Journey to the Savage Planet | Anteprima

Abbiamo intrapreso un bel viaggio in Journey to the Savage Planet: ecco gli appunti del diario che abbiamo raccolto per questa anteprima.

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a cura di Martina Fargnoli

Editor

Il capitano Reid Schneider - cofondatore di Typhoon Studios - mi aspetta nella sala di controllo dalla quale avvieremo Journey to the Savage Planet per quella che sarà un'avventura breve ma ricca di tanti piccoli momenti importanti. Prima di passarmi il controller mi avverte che quello che giocherò sarà un po' come un mix esplosivo tra Metroid e Starship Troopers: tantissima esplorazione in un mondo colorato e variegato con una vena fortemente umoristica e satirica. La Kindred Aerospace non è certo la migliore compagnia di esplorazione interstellare, anzi a dirla tutta è la quarta al mondo e ne va fiera quasi fosse un vanto. Ma tu sei solo un dipendente e non puoi far altro che armarti di buone motivazioni mentre ti viene data un’accoglienza dal tuo CEO che ricorda uno di quei terribili messaggi motivazionali a metà tra una scadente pubblicità che cerca di venderti un sogno e un sospetto tentativo di indorare la pillola.

L'attrezzatura di sopravvivenza scarseggia, ha una pessima qualità. Il lavoro di reportistica sembra molto noioso da svolgere, soprattutto su un computer che richiama l’interfaccia poco accattivante di un PC di punta ai tempi di Windows 95. La nostra stessa vita non ha tantissimo valore: in caso di morte veniamo rigenerati all'interno del veicolo / base operativa per continuare la missione come se nulla fosse successo. Il nostro valore poi è al pari di quello che una società consumistica riesce a estrarre e fagocitare dalle nostre azioni, infatti sui monitor passa la réclame di prodotti che in una missione pericolosa hanno zero utilità. Messo il primo piede fuori però c’è l'ignoto, è lì che ci aspetta a pochi passi, e l'avventura non può farsi attendere.

In circa un’ora di prova è difficile riuscire a scoprire molto di un gioco, ma tra la fretta per riuscire a provare più parti possibili e la curiosità nello scovare qualche mistero si è fatto strada un pensiero nella mia testa: non sono più solo un burattino di una società che non tiene particolarmente a me ma ho la possibilità di fare ciò che voglio, respirare un po’ di libertà e dimenticarmi di chi mi ha spedito fin qui. Fuori da quel rottame che si è schiantato sul pianeta c’è un mondo scevro di advertising, di lavori d’ufficio noiosi e ripetitivi. Ci sono piante, creature, rovine ed è tutto nuovo, tutto così colorato e sgargiante che l’occhio si muove in fretta da un punto a un altro per scandagliare possibili punti di interesse. Attivo lo scanner, ingrandisco su una creatura e raccolgo informazioni. Punto lo strumento su una pianta e l'IA EKO che mi guida mi dice che non potrò ancora usare i frutti elettrificati della pianta fino a quando non migliorerò i guanti.

La nuova scoperta aggiorna il diario dove sono racchiuse tutte le missioni, dandomi così modo di tenere traccia di nuove possibilità e di sviare da quella che è la missione principale. La prima missione che abbiamo avviato era di una fase avanzata di gioco per poterci un po’ confrontare anche con qualche enigma. L’esplorazione va a braccetto con i misteri e per risolvere il problema di assenza di energia che impedisce alla porta di una torre di aprirsi e svelarci cosa si nasconde al di là. Muoversi tra le isole galleggianti del bioma 3 non sarà per niente facile, ma potremo contare su alcuni interessanti gadget e abilità come il rampino che se agganciato ad alcuni globi ci permette di scivolare lungo le sue terminazioni fino al prossimo globo. Sono piazzati in punti strategici, ma non è detto che quella sia l’unica via percorribile. Cadere e rialzarsi è parte dell’esperienza e anche se a un primo tentativo sbattiamo contro un muro insormontabile, c’è sempre un’alternativa.

