I Am Jesus Christ | Recensione del confuso prologo sulla vita di Gesù

La recensione del Prologo di I Am Jesus Christ, il videogioco che racconta la vita di Gesù e il cammino per diventare Messia

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a cura di Mario Petillo

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Ritrovarsi tra le mani un prodotto come I Am Jesus Christ ha dato vita a una grande dicotomia dentro di me. Da un lato ero attirato dall'idea che qualcuno avesse deciso di sfruttare un così ampio argomento per dare vita a un videogioco, dall'alto ero spaventato da quello che sarebbe potuto essere il risultato. Dinanzi a me, arrivato all'avvio del gioco con l'emozione di scoprirlo senza preconcetti, si è dipanato un ventaglio di possibilità tale da portarmi a domandare: che genere sarà mai I Am Jesus Christ? E in realtà, vi dirò, non l'ho capito benissimo. Perché dopo aver finito il Prologo resto ancora un po' scosso dalla miriade di idee di game design inserite nel videogioco e dall'incredibilità capacità avuta nel non averle sapute gestire nemmeno per sbaglio. Ma addentriamoci di più nella parola del Signore e scopriamo insieme che cosa ci racconta I Am Jesus Christ.

Non affannatevi per il domani

Il prologo che abbiamo avuto l'occasione di giocare e che sarà disponibile gratuitamente da oggi su Steam, in attesa dei prossimi capitoli, ci conduce nella vita di Gesù a circa trent'anni, quando, stando al Vangelo secondo Marco, il Messia ricevette il battesimo da parte di Giovanni Battista, contestuale alla discesa dello Spirito Santo su Gesù. Da lì inizia il percorso del figlio di Dio, che dalle rive del Giordano decide di peregrinare per 40 giorni nel deserto, incontrando Satana, ma resistendogli senza mangiare e senza mai lasciarsi indurre in tentazione. Il nostro compito, in questa vicenda, è impersonare Gesù, in una visuale in prima persona che non ci permette mai di vederlo in volto, nemmeno nelle cutscenes che lo riguardano, e di guidarlo in un percorso che lo condurrà a diventare il Messia.

L'avventura è intervallata da una serie di filmati che ci permettono di condensare l'intera esperienza di Gesù a Israele in pochissimo tempo; tra un miracolo e l'altro, tra una vicenda e l'altra, tutto viene scandito con grande rapidità e qualche viaggio rapido, che ci viene propinato anche senza volerlo. Per il resto del tempo, soprattutto nelle fasi iniziali, quando ancora non ci sarà stato mostrato come combattere (sì, combattere) e usare i nostri poteri (sì, poteri), bisognerà per lo più correre, camminare, parlare con le persone, poi camminare ancora e poi correre ancora. In alcuni casi anche per ambienti totalmente spogli, vuoti, e nei quali saremo costretti a proseguire per centinaia di metri, senza che ce ne sia un apparente senso.

Amerai il prossimo tuo come te stesso

Al di là di quella che è la qualità dei filmati d'intermezzo, sui quali ci concentreremo dopo, l'intera narrazione sfiora il ridicolo, in svariati punti, soprattutto quando i dialoghi provano a darci una parvenza di libertà di scelta, oppure quando ci troveremo a pronunciare frasi davvero senza senso a persone che, molto probabilmente, non sarebbero disposte ad ascoltarci nemmeno per sbaglio. Per di più, dopo aver lasciato Nazareth, Gesù sarà fornito di una barra della vita, che all'interno dell'interfaccia andrà a calare progressivamente costringendoci a mangiare. Questo poco prima di decidere di trascorrere 40 giorni nel deserto, digiuno. Per sopperire a questa necessità ci viene presentato il sistema di raccolta delle bacche e dell'inventario, che però dopo cinque esatti diventa del tutto inutile e del quale ci dimenticheremo presto.

