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Conglomerate 451 | Recensione

Conglomerate 451 è il nuovo gioco sviluppato da RuneHeads, software house italiana fondata nel 2017. Il gioco è un dungeon crawler, che presenta vistose ibridazioni gestionali ed RPG.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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In sintesi

Conglomerate 451 è il nuovo gioco sviluppato da RuneHeads, software house italiana fondata nel 2017. Il gioco è un dungeon crawler, che presenta vistose ibridazioni gestionali ed RPG.

Conglomerate 451 è il nuovo gioco sviluppato da RuneHeads, software house italiana fondata nel 2017. Si tratta di una SH che più indie non si può, contando appena 2 persone nel suo team. Una premessa che trovo particolarmente importante, visto il buon lavoro svolto, soprattutto dal punto di vista tecnico. Il gioco è un dungeon crawler, che presenta vistose ibridazioni gestionali ed RPG. Al primo avvio (ma anche al secondo) la mente è volata subito a Legend of Grimrock, baluardo contemporaneo di questa sorta di classicismo molto in voga nei titoli indie. Conglomerate 451 prova però a discostarsene, a partire dal setting cyberpunk. La trama è piuttosto semplice: in qualità di CEO di una “Special Agency” creata dal Senato di Conglomerate City il giocatore è chiamato a ripulire il settore 451 dalla morsa delle Corporazioni. Per farlo è necessario mettere su una squadra operativa, capace di menare le mani e raccogliere le risorse utili a proseguire fino al repulisti finale.

Lotta alle Corp.

Il gioco offre due modalità distinte: Story Mode ed Endless Mode. Ho deciso di focalizzarmi principalmente sulla prima, vista la differenza minima in termini di gameplay, ma più che tangibile in termini di esperienza di gioco. La campagna principale, infatti, costringe il giocatore ad una corsa contro il tempo: dato un numero limitato di settimane bisognerà costringere alla ragione le Corporations, il tutto cercando di creare una squadra efficiente e capace di gestire le missioni proposte proceduralmente dal gioco, che si innestano all'interno della vera e propria storia.

L’ufficio dell’Agenzia rappresenta il nocciolo duro della parte gestionale. A partire da qui si possono clonare gli agenti che manderemo (in team di tre) sul campo, ampliare le loro dotazioni, sviluppare le diverse capacità e via discorrendo. Sarò sincero, è davvero difficile riassumere senza annoiare la pletora di elementi gestibili. Ogni aspetto della squadra è sbloccabile ed ampliabile, aprendo a scelte molto diverse tra loro e ad una grande varietà tattica nel momento della fase prettamente dungeon crawler.  Probabilmente la grande mole di dati risulta spiazzante nelle prime fasi del gioco, ma viene temperata da una certa lentezza di crescita, che facilita l’apprendimento. Con il passare del tempo il fruitore sviluppa le proprie tattiche e strategie, prediligendo magari l’hacking alla forza bruta, o viceversa. Non ho faticato molto a notare numerose similitudini con X-Com, con il quale Conglomerate condivide anche la gestione dei Cloni operativi, i quali acquistano esperienza durante le missioni, pur rischiando l’eliminazione definitiva se uccisi sul campo. Una conseguenza mitigata però dalla capacità dell’Agenzia di sviluppare migliorie genetiche una volta generato un nuovo clone da combattimento.

Durante le fasi “dinamiche”, ossia una volta selezionata una delle missioni a disposizione, si deve scegliere il proprio team per poi avventurarsi nel terribile settore 451. La scelta a disposizione del giocatore è quella di esplorare la mappa o di andare dritto al sodo. Un bivio che da un lato velocizza un’esperienza innegabilmente lunga, dall’altro fa perdere risorse preziose. Probabilmente è in questa fase che si evince l’unico grande difetto del titolo. Conglomerate manca, infatti, di personalità. Chiarisco subito: non ci si può aspettare sempre e comunque originalità, soprattutto in un contesto come quello del gioco, che vuole chiaramente ripercorrere la strada storica dei dungeon crawler, con alcuni interessanti innesti. Trovo inoltre il pretesto narrativo semplice più che semplicistico, ed anche questo è un punto a favore. Rimane il fatto che le strade del settore 451 non sono riuscite nel compito di trasportarmi all’interno del loro distopico futuro alla Blade Runner, complice una certa ripetitività sia visiva che descrittiva. Un difetto che non affossa certo il buon lavoro di RuneHeads ma che, non lo nego, lascia un po’ di rammarico per l’occasione persa.