I Grapple Seed ce ne offrono una. Questi semi fanno parte della dotazione del nostro arsenale e se ne trovano in natura per ricaricare la quantità dopo l’uso. Ricordano delle piccole stelle ninja e il loro funzionamento è in parte simile: si lanciano mirando al punto desiderato e si attaccano. È possibile farlo solo su superfici ben specifiche creando dei punti di appiglio grazie ai quali spostarsi con il rampino. L'osservazione è un aspetto importantissimo del gioco e unitamente a puzzle ambientali, azione e crafting abbiamo una struttura Metroidvania intrigante che ci affascina e ci sprona a sperimentare con le abilità e l'equipaggiamento ottenuto per sbloccare nuove missioni, nuovi luoghi e nuovo sapere.

L'assenza della generazione procedurale dei livelli non è un limite ma un valore aggiunto secondo gli sviluppatori. Se pensiamo che ogni intralcio, nemico ed elemento del mondo di gioco è stato creato e posizionato a mano, ne traiamo che oltre a una cura certosina che impedisce di trovarsi di fronte a strambi Frankenstein digitali come in No Man's Sky, c'è anche un messaggio nascosto che l'ambiente può trasmettere. Il modo in cui si vuole sorprendere e stimolare non è affidato a un algoritmo che prende e impasta come può ciò che gli viene passato. Se c'è un nuovo elemento sul terreno, non è perché è lì in modo del tutto casuale. Se si trova in quel preciso punto è perché forse ha una funzione particolare, o magari no, ma il bello di essere in un videogioco è anche quello di scoprirlo in prima persona ragionando fuori dai soliti schemi.

Trovarsi su un pianeta sconosciuto non è però una passeggiata e saranno molte le insidie: tra le creature pacifiche si nascondono anche specie pericolose come gli Imperial Scarab dotati di un guscio molto resistente che la nostra pistola non è in grado di scalfire. Nuove abilità saranno quindi utili anche in combattimento, mentre diverse tipologie di granate possono rivelarsi l’asso nella manica. Journey to the Savage Planet non è un titolo fortemente incentrato su fasi sparatutto ma ciò non significa che mancherà l’azione. Nel corso della prova ci siamo misurati anche contro un boss, in quella che a tutti gli effetti sembrava un’arena con zero possibilità di fuga.

Maggiore è la minaccia rappresentata dall'avversario, diverse sono le sue routine d’attacco e i punti deboli che dovranno essere colpiti per poter annientare il pericolo. In un altro scontro ci siamo invece ritrovati a difendere una posizione contro nemici meno resistenti, ma numerosi e abbiamo dovuto fare affidamento sull'ambiente circostante per contenerli. Qui è dove abbiamo messo alla prova i frutti elettrificati per fare l’elettroshock ai nemici nelle vicinanze. È divertente vedere come i nemici reagiscono ai diversi attacchi, c'è quel tocco un po' burlone che non ti abbandona mai e ti strappa un sorriso.

Conclusioni

Typhoon Studios, anche se al suo primo gioco come team, può contare sull'esperienza di un gruppo navigato che conosce bene sia i giochi d’avventura che i giochi open world e per Journey to the Savage Planet ha puntato più sulla qualità delle ore di gioco che non la quantità. Uno dei tanti problemi dei giochi attuali è la presenza di mondi ampi ma vuoti, riempiti da attività numerose ma triviali. Non è questo il caso. Lo studio si è concentrato nel dare al gioco una forte personalità e una durata più contenuta dove non mancano però missioni da svolgere che indirizzano l’azione. È presente una macro storia ma non c’è una forzatura a compiere un percorso su binari, inoltre con la possibilità di giocare in coop con un amico, la vera meta è verso dove deciderete di muovere i vostri passi.

Abbiamo giocato per un’oretta, ma a sufficienza per farci un’idea di quelle che sono le meccaniche e la direzione intrapresa dagli sviluppatori. C’è molto che si cela dietro le antiche rovine ancora da scoprire, ci sono upgrade da effettuare, abilità da sbloccare, flora e fauna da catalogare. Quando nonostante le cadute, gli errori e le sconfitte c’è la voglia di rialzarsi e buttarsi a capofitto nella missione, si può dire che un gioco di avventura è riuscito a catturare il nostro interesse. L’esplorazione spaziale ha visto un vero boom negli ultimi anni e il più recente The Outer Worlds ha dimostrato che c’è sempre un certo fascino nei giochi che sanno coniugare fantascienza e humour. Accendete il radar della vostra astronave e tenetelo puntato in direzione di Journey to the Savage Planet, perché il 28 gennaio 2020 potrebbe regalarvi una sorpresa. In arrivo sulle vostre PlayStation 4, Xbox One e su PC.

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