Passando, invece, all'aspetto più trash di I Am Jesus Christ arriviamo a parlare del combat system. Una volta che lo Spirito Santo sarà disceso in noi, acquisiremo la possibilità di usare una ghiera delle abilità per realizzare miracoli e per compiere attività che - siamo sicuri - Gesù non avrebbe mai fatto. Tra queste la possibilità di usare la telecinesi per spostare oggetti, creare ponti, generare e far cadere massi dal cielo per premere delle pedane che fanno comparire scale celestiali, o anche combattere Satana. La boss battle che abbiamo affrontato per respingere il Diavolo è stata utile per comprendere quanto i controlli del gioco siano sbagliati e mal calibrati, oltre a essere realizzata con delle idee di design sbagliate.

Gesù è fornito di una barra del mana, che può essere ricaricata un po' come fa Goku quando raccoglie l'energia prima di scagliare una Kamehameha. Scusate l'eresia galoppante, ma è l'esempio più semplice da fare. Grazie al mana possiamo, tramite i due tasti del mouse, usare un raggio luminoso che equivale al lock sull'avversario e poi respingere i colpi sotto forma di nuvola elettrizzata che ci verranno scagliati contro. Il lock consumerà mana, moltissimo mana, il che ci costringerà a ricaricarci spesso, fermandoci e subendo colpi, ma anche respingere i colpi ci sarà consumare energia, costringendoci a ricaricare subito. Inoltre se respingeremo senza mantenere il lock, il colpo non andrà a colpire Satana, ma finirà disperso. Insomma, una boss battle molto fastidiosa: qualcuno proverebbe a dire hardcore, ma vi assicuro che no, non è quella la parola che state cercando.

Se ve lo state domandando, però, anche questa feature dopo cinque minuti di utilizzo sparisce completamente, per dare il benvenuto ad altro, ancora. Non appena, infatti, sbloccheremo la mappa di Israele avremo la possibilità di notare che il Diavolo sta contaminando tutte le zone circostanti, cercando di attirare a sé quante più persone possibili, irretendole nemmeno fosse Sauron con Celebrimbor. Perdonate anche quest'altra eresia. Il nostro obiettivo sarà andare in giro a cercare dei cristalli da purificare: una meccanica interessante, se non fosse che il tutto accade in maniera scriptata, come su un enorme binario, senza darci la parvenza di un possibile open world.

Molti dei primi saranno ultimi

È palese che I Am Jesus Christ aveva alla base tantissime idee, tantissime possibilità da sfruttare avendo tra le mani un argomento così vasto, ma allo stesso tempo è palese che non c'era la capacità di sfruttare tutto a dovere. La ghiera delle abilità sembra infinita e nel Prologo ne abbiamo sbloccate soltanto due: non oso immaginare cos'altro si potrebbe far fare a Gesù, che ha già trasformato l'acqua in vino e ordinato ai pesci di farsi pescare, oltre ad aver respinto Satana usando dei poteri palesemente magici. Il vero problema, però, non risiede nell'aver infarcito questa produzione di contenuti mal sfruttati, ma l'assenza totale di fisica, di animazioni, di qualità tecnica e grafica.

Gesù cammina sui dirupi e sull'acqua nello stesso modo in cui cammina sull'erba, le persone non hanno movimenti e sono ferme, sempre, anche quando parlano. Non hanno espressioni facciali, nemmeno nei filmati, durante i quali muovono solo la bocca. Gli ambienti sono vuoti, ergono capanne attorno alle quali c'è il vuoto e, vi assicuro, la prima volta che comparirà un versetto da uno dei vangeli penserete di esser stati avvolti dalle fiamme dell'inferno che vi stanno inseguendo a causa di un'animazione senza alcun senso e criterio. In tutto questo, forse, l'unico aspetto salvabile è il doppiaggio in inglese, che racconta l'intera vicenda in maniera abbastanza interessante. L'aspetto peggiore, invece, è che il gioco non riconosce ufficialmente il controller, per poi permetterci comunque di usarlo per muoverci, ma non per interagire con le persone, mantenendo a schermo gli input della tastiera.