Final Fantasy XV: Episode Ardyn, recensione

Final Fantasy XV: Episode Ardyn è l'ultimo DLC del quindicesimo capitolo della saga. La fine di un viaggio.

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a cura di Mario Petillo

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Con Episode Ardyn siamo arrivati alla fine di un viaggio durato poco più di due anni, un viaggio chiamato Final Fantasy XV. Purtroppo è stato un viaggio difficoltoso, pregno di insidie e di problematiche: un percorso che è iniziato male e che ha provato a riprendersi nel suo lungo tragitto, proponendo qualche DLC in grado di aumentare il peso narrativo della vicenda e qualcun altro completamente ridondante. Tabata, però, ha provato in tutti i modi a trasformare Final Fantasy XV in un servizio durevole, che è riuscito a rimanere in vita per due anni, con alti e bassi.

Ardyn Izuna, l'antagonista del quindicesimo episodio di Final Fantasy, disegnato tra l'altro dall'italiano Roberto Ferrari, attendeva di poter salire sul palcoscenico, aspettava di poter dire la sua e di poter rivelare qualcosa in più sul suo passato, soprattutto dopo una raffazzonata caratterizzazione nel corso dell'avventura principale. Con l'ultimo DLC sviluppato da Square-Enix, quindi, si è andato a coprire un buco narrativo non indifferente, raccontando una storia iniziata 2000 anni prima l'arrivo del Vero Re.

Un antagonista costretto

Episode Ardyn, così come avvenuto per Prompto, Ignis e Gladio, doveva rientrare in un season pass completamente nuovo, che avrebbe ospitato anche altri episodi, tra cui molto probabilmente uno su Lunafreya e uno su Aranea: purtroppo i piani sono andati diversamente, Tabata ha deciso di abbandonare il progetto, la Business Division 2, là dove era stato sviluppato Final Fantasy XV, e ripartire da altrove. Per questo, quindi, Ardyn viene venduto stand alone, al prezzo di 9,99 euro, da acquistare completamente a parte da qualsiasi altro pacchetto già in vostro eventuale possesso. Un ultimo gesto di fede verso un prodotto che aveva tanto da dire, più di quanto abbia saputo fare.

Episode Ardyn si sviluppa su tre diverse linee temporali, che vanno a intrecciarsi dimostrandoci dei momenti diversi della vicenda: si parte da un passato ancestrale, capace di mostrarci un Ardyn irradiato dalla luce divina, accompagnato da quella che è l'unica donna che abbia mai saputo amare, dedito alla vita rurale all'ombra dei faggi, come un bucolico uomo pronto a beatificare il mondo che lo circonda con la sola imposizione delle mani. A metà tra questo passato e il presente che conosciamo, Ardyn veste i panni di una divinità crocefissa, incatenato in una grotta che lo tiene lontano da qualsiasi mossa, benevola o malefica che sia, fino alla liberazione da parte di un ricercatore, che subito ne coglie il potenziale e punta a sfruttarlo. È in questo frangente che meglio si capisce lo sviluppo che subisce Ardyn, che persa quella sua aurea divina deve accontentarsi di scendere tra gli umani e comprendere il suo destino, figlio del tradimento e dell'imbroglio: una storia che lo avvicina molto all'umanizzazione di Gesù, con un risvolto molto meno sacrale di quanto ci si possa aspettare da quanto narrato nella Bibbia.

La spada di Ardyn

L'intera vicenda non ci terrà impegnati per più di due ore, se siete anche abbastanza interessati a raggiungere la fine in tempi stretti potreste impiegare un'ora e mezza senza colpo ferire e senza troppe difficoltà: per vivere un aspetto più movimentato di Episode Ardyn, quindi, come è facile intuire, dovrete affidare tutto alla seconda metà di gioco. Dopo aver, infatti, girovagato nei laboratori magiteck a scoprire il vostro passato, arriva il momento di scendere in campo nel presente, pochi anni prima dell'arrivo del Vero Re, dinanzi agli avvenimenti che lo condurranno a capire perché Noctis dovrà fronteggiare il suo antagonista. Impugnata la spada, quindi, sarà il momento di apprezzare il gameplay pensato per Ardyn.

L'obiettivo che vi sarà dato sarà molto banale, ma vi permetterà di prendere dimestichezza con il battle system in vista delle due battaglie finali, contro nostre due vecchie conoscenze: sarà necessario distruggere sette torri di guardia prima di poter sfidare Regis, ma potrete anche decidere di velocizzare la pratica distruggendone solo la metà. Ogni torre avrà dalla sua un guardiano che dovrà essere abbattuto e per farlo potrete non solo affidarvi alle vostre capacità, ma anche a quelle di Ifrit, l'Ardente che vi accompagnerà in tutta la seconda metà di gioco: così come tutti gli altri Eterei, potrete convocarlo al riempimento delle tre barre azione e scatenare una delle sue tre mosse speciali. Di per sé, invece, Ardyn ha poche azioni dalla sua, ma tutte abbastanza efficaci, a partire dallo status alterato che lo pervade una volta entrato in stato di crisi, una condizione che gli permette di attaccare qualsiasi avversario a qualsiasi distanza con una forza decisamente più bruta di quella normale, pena però la totale incapacità nello schivare gli attacchi avversari.

Per il resto il combat system è molto automatizzato, andandosi a basare sulle schivate che rendono Ardyn quasi ectoplasmatico e capace di aggirare qualsivoglia avversario, e attacchi altrettanto potenti che potrete concatenare tra di loro, fino al quinto, che vi permetterà di demonizzare l'avversario, ossia trasformarlo in un fantasma pronto da evaporare. Tutto risulta essere coreografico al punto giusto, dando soddisfazione agli occhi per quell'intera ora di gioco, fino al combattimento finale: la telecamera non aiuta, gli stimoli ludici terminano abbastanza in fretta, soprattutto quando ci ritroveremo ad affrontare Bahamut nel finale, l'ennesima battaglia che ci mette contro un gigante di ferro che cade dinanzi al misero Davide, pronto a stendere Golia. Allo stesso modo l'ottenimento dei punti abilità, che daranno accesso a uno skill tree molto risicato, è ridondante: finirete con l'usarli una sola volta e poi dimenticarvene completamente, trovandovi in quella che può essere quasi definita una God Mode, pertanto priva di mordente nella difficoltà.