatori si è concentrata sulla rielaborazione delle scene d'intermezzo, le quali mostrano un notevole impegno nel rivedere le inquadrature e nel proporre soluzioni visive più adatte a trasmettere la considerevole carica emotiva di cui permea la storia di Brothers: A Tale Of Two Sons.

Una menzione d’onore va sicuramente fatta per il rinnovato comparto d’illuminazione, il quale riesce a rendere più vibrante e viva ogni ambientazione del gioco, restituendo degli scorci incredibilmente suggestivi.

Volendo appuntare un difetto al remake di Brothers: A Tale Of Two Sons, si può dire che il codice di questa versione finale del gioco non è pulitissimo e sovente si incappa in qualche piccolo bug e un pochino di sporcizia sul versante grafico.

Niente di invalidante o che vada a intaccare la bellezza del prodotto ma, indubbiamente, si tratta di un aspetto da far notare in attesa dell’immancabile patch che andrà a correggere queste sbavature.

Voto Recensione di Brothers: A Tale Of Two Sons Remake


8.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Storia delicata, emotiva e ben scritta.

  • Gameplay semplice e molto peculiare.

  • Ottimo in singolo, bellissimo in compagnia.

  • Breve ma ricco di spunti interessanti.

Contro

  • Qualche sbavatura sul versante tecnico e grafico

Commento

Pur avendo quasi undici anni, Brothers: A Tale Of Two Sons rimane un’opera che andrebbe giocata, almeno una volta, da chiunque. Se non avete mai avuto modo di sperimentare l’opera prima di Josef Fares, questa è scuramente la versione migliore con cui farlo; se, invece, lo avete già giocato in passato, e ne avete amato la delicatezza, quasi fiabesca, delle dinamiche trattate, il consiglio è quello di provare quanto prima questo remake, visto che di opere di restauro, così rispettose del materiale d’origine, raramente se ne trovano sul mercato.