La storia prima di tutto

Call of Duty: Black Ops è l'ultima fatica di Treyarch, erede di World at War. Riuscirà a migliorare il predecessore?

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a cura di Tom's Hardware

Incredibile ma vero: ho capito la storia di Call Of Duty

Ci aspettavamo il peggio per la campagna single player di Call of Duty: Black Ops. Dopotutto Treyarch non aveva fatto un gran lavoro con World at War: la campagna era troppo classica – limitata – e non riusciva a farci provare il brivido per il rischio.

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Fortunatamente il gioco in single player di Black Ops è migliore. La storia è ambientata nel bel mezzo della Guerra Fredda, tra il 1961 e 1963: tutta la trama è raccontata da una stanza d'interrogatorio (che funge anche da menù principale) nella quale il nostro eroe è legato. Il mondo è sull'orlo del precipizio: si percepisce il pericolo immediato di un conflitto nucleare e sembra che solo Mason possa impedire la catastrofe. Per evitarla, dovremo rivivere gli ultimi momenti della vita del protagonista per capire come si sia venuta a creare questa situazione di crisi.

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La Baia dei Porci a Cuba, la Guerra del Vietnam, i gulag russi, le infiltrazioni nelle basi segrete sovietiche: saranno tutti momenti che dovrete rivivere per raccogliere i diversi pezzi del puzzle da ricostruire interamente alla fine del gioco. Un finale davvero riuscito! Forse non è uno dei più brillanti, né particolarmente originale, ma è stato fatto uno sforzo notevole per creare una storia appassionante. In questo Call of Duty non ha fallito.

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Gli anni '60 hanno ispirato molto gli sviluppatori di Black Ops, i quali hanno attinto non solo dalla corsa agli armamenti, ma anche da Modern Warfare per offrirci una campagna varia e dinamica. Le missioni alle quali parteciperemo mettono insieme infiltrazione, combattimenti di massa sui campi di battaglia e numerose sequenze di sparatorie a bordo di veicoli. Il tutto si conclude sistematicamente con esplosioni, acrobazie e altri bellissimi intermezzi, che creano un livello di spettacolo strabiliante.

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Non ci si annoia mai con Black Ops: si passa dall'inferno della giungla vietnamita - con il coltello tra i denti - ai tetti di una città asiatica, tra i proiettili della milizia locale, fino alla distruzione di una base segreta sovietica tramite dardi esplosivi. Le armi, le situazioni e i livelli cambiano in continuazione e ci si domanda ogni volta dove andremo a finire nella sequenza successiva. Peccato che le unioni tra i vari frammenti narrativi siano un po' forzate, come quando s'inseriscono dei conflitti pretestuosi per giustificare il passaggio del protagonista da una situazione all'altra. Un difetto con il quale si può certamente convivere.

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