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Capcom Fighting Collection 2 | Recensione

Capcom ci porta indietro nel tempo con una raccolta eterogenea di picchiaduro a cavallo tra la fine degli anni '90 e gli anni 2000.

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a cura di Marco Patrizi

Editor

  • Pro
    • Otto titoli divertenti ed eterogenei
    • Buona quantità di opzioni
    • Apprezzabile gallerie di artwork e colonne sonore
  • Contro
    • Il World Tour di SFA3 ancora drammaticamente assente
    • Schermate di istruzioni scomode

Il verdetto di Tom's Hardware

8
Il lavoro di raffinatura per questa raccolta eterogenea di titoli, anche se non straordinario a livello di contenuti, è stato certamente apprezzabile. Capcom Fighting Collection 2 si presenta come una raccolta dall’indubbio valore sia filologico che qualitativo, che ci riporta indietro nel tempo in un periodo di fermento per i picchiaduro. Forse non tutti i suoi titoli escono bene dalla prova del tempo, ma i giochi di punta sapranno mettere alla prova e divertire qualunque amante del genere, soprattutto in multiplayer, e rappresentano delle perle del genere estremamente preziose. 


Informazioni sul prodotto

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Capcom Fighting Collection 2

Nonostante il grande successo di Street Fighter 6, non c’è dubbio che Capcom tenga sempre un occhio di riguardo al suo glorioso passato, continuando a proporre delle collection di titoli più o meno tematiche.

Con Capcom Fighting Collection 2 si è concentrata su un momento storico molto interessante per il genere dei giochi di combattimento, ovvero quello a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Interessante perché è stato un periodo sia di sperimentazione che di riproposizione di franchise classici in chiave moderna.

Il panorama videoludico stava ancora assorbendo l’impatto dei picchiaduro tridimensionali (i vari Virtua Fighter, Tekken, Dead or Alive, Soul Edge…). Capcom però decise di continuare a puntare sulla grafica 2D, nella quale è sempre stata maestra, pur senza snobbare il 3D (basti pensare a Street Fighter EX).

Erano anni in cui giocavo molto di più ai picchiaduro rispetto a ora. Ricordo quanto ho consumato il pad della PlayStation su Street Fighter Alpha 3 con il suo World Tour e i vari ISM, le serate sature di imprecazioni giocando a Capcom vs. SNK 2 con gli amici e la quantità spropositata di gettoni che ho inserito nel cabinato di Power Stone, quando le sale giochi non erano ancora del tutto scomparse.

Questa raccolta rappresenta quindi – per me, ma sicuramente per tanti di voi – un modo per tornare a immergersi in quei titoli tanto amati, ma anche un’occasione per scoprire delle perle interessanti di quell’epoca.

Tra capisaldi ed esperimenti

La selezione di titoli di Capcom Fighting Collection 2 sembra rispecchiare esattamente la dualità della produzione Capcom di quel periodo, proponendo in modo molto equilibrato quattro giochi in 2D e quattro in 3D. In essa troverete:

  • Street Fighter Alpha 3 Upper
  • Capcom Fighting Evolution
  • Capcom vs. SNK: Millennium Fight 2000 Pro
  • Capcom vs. SNK 2: Mark of the Millennium 2001
  • Plasma Sword: Nightmare of Bilstein
  • Power Stone
  • Power Stone 2
  • Project Justice

Buona parte del valore di questa collection risiede nel fatto che contiene diversi titoli poco diffusi, dato che – mancando qui la cultura delle sale giochi che può vantare il Giappone – sono rimasti per lo più confinati sulla sfortunata Dreamcast di SEGA.

Basti pensare a Power Stone, che approccia il combattimento mettendo in secondo piano le meccaniche classiche del genere e puntando tutto sull’interazione con le arene, permettendoci di usare tutti gli elementi al loro interno per colpire l’avversario: sedie, barili, armi di vario genere… Power Stone 2 in seguito espanse questo concept coinvolgendo fino a quattro combattenti nella mischia e diventando un perfetto ibrido tra picchiaduro e party game.

