Il dibattito sull'intelligenza artificiale generativa nell'industria videoludica si fa sempre più acceso, con posizioni sempre più polarizzate tra sviluppatori, publisher e comunità di giocatori. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Jacob Navok, CEO di Genvid Entertainment ed ex director di Square Enix, con dichiarazioni che stanno facendo discutere l'intero settore: secondo il dirigente, la Generazione Z non solo accetterebbe l'AI nei videogiochi, ma ne sarebbe addirittura entusiasta, con il mercato che dimostrerebbe come i giocatori "generalmente non si preoccupino" della presenza di contenuti generati artificialmente. Un'affermazione che stride fortemente con le recenti controversie che hanno investito titoli AAA come Call of Duty: Black Ops 6 e Arc Raiders.
Navok ha basato la sua provocatoria analisi sul fenomeno Steal a Brainrot, il titolo che quest'anno ha raggiunto picchi di 30 milioni di giocatori contemporanei, cifra che rappresenta circa 80 volte i concurrent player di Arc Raiders. Il gioco, ispirato direttamente a personaggi creati tramite AI generativa, sarebbe secondo il CEO la prova tangibile che la Gen Z non solo tollera, ma abbraccia quello che ironicamente definisce "AI slop" (contenuti di bassa qualità generati dall'intelligenza artificiale). "La prossima generazione di giocatori è come Bane in The Dark Knight Rises: 'Voi avete solo adottato lo slop, io ci sono nato dentro'", ha scritto Navok su X, utilizzando una citazione cinematografica per sottolineare come le nuove generazioni considerino l'AI una componente naturale dell'intrattenimento digitale.
La realtà dei fatti, tuttavia, racconta una storia più complessa e sfumata. Arc Raiders, lo shooter sci-fi multiplayer di Embark Studios, ha effettivamente ottenuto numeri di vendita notevoli, ma la controversia sull'utilizzo dell'AI generativa per il doppiaggio dei personaggi ha lasciato strascichi significativi. Lo streamer Shroud ha persino suggerito che questa polemica abbia pesato sulla mancata nomination del gioco ai The Game Awards di quest'anno, evidenziando come la questione AI possa avere ripercussioni concrete anche sul riconoscimento critico dei titoli.
Gli esempi di backlash della community contro l'AI generativa si moltiplicano settimana dopo settimana. Solo due giorni fa, Ubisoft è stata costretta a rimuovere un'immagine contenente elementi generati artificialmente da Anno 117: Pax Romana dopo le lamentele dei fan. Similmente, i giocatori di Call of Duty: Black Ops 6 hanno invaso i social media con screenshot di immagini AI-generated trovate nel gioco, proseguendo una tendenza iniziata con le controverse immagini in stile Ghibli create con AI. Anche 11 Bit Studios (The Alters) e Frontier Developments (Jurassic World Evolution 3) hanno dovuto fronteggiare reazioni negative quando sono stati scoperti a utilizzare immagini AI non dichiarate nel materiale promozionale.
Navok ha però raddoppiato la posta, sostenendo che il punto di svolta sia ormai stato raggiunto: "Dato che Activision non si tira indietro dall'AI, neanche Arc Raiders lo fa", ha dichiarato, sottolineando come la tecnologia sia ormai un elemento permanente del panorama videoludico. Il CEO di Genvid ha inoltre evidenziato come l'utilizzo dell'intelligenza artificiale vada ben oltre arte e voci dei personaggi: "Molti studi che conosco stanno usando la generazione AI nella fase concettuale, e molti altri utilizzano Claude per il codice. Sarà difficile trovare un titolo non-indie che non stia usando Claude per la programmazione".