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Pro
- Gameplay originale e ancora fresco
- Due giochi in uno, con passaggio fluido tra Patapon 1 e 2
- Ottimizzazioni tecniche e quality of life ben implementate
- Stile visivo pulito e fedele all’originale, perfetto in portabilità
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Contro
- Il primo Patapon può risultare troppo basilare nella seconda metà
- Tutorial in parte ripetuti tra i due giochi
- Multiplayer solo su Switch, assente su PS5 e PC
- Mancanza del doppiaggio e interfaccia testuale datata
Il verdetto di Tom's Hardware
"Pata Pata Pata Pon!" — e sei già di nuovo dentro il loop.
Informazioni sul prodotto
In un’epoca in cui i giochi più piccoli e creativi fanno fatica a ritagliarsi uno spazio in un panorama dominato dai blockbuster, il ritorno di Patapon e Patapon 2 con la collection Patapon 1+2 Replay è un evento che merita senza dubbio di essere celebrato dai fan della serie, ma anche da chi scopre questa perla per la prima volta. Nati originariamente su PSP, questi titoli hanno conquistato un posto speciale nel cuore di molti giocatori grazie alla loro originalità e al loro mix unico di strategia e ritmo; ora, dopo aver riportato in vita altre IP firmate Sony Japan come Freedom Wars, Bandai Namco ha deciso di rispolverare anche questa, portandola non solo su PS5 e PC, ma anche su Nintendo Switch. Un passaggio storico, che segna la fine dell’esclusività PlayStation e amplia notevolmente l’accessibilità della serie.
Recensione in un minuto
Ritmo, strategia e puro carisma
Alla base di Patapon c’è un’idea tanto semplice quanto geniale: comandare un piccolo esercito di guerrieri a forma di bulbo oculare attraverso sequenze ritmiche di tamburi – “Pata”, “Pon”, “Don” e “Chaka”. Ogni sequenza corrisponde a un’azione: marciare, attaccare, difendersi. I tuoi soldatini rispondono a ogni battito con precisione, e il successo dipende tutto dal tempismo, dall’intuizione dei pattern nemici e dall’uso strategico delle risorse. È un sistema che ti cattura subito, e che riesce a essere sorprendentemente profondo.
La collection Patapon 1+2 Replay non tocca questa formula vincente, e per fortuna. I due titoli sono accessibili da un launcher condiviso, il che rende facile passare da uno all’altro in qualsiasi momento; una scelta che valorizza la natura rigiocabile della serie, spingendo a sperimentare e ottimizzare il proprio esercito. Il passaggio tra i due giochi è talmente fluido da dare la sensazione di star semplicemente giocando a un unico, grande Patapon.
La narrazione, per quanto graziosa e piena di carisma grazie ai piccoli Patapon, rimane come sempre in secondo piano rispetto al gameplay: vestiamo i panni di una divinità che guida il suo popolo verso Earthend, una terra mitica che rappresenta il loro destino, affrontando lungo il cammino l’esercito rivale degli Zigoton e boss giganteschi. Le cinematiche originali sono state mantenute intatte, ma la totale assenza di doppiaggio, insieme a testi che a volte avanzano da soli e una colonna sonora ridotta all’osso, rende difficile seguire davvero la trama fino in fondo. Non è chiaramente un difetto che rovina l’esperienza di gioco, ma è una di quelle occasioni mancate che avrebbero potuto dare più spessore alla riedizione.
Oltre a ciò, il primo Patapon è un’introduzione perfetta a questo insolito gameplay: insegna con pazienza come ogni tipo di unità abbia il suo ruolo, come l’equipaggiamento influisca sulle prestazioni e quanto sia cruciale la modalità “Fever” per potenziare gli attacchi. Nonostante ciò, una volta entrati nel ritmo e compresi i meccanismi base, il gioco tende a non evolvere molto oltre le sue fondamenta. Parliamo, dunque, di un titolo che rimane ovviamente affascinante, ma rischia di apparire un po’ troppo basilare nella seconda metà.
Ed è proprio qui che Patapon 2 prende il sopravvento. Se il primo gioco aveva gettato le basi, il sequel costruisce sopra di esse con sicurezza e ambizione. Introduce nuove classi — come maghi e unità volanti — e amplia la personalizzazione dell’esercito con i “Pons leggendari” e una varietà di forme evolute. Il senso di controllo e varietà è molto più marcato rispetto all’originale: puoi mescolare unità, provare nuove combinazioni, ottimizzare equipaggiamenti. È una versione più grande e più completa della formula originale, al punto che risulta difficile tornare indietro dopo averne assaporato la ricchezza.