Project Justice è il seguito dell’amato Rival Schools uscito anche per PlayStation. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un gioco che punta su uno stile da manga shonen davvero ben realizzato, ed è ambientato in un tipico liceo giapponese. Questo sequel introduce, tra le altre cose, un’interessante dinamica tag che permette di chiamare i compagni in campo durante il combattimento per realizzare tecniche di squadra e combo scenografiche.

Plasma Sword, sequel di Star Gladiator, potrebbe essere considerato una sorta di risposta in stile sci-fi a Soul Edge di Namco. Ogni personaggio, infatti, combatte utilizzando un’arma propria, oltre ovviamente a tutta una serie di poteri e abilità.

Street Fighter Alpha 3 Upper è la versione aggiornata per arcade del capolavoro uscito anche su PlayStation, in cui sono inclusi tutti i personaggi e diversi bilanciamenti, specialmente riguardo il V-ISM che permetteva di creare delle combo esagerate. I puristi probabilmente non accoglieranno bene questa decisione, ma personalmente sono molto più dispiaciuto che manchi la modalità World Tour vista su PlayStation.

Capcom Fighting Evolution è decisamente il titolo più fiacco della raccolta. Nonostante sia stimolante il mash-up tra Street Fighter, Darkstalkers e Red Earth, i soli 23 combattenti selezionabili e la generale scarsa originalità (che cozza con aspra ironia col il nome stesso del gioco) non lo piazzano esattamente tra i giochi di combattimento più imperdibili della storia.

Gli “ospiti d’onore” della collection sono sicuramente i due Capcom Vs SNK, la cui sola qualità del crossover dei due giganti del genere rappresenta una pietra miliare di per sé. Il roster immenso, il sistema Ratio e i numerosi Groove con cui personalizzare l’approccio al combattimento sono tutti fattori che rendono soprattutto il secondo capitolo perfetto per ogni amante dei picchiaduro bidimensionali.

Ben vestito per il ring

Naturalmente Capcom ha aggiunto per ciascun titolo una buona dose di opzioni per personalizzare e calibrare l’esperienza di gioco a seconda dei gusti ed esigenze del giocatore.

Sul lato della personalizzazione estetica è possibile scegliere la ratio dello schermo e l’aspetto delle bande laterali, oltre che poter applicare vari filtri grafici che simulano l’effetto degli schermi a tubo catodico.

Sono presenti anche diverse opzioni per rendere le partite in single-player meno “ripide”, come la funzione di quick save e le mosse “One-button” che semplificano l’esecuzione di mosse speciali e super combo.

Molto apprezzata è la modalità Allenamento, che per i titoli 2D comprende l’opzione per visualizzare le hitbox di ogni sprite e mossa. Oltre alle liste delle mosse speciali, sono presenti delle schermate di Istruzioni che illustrano le meccaniche base di gioco. Mi sfugge però la scelta di renderle letteralmente delle grosse schermate tutte d’un pezzo, come grosse immagini su cui dover zoomare e spostarsi con i tasti direzionali (o la levetta analogica) per leggerle. Probabilmente l’intento era quello di emulare le indicazioni presenti sui cabinati arcade, ma non le ho trovate affatto funzionali per lo scopo.

Ogni titolo ha inoltre dei menu di Impostazioni speciali che variano a seconda del titolo e dove è possibile selezionare parametri specifici come la selezione dei personaggi segreti o scegliere se lasciare la colonna sonora originale o selezionare una versione remixata.

Chiude in bellezza la presenza di un’enorme Gallery di artwork e una lista di tracce delle rispettive colonne sonore da poter riprodurre a piacimento.

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Un bel ritorno per gli amanti del genere............anche se le mani e le dita non sono più veloci come lo erano un tempo. 😄
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