Nintendo, famosa per la sua estrema riservatezza e per le battaglie legali a difesa della proprietà intellettuale, potrebbe essere stato violato dal gruppo criminale Crimson Collective, secondo quanto emerge da recenti segnalazioni nel mondo della cybersecurity. La vicenda solleva interrogativi sulla vulnerabilità anche delle aziende più blindate del settore tecnologico.
Un attacco che fa rumore nel silenzio di Kyoto
La società di intelligence informatica Hackmanac ha diffuso su X quello che sembrerebbe essere uno screenshot delle prove dell'attacco, mostrando cartelle che conterrebbero dati sensibili di Nintendo. Tra i file presumibilmente sottratti figurano risorse di produzione, documenti per sviluppatori e backup aziendali. Tuttavia, la casa madre della Switch mantiene il proprio tradizionale riserbo e non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla vicenda.
Il silenzio di Nintendo non sorprende chi conosce le strategie comunicative dell'azienda di Kyoto. A meno che non siano coinvolti dati personali dei clienti, situazione che richiederebbe per legge una comunicazione pubblica, è improbabile che la società riveli dettagli su eventuali violazioni informatiche.
I precedenti di Crimson Collective
Il gruppo criminale vanta già un "curriculum" di tutto rispetto nel panorama degli attacchi informatici. Crimson Collective si è reso protagonista di una recente violazione ai danni di Red Hat, durante la quale ha ottenuto accesso non autorizzato ai repository GitHub dell'azienda. L'operazione ha fruttato ai cybercriminali circa 570GB di dati rubati, successivamente utilizzati per tentare un'estorsione.
Red Hat, tuttavia, ha respinto le richieste di riscatto, optando per la collaborazione con le autorità e il supporto ai clienti coinvolti. La strategia adottata dai criminali informatici segue sempre lo stesso copione: contatto attraverso canali ufficiali, richiesta di pagamento per la cancellazione dei dati, minaccia di pubblicazione in caso di rifiuto.
Un fenomeno in crescita nel gaming
L'eventuale attacco a Nintendo si inserisce in una preoccupante tendenza che vede le software house sempre più nel mirino degli hacker. Nel 2023, Rockstar Games ha subito una violazione che ha portato alla diffusione online di parte del codice sorgente di Grand Theft Auto VI, uno dei titoli più attesi dell'industria.
Nello stesso anno, Insomniac Games, studio dietro ai recenti titoli di Spider-Man, è caduta vittima di un ransomware che ha reso disponibili per il download file relativi a giochi in sviluppo e informazioni sui dipendenti. Anche CD Projekt Red ha dovuto fare i conti con i cybercriminali nel 2021, quando i codici sorgente di Cyberpunk 2077 e The Witcher 3 sono finiti nelle mani sbagliate.
Tra verità e speculazione
La natura dello screenshot diffuso da Hackmanac lascia spazio a dubbi sulla reale portata dell'attacco. Senza conferme ufficiali da parte di Nintendo, rimane impossibile stabilire se si tratti di una violazione autentica o di una montatura orchestrata per ottenere visibilità. La compagnia giapponese, nota per mantenere segreti industriali anche di fronte alle pressioni più intense, difficilmente fornirà chiarimenti volontari sulla questione.
L'episodio evidenzia comunque la crescente vulnerabilità dell'industria videoludica di fronte alle minacce informatiche, un settore che gestisce enormi volumi di proprietà intellettuale e dati sensibili. Mentre si attende di capire se l'attacco a Nintendo sia reale o immaginario, una cosa appare certa: i cybercriminali continuano a considerare le aziende del gaming come bersagli particolarmente appetibili per le loro operazioni di estorsione.