Certo, c’è un po’ di ripetizione: entrambi i giochi presentano i propri tutorial, che in parte si sovrappongono. Niente di grave, ma affrontarli di fila può risultare leggermente tedioso. Per fortuna Patapon 2 integra meglio le spiegazioni nella progressione, e supera la fase introduttiva con maggiore slancio. La sua campagna principale dura circa 20 ore, ma le missioni opzionali, i boss extra e le meccaniche di evoluzione triplicano quasi il contenuto per chi vuole ottenere tutto. Anche la lista dei trofei/obiettivi è decisamente più impegnativa rispetto al primo gioco: richiede il completamento di tre alberi evolutivi e un bel po’ di farming di materiali, che può portare via tra le 15 e le 30 ore aggiuntive. Per chi punta al Platino su PlayStation, sarà necessario completare entrambe le esperienze, raccolte in un’unica lunga lista di trofei condivisa.
Un lavoro di fino
A livello visivo, la remaster fa esattamente quello che dovrebbe: ripulisce l’immagine dei due titoli senza tradire lo stile originale. Il design semplice ma colorato dei personaggi risplende sugli schermi moderni, e le animazioni — seppur essenziali — sono ancora piene di vita. Non è un gioco appariscente, e non vuole esserlo: Patapon ha sempre puntato su stile e identità più che sulla potenza grafica. Le texture sono più nitide che mai, e l’insieme funziona alla grande.
Ci sono anche numerosi miglioramenti alla qualità della vita: entrambi i giochi partono in modalità facile, ma ora è possibile regolare la difficoltà, attivare assist per il tempismo e visualizzare una guida dei tamburi sullo schermo in qualsiasi momento; insomma, tutte scelte intelligenti che rendono l’esperienza più accessibile, specialmente per chi non è abituato ai giochi ritmici. Anche la gestione dell’equipaggiamento è stata snellita, con opzioni rapide per ottimizzare la squadra e una navigazione più intuitiva dell’inventario. E una nota importante: i fastidiosi problemi di input lag che affliggevano le remaster per PS4 sono stati finalmente risolti. Ora è anche possibile regolare la finestra di tempismo per adattare i controlli al proprio stile. Il “flow” musicale è tornato, e risponde alla perfezione.
Sul fronte multiplayer, la situazione è un po’ più complicata. Le versioni PS5 e Steam sono single-player al 100%, mentre solo la versione Switch include il co-op locale fino a quattro giocatori. Le ragioni di questa scelta non sono state chiarite ufficialmente, ma possiamo ipotizzare che sia un omaggio alla natura portatile della PSP originale, che la console ibrida di Nintendo è riuscita a replicare. In ogni caso, non ci sono trofei o obiettivi legati al multiplayer, quindi i completisti non resteranno penalizzati.
Proprio in modalità portatile, per cui anche su console PlayStatio Portal, Patapon 1+2 Replay dà il meglio di sé. Le missioni durano tra i 10 e i 20 minuti, il che lo rende perfetto per sessioni rapide, magari durante una pausa o in viaggio. Su PS5 standard o PC l’esperienza è comunque gradevole, ma si percepisce chiaramente che il DNA di Patapon è pensato per essere giocato “on the go”.
E poi c’è la musica, vera anima pulsante dell’intera esperienza. I canti, i battiti dei tamburi, il coro del tuo esercito che intona “Pata Pata Pata Pon!” mentre avanza sono elementi che si imprimeranno nella memoria probabilmente per sempre, e che anche dopo ore e ore di gioco non smettono di coinvolgere. È una colonna sonora semplice ma irresistibile, capace di entrare sottopelle nel modo migliore.
Tirando le somme su Patapon 1+2 Replay
Patapon 1+2 Replay è un ritorno tanto discreto quanto importante. Non parliamo di una remaster che stravolge le basi o reinventa la serie, ma si limita a riproporla con rispetto e attenzione, aggiungendo miglioramenti mirati che rendono l’esperienza più fluida e moderna. E va bene così, perché quel progetto originale, oggi come allora, funziona. Il suo mix di strategia e ritmo è ancora fresco, ancora divertente, e Patapon 2 in particolare brilla come il punto più alto dell’intera serie.
Questa collection è l’equivalente videoludico del "comfort food": qualcosa di familiare, soddisfacente e capace di darti sempre un buon motivo per riprovare. Se ami i giochi ritmici, la strategia, o semplicemente cerchi qualcosa di diverso dai soliti titoli tripla A, Patapon 1+2 Replay è un’esperienza che merita il tuo tempo. È il modo migliore per riscoprire — o scoprire per la prima volta — due piccole gemme che, a distanza di anni, riescono ancora a lasciare un segno. E probabilmente anche un motivetto nella testa: “Pata, Pata, Pata, Pon…”