Se l’esplorazione quindi non riesce nel compito di coinvolgere come dovrebbe, il gameplay risulta validissimo e complesso. Non posso nascondere un certo debole per il combat system a turni che, a mio modestissimo avviso, è l’unico sistema in grado di rendere giustizia a quell’aspetto tattico e ruolistico inseguito dai titoli di genere. Si tratta inoltre di un’impostazione molto più onesta di tutta quella pletora di videogames (ottimi videogames, beninteso) che prima presentano arzigogolati combattimenti in tempo reale, per poi costringerci alle solite “pause tattiche” fatte di pozioni, code di attacco e tantissima confusione.

Tattica e Tecnica

Conglomerate 451 offre in tal senso un’esperienza completa ed appagante. Gli scontri rivelano un gameplay notevolmente tattico: i PG a turni potranno utilizzare le 4 skill a loro disposizione, che vanno dal danno ad area fino al buff dei compagni, passando per dinamiche più complesse come aumento della percentuale di critico, avvelenamento da radiazioni e così via. Inoltre quale che sia l’attacco scelto, in fase di click sul target, quest’ultimo presenta diversi punti selezionabili (alla maniera del VATS della nuova generazione di Fallout). Ovviamente le conseguenze nella scelta dell’obiettivo da colpire saranno diverse, per esempio la testa aumenta il danno critico mentre le braccia riducono la capacità di attacco del bersaglio. Come al solito mando un avviso ai giocatori più rabbiosi: anche Conglomerate sposa il sistema percentuale di X-Com, quindi non innervositevi per il solito miss con il 90% di probabilità di colpire.

Visivamente, l’ho già accennato, Conglomerate non stupisce per concept, ma colpisce per l’ottima resa tecnica. Il gioco è fluido e gradevole da vedere, con una palette di colori pescata a piene mani dall’immaginario collettivo del cyberpunk un po’ sporco, un po’ fluo. Certo, se il settore 451 fosse riuscito ad essere un pochino più vivo e meno monotono, oggi staremo parlando del nuovo Legend of Grimrock. Nonostante questo però, ed al netto di una soundtrack piattarella, il gioco è innegabilmente di qualità. Considerando anche le dimensione ridottissime del team di sviluppo il risultato finale è quello di un videogioco solido, che offre un’esperienza ottima soprattutto per gli appassionati del genere.

Voto Recensione di Conglomerate 451


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Gameplay profondo e complesso

  • - Tecnicamente solido

  • - Ottima sinergia tra le diverse fasi di gioco

Contro

  • - Ambientazione poco memorabile

  • - Musiche non al livello della produzione

Commento

Conglomerate 451 è un gioco chiaramente ispirato ai giganti del genere. Da un lato i dungeon crawler della "nuova" generazione old school come Legend of Grimrock, dall'altro gli strategici/gestionali in salsa X-Com. Nel prendere spunto il titolo non sfocia mai nella volgare scopiazzatura, riuscendo al contrario a mescolare i generi con una buona sinergia tra le diverse componenti. Tecnicamente ben fatto, l'unico vero limite del videogame, come ho avuto modo di ribadire in sede di recensione, è una certa mancanza di personalità nella descrizione del mondo di gioco, destinato a semplice "fondale" completamente asservito all'ottimo gameplay. Nonostante questo, chiunque sia appassionato del genere o che abbia voglia di un'esperienza tanto difficile quanto soddisfacente non potrà non apprezzare Conglomerate 451, che merita il suo 7 (lo ricordo, un ottimo voto) e che fa ben sperare per il futuro di RuneHeads.

Informazioni sul prodotto

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