Borderlands 4, il CEO chiede scusa per la storia dei 90 euro e dei "veri fan"

Borderlands 4: CEO di Gearbox si scusa per il commento sui "veri fan" e difende il valore del gioco, mentre il prezzo rimane ancora incerto

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

La controversia sui prezzi dei videogiochi ha trovato un nuovo protagonista in Randy Pitchford, CEO di Gearbox, che negli ultimi giorni si è ritrovato al centro di aspre critiche per le sue dichiarazioni sul costo di Borderlands 4.

Dopo aver affermato che "un vero fan riuscirà a trovare i soldi per comprare il gioco" indipendentemente dal prezzo, scatenando un'ondata di indignazione tra la community, il dirigente ha tentato di fare marcia indietro con un messaggio più conciliante. La polemica si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione da parte dei giocatori per l'aumento generalizzato dei prezzi nel settore, alimentata dal recente caso di Mario Kart World venduto a 90 euro.

Nel suo nuovo intervento sui social media, Pitchford ha cercato di smorzare i toni e recuperare la fiducia dei fan delusi. "In tutta serietà, nessuno ama essere dato per scontato e non era il mio intento", ha scritto il CEO, mostrando una consapevolezza dell'errore comunicativo commesso. Il dirigente ha poi spostato l'attenzione sul lavoro della squadra di sviluppo, sottolineando l'impegno profuso nella creazione del gioco e manifestando gratitudine per il supporto ricevuto.

La strategia comunicativa è chiara: pur non ritrattando completamente la posizione sul valore economico del prodotto, Pitchford ha cercato di ristabilire un legame emotivo con la fanbase. "Mi onora vedere l'amore e il supporto che tutti hanno dimostrato verso il team", ha affermato, puntando sulla condivisione della passione per il franchise piuttosto che sugli aspetti commerciali.

"Indipendentemente dal prezzo che verrà deciso, l'opera varrà la cifra e anche di più", ha concluso Pitchford, mantenendo ferma la convinzione che il valore del gioco giustificherà qualsiasi cifra verrà stabilita da 2K Games, publisher del titolo. Una posizione che, seppur ammorbidita nei toni, non si discosta sostanzialmente dalla controversa dichiarazione iniziale.

Le preoccupazioni dei giocatori non sono infondate. In un periodo di inflazione generalizzata e con l'industria dei videogiochi che continua a spingere verso l'alto i prezzi dei titoli AAA, molti temono che Borderlands 4 possa seguire l'esempio di Nintendo con Mario Kart World, commercializzato a 90 euro. Un prezzo che per molti appassionati rappresenta una soglia psicologica difficile da accettare, specialmente considerando che fino a pochi anni fa lo standard si attestava sui 60 euro.

Pitchford ha confermato che le prenotazioni per Borderlands 4 inizieranno "tra non troppo", momento in cui sarà finalmente svelato il prezzo ufficiale del titolo. Nel frattempo, ha voluto sottolineare che il budget di sviluppo è "enorme", probabilmente per giustificare in anticipo un eventuale prezzo elevato e preparare il terreno per l'annuncio ufficiale.

La vicenda solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra sviluppatori, publisher e consumatori nell'industria videoludica contemporanea. Da un lato, i costi di sviluppo continuano ad aumentare, rendendo necessari prezzi più elevati per garantire la sostenibilità economica; dall'altro, i giocatori si sentono sempre più trattati come semplici portafogli piuttosto che come appassionati da rispettare.

Mentre il dibattito continua, resta da vedere se le scuse di Pitchford saranno sufficienti a placare gli animi della community di Borderlands, o se questa controversia lascerà un segno duraturo sulla reputazione di Gearbox e sul lancio del suo prossimo shooter-looter. Ciò che è certo è che la questione del prezzo dei videogiochi continuerà a essere un terreno di scontro tra le aspettative economiche dell'industria e la capacità di spesa dei consumatori